E’ appena rientrato dal viaggio negli Stati Uniti, deve far fronte alla crisi aperta dal caso Guidi, ma Matteo Renzi si lancia subito in un affondo destinato a provocare polemiche parlando alla scuola di formazione politica del Pd: “Quando in un paese c’è la disoccupazione giovanile al 39 per cento, vuol dire che abbiamo bisogno di creare lavoro.
In questo paese si è detto che c’era un disegno squallido contro i lavoratori, ma io penso che in questo paese abbia fatto più Marchionne, più alcuni imprenditori, che certi sindacalisti. Io sto con Marchionne”. E ancora: “Chi è di sinistra crede negli investimenti come, e sto provocando, chi è di sinistra crea lavoro”.
Quanto all’inchiesta su petrolio e appalti, dice: “Chi ruba lo decidono le sentenze, e noi siamo perchè ci siano le sentenze e perchè i magistrati lavorino, ma quando si fa di tutto perchè la si butti in rissa, quando uno scrive che siamo tutti complici, tutti collusi e con le mani sporche di denaro e petrolio, chi dice questo ne risponde nelle sedi opportune”. Da qui un attacco ai Cinque Stelle: “Il tesoriere Pd ha querelato Beppe Grillo. Abbiamo detto che ogni tipo di soldi che dovessero arrivare non sarà per le casse del partito centrale, ma sarà per i militanti, quelli che fanno le feste dell’Unità, i volontari, che non si meritano di sentirsi dire che stanno in un partito di disonesti. Quando uno scrive che siamo tutti collusi, complici e con le mani sporche di petrolio ne risponde nelle sedi opportune”.
Poi affronta un altro nodo caldo in queste ore, quello del referendum sulle trivelle, di cui dovrà occuparsi tra l’altro la direzione del partito lunedì prossimo: “Si può discutere sul non fare impianti entro le 12 miglia, ma credo sia giusto dove ci sono questi impianti mantenerli in funzione”. E sulla Libia, dove nelle ultime ore sembra essersi rafforzato il ruolo del premier appoggiato dall’Onu, Serraj: “Il passettino in avanti fatto in Libia è tanta roba, per mesi ci hanno fatto credere che dovevamo bombardare in Libia, una follia, noi abbiamo tenuto dritta la barra e oggi il tentativo delle Nazioni Unite di creare un governo ha fatto un passettino in avanti”.
Infine passa a un nuovo attacco nei confronti della linea dell’Ue sull’economia: “L’Europa non puo essere soltanto austerity, austerity, austerity, altrimenti smette di crescere, crescono un paio di paesi che stanno bene di loro ma crescono anche le disuguaglianze”, “noi stiamo cercando di portare una linea politica economica diversa”.
Repubblica – 2 aprile 2016