Nel Pdl le chiamano le Estremiste. «Stanno tutto il tempo annoiate a schiacciare il bottone e come Biancaneve si svegliano solo quando si parla di viventi pelosi», le descrive una collega di partito. Non bastavano la Minetti, l’ennesimo scivolone di Alfano, l’agitazione tra gli ex An e il caos del partito di Berlusconi – aggregazione della quale si può dire ormai con certezza solo il nome del proprietario. Tra sedizioni liberali, capre espiatorie e serpi in seno, c’è chi prova a sopravvivere così. Occupandosi di miao e bau. Michela Vittoria Brambilla, Fiorella Ceccacci Rubino, Gabriella Giammanco, Manuela Repetti, Barbara Mannucci, più di rado Elvira Savino e altre. Le donne del Pdl che amano gli animali e che, nello squagliarsi d’ogni precedente certezza politica, tengono ben ferma una prospettiva.
Cioè infilarsi in quella “lista animalista” che – tra le tante “civiche” escogitate a Palazzo Grazioli – appare un’ipotesi concretizzabile. Se non altro perché (scrive “il Foglio”) «il bassotto unisce più del semipresidenzialismo» e mercato ci sarebbe.
«Venticinque milioni di italiani posseggono un cane o un gatto», sogna nel Pdl chi ha studiato la pratica, immaginando di mettere le zampe sui potenziali elettori. A costoro (legge elettorale permettendo) dovrebbero rivolgersi le parlamentari animaliste non di primissimo pelo (ci sono invero anche taluni uomini, non altrettanto piacenti e comunque condannati alla seconda fila) che dei quadrupedi hanno fatto la battaglia di una legislatura, al punto fra l’altro da costituire il “gruppo parlamentare Diritti degli animali Pdl” («e animali nel partito ne abbiamo tanti, in effetti»).
Il ruolo dell’ape regina appartiene di diritto alla rossa Brambilla, che sta spesso appollaiata e attiva sui gradini del cortile di Montecitorio. Instancabile, l’ex ministro del Turismo: fondatrice di federazioni e leghe per la difesa di animali e ambiente, direttore del giornale on line “nelcuore.org”, si mostra anche su Facebook abbracciata all’asinello Ugo (ne ha due), i cani Carlotta, Milou e Tino (ne possiede sedici), fa sapere di convivere con trentaquattro gatti, sette capre, tre cavalli, tre galline, due daini e duecentocinquanta piccioni (la contabilità, come si vede, è precisa), da ultimo ha gioito per aver salvato «cinque levrieri a pelo raso» e fatto infuriare pure i suoi chiedendo lo stop ai contributi pubblici alle associazioni venatorie.
Con lei c’è Fiorella Ceccacci Rubino, l’ex attrice di Latina, già poliedrica interprete cine-teatrale (da Albertazzi a Tinto Brass), altrettanto combattiva: «Chiedo al ministro delle Politiche agricole di attivarsi immediatamente» perché anche l’Italia si doti di «gabbie alternative che garantiscano un livello minimo di protezione per le galline ovaiole», ha ringhiato pochi giorni fa. Lei, portavoce del gruppo animalista Pdl, stupisce per la veemenza: «Comprendo le urgenze e la mole di lavoro, ma la norma che vieterebbe la vivisezione è attesa dal 90 per cento degli italiani», ha chiarito, poco dopo aver bacchettato Alemanno sulle botticelle: «Ho personalmente constatato che a Roma i vetturini fanno circolare i cavalli anche con temperature di 35 gradi».
Battaglie scomodissime, come si vede. Se ne è fatto alfiere anche Sandro Bondi, che da ministro sfidò le critiche portando sul Frecciarossa Grisbì, l’amato cagnolino della promessa sposa («estremista» anche lei) Manuela Repetti. Battaglie d’avanguardia, ma necessarie. «Perché gli animali sono esseri senzienti, e non hanno rappresentanti in Parlamento», spiega democratica e compunta Gabriella Giammanco, orgogliosissima d’aver introdotto nel Codice della strada multe per quei pirati che non soccorrono gli animali investiti («che spesso non muoiono neanche sul colpo»). La tematica, del resto, viene trattata non solo da lei con i toni gravi degli argomenti più caldi: l’animosità che scaldò il dibattito sul «taglio della coda» nei cani da caccia alla Camera, è stata a tratti persino superiore a quella sul ddl intercettazioni, per dire. Resta però il dubbio: Berlusconi condivide cotanta sensibilità al punto di farne un tassello del suo bouquet elettorale? Della gattina Miele che in passato si tenne sulla spalla anche durante le riunioni politiche non si ha più notizia. Ma nel Pdl assicurano: «Non solo le piante, gli piacciono anche gli animali. Tutto ciò che vive e respira, insomma».
L’Espresso – 21 luglio 2012