Procedimento disciplinare, richiesta di risarcimento danni e perfino il rischio di una risoluzione della convenzione, che di fatto è un «licenziamento». Le Usl veneziane, così come le altre in Veneto (su input della Regione), vanno all’attacco dei medici di medicina generale, ora che si avvicinano i primi giorni della clamorosa protesta, ormai passata con il nome di «sciopero della ricetta». A partire dal 19 settembre – e poi ancora il 20, il 26 e il 27, quindi il 10 e il 12 ottobre e così via fino a maggio, in tutto una trentina di giorni – le quattro sigle che rappresentano i medici di base (Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale) hanno deciso di protestare contro la Regione Veneto, rea di aver preso una serie di decisioni contro i loro interessi e quelli dell’utenza: dallo stop alle cosiddette medicine di gruppo alle falle sull’attivazione del piano socio-sanitario, dalla lentezza dei processi di informatizzazione al mancato rinnovo dell’accordo sulla presenza dei medici di famiglia nelle case di riposo e così via. Per una delle prime volte tutte le sigle sono compatte e oltre alle giornate di astensione vera e propria (saranno comunque garantite le prestazioni indispensabili, cioè le visite domiciliari urgenti, l’assistenza domiciliare e quella ai malati terminali) ci sarà anche, appunto, lo sciopero della ricetta: i medici, per sette giorni, rifiuteranno l’invio telematico dei documenti elettronici per farmaci e visite specialistiche.
Proprio su quest’ultimo aspetto si è aperta la bagarre tra i direttori generali Giuseppe Dal Ben (Usl 3 Serenissima) e Carlo Bramezza (Usl 4 del Veneto Orientale) e i medici. Dal Ben e Bramezza hanno scritto una lettera simile in cui sottolineano come il diritto di sciopero sia sacrosanto e come non intendano contestare nel merito i motivi, quanto invece la modalità che prevede di rifiutare singole prestazioni che in realtà sono dovute. «L’eventuale astensione da queste attività – scrivono i dg – è da considerare come inadempimento degli obblighi contrattuali da parte del singolo professionista, come tale rilevante sotto il profilo contrattuale e nei confronti dell’ordinamento». La ricetta elettronica non è facoltativa, ma è regolata da una serie di provvedimenti del governo, ed è per questo che i medici rischiano sanzioni fino alla risoluzione della convenzione, che di fatto li metterebbe fuori dal sistema sanitario pubblico. Di fronte a queste lettere i sindacati dei medici stanno già preparando la controffensiva e forse già oggi potrebbe esserci una presa di posizione, pare molto dura.
Sono giorni di tensione nel mondo sanitario veneziano e ieri a litigare sono stati anche i sindacati degli infermieri e degli operatori sanitari. Da oltre un mese è guerra aperta sull’«azienda zero», la nuova struttura che dovrebbe gestire gare e contratti (ma non solo) per tutta la regione. La Cgil contesta gli accordi firmati da Cisl e Uil sul futuro dell’azienda zero, e a livello veneziano chiede all’Usl 3 di non applicare i protocolli regionali. Solo a Venezia, secondo la Cgil, i lavoratori perderebbero 411 mila euro e su questo presupposto sono state raccolte oltre 1500 firme per bloccare tutto. Inoltre c’è timore per la perdita di 29 lavoratori, che verranno trasferiti alla nuova struttura, dopo che già negli ultimi sette anni c’è stata una riduzione di oltre trecento unità. Cisl e Uil difendono invece la scelta di firmare. «Abbiamo evitato gli esuberi, la mobilità sarà volontaria – spiegano – Ci siamo presi la responsabilità di governare questo processo definito da norme di legge e non contrattabile». I due sindacati negano che ci saranno tagli, anzi ci saranno risorse in più.
A. Zo. – Il Corriere del Veneto – 7 settembre 2017