Caccia ai ricoveri inappropriati. La Regione ha messo sotto controllo i 106 interventi ad alto rischio di inappropriatezza se erogati, a costi molto più alti, in regime di ricovero ordinario invece che in Day-Hospital o in ambulatorio. L’elenco è nel Patto per la Salute e la mission dei Nuclei aziendali di controllo (presenti in ogni Usl) è proprio valutare la reale necessità di ricorrere alla degenza ordinaria, in considerazione delle condizioni del paziente, cioè quadro clinico, età, situazione sociale. Sotto la lente anche i ricoveri post intervento chirurgico fino a due notti, quelli medici della stessa durata e le degenze in area chirurgica ma senza operazione. «Nel Veneto l’indice è al 13,5%, per una spesa di 250 milioni di euro» ha rivelato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
«Non vorrei che il ministro intendesse abbassare la mobilità dei pazienti dei territori con i bilanci in rosso verso le virtuose Emilia, Toscana, Veneto, Lombardia e Umbria» avverte però l’assessore alla Sanità Coletto
Tra le prestazioni al vaglio il tunnel carpale, la tonsillectomia, interventi oculistici di vario genere (per esempio la cataratta), l’ernia inguinale o femorale, i traumi delle pelle, fratture, distorsioni e lussazioni, disturbi gastrointestinali. Il problema dell’appropriatezza è tornato alla ribalta dopo l’intervento di giovedì scorso a «Porta a Porta» del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha dichiarato: «La legge di stabilità non ha previsto tagli alla sanità, però praticati prima: negli ultimi sei anni il Fondo nazionale di settore ha perso 22 miliardi di euro (l’8% è la percentuale sottratta al Veneto, ndr). Perciò ora, per recuperarne almeno 11, bisogna razionalizzare. Partendo dalla lotta a sprechi e inappropriatezza».
Annuncio incorniciato dalla percentuale dei ricoveri inappropriati e relativo costo calcolati regione per regione. «Nel Veneto l’indice è al 13,5%, per una spesa di 250 milioni di euro», ha rivelato la Lorenzin, dal cui prospetto emerge comunque che la nostra regione è una di quelle messe meglio. Anche se il dossier a tema fornito da Palazzo Balbi evidenzia una percentuale diversa, del 19%, perchè esamina l’andamento relativamente a tutte le 106 fattispecie indicate e non solo al 50% e inoltre trae la media tra la performances del pubblico e del privato. E così dei 555.315 ricoveri ordinari totali risultano potenzialmente inappropriati 18.905 nel privato (su 81.491) e 88.912 nel pubblico (su 473.824), per un totale di 107.817. «In Veneto da tempo certe prestazioni vengono garantite non più solo in regime di ricovero ma anche ambulatoriale — spiega Domenico Mantoan, segretario della Sanità — e quindi è difficile il confronto con le regioni che invece continuano a erogarle esclusivamente con la degenza. Per esempio noi assicuriamo in ambulatorio il 97% della chemioterapie, benchè l’indicazione ministeriale sia di corrisponderne il 74% in Day-Hospital. Insomma, siamo più avanti». Lo testimonia un altro dato: il Veneto vanta il più basso indice di ricoveri in Day-Hospital con finalità diagnostica: 22%, contro il 46% della Liguria e il 41% della Basilicata, per esempio.
«Non vorrei che il ministro Lorenzin suggerisse di tagliare i ricoveri perchè decisa ad abbassare la mobilità dei pazienti dei territori con i bilanci in rosso verso le virtuose Emilia, Toscana, Veneto, Lombardia e Umbria — avverte l’assessore alla Sanità, Luca Coletto —. Se così fosse, ancora una volta si andrebbero a pescare dalle giunte con i conti a posto e l’eccellenza negli ospedali le risorse per alimentare i piani di rientro di chi invece ha sperperato e sprecato. E non è corretto». A proposito di eccellenza, ieri Coletto si è sottoposto a screening alla mano nell’ambulatorio mobile allestito davanti al Comune di Padova dall’Associazione malati reumatici del Veneto, in occasione della «Giornata mondiale del malato reumatico». In un’ora gli specialisti dell’Azienda ospedaliera cittadina hanno visitato 60 passanti, prescrivendo altri accertamenti all’8%. Il 17% dei veneti soffre di una malattia reumatica ma anche se il miglior contrasto è la prevenzione, l’85% della popolazione si rivolge al medico solo quando insorgono dolori. «Una patologia reumatica può portare in dieci anni all’invalidità — dice Coletto — perciò meglio prevenire».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 24 ottobre 2013