Tempi d’attesa dimezzati per le prestazioni specialistiche, ospedali sempre più aperti di notte e di domenica, riduzione delle aziende provinciali sotto il coordinamento della «Zero». Il giorno dopo aver visto nero per il rischio di nuovi tagli da parte dello Stato, la giunta regionale dà un’altra pennellata di virtuosità alla sanità veneta, avviando formalmente in commissione l’iter per l’approvazione in consiglio delle due proposte di legge in materia presentate dal governatore Luca Zaia, con l’obiettivo di avviare la rivoluzione «già dal 1° gennaio 2016». Ma proprio l’insistenza sull’esemplarità del comparto a queste latitudini potrebbe costare al Veneto la perdita di una poltrona a Roma: quella dell’assessore Luca Coletto, finora coordinatore dei colleghi di tutta Italia, che con ogni probabilità verrà scalzato dall’omologo dell’Emilia Romagna (o della Toscana).
Dentro i Palazzi l’indiscrezione circola da ieri e sembra destinata a rafforzarsi, man mano che si avvicina la convocazione della Conferenza delle Regioni, fissata per domattina alle 10 dal presidente Sergio Chiamparino, che rimetterà il proprio mandato in considerazione della mutata geografia politica d’Italia uscita dalle urne del 31 maggio. È in questa cornice che si annuncia la decadenza di tutti gli incarichi in corso dal 2010, fra cui appunto quello di Coletto, che commenta: «Così è la politica, i rapporti di forza fra centrosinistra e centrodestra sono cambiati. Lascio con la consapevolezza di aver portato la voce dei colleghi in maniera corretta e responsabile, facendo il mio lavoro in modo collaborativo». Ma secondo gli esperti delle dietrologie romane, si tratterebbe in realtà di una punizione del governo di centrosinistra al Veneto, accusato di aver convinto Lombardia e Liguria a votare tutti e tre espressamente contro il taglio di 2,3 miliardi dal Piano sanitario, in sede di Conferenza Stato-Regioni. «Per quanto mi riguarda – taglia corto Coletto – la virtuosità continuerà ad essere un tema centrale, che peraltro non va semplicemente dichiarata ma attuata giorno per giorno».
È in quest’ottica che la giunta preme per un rapido via libera del consiglio ai progetti firmati da Zaia. «Potrebbero vedere la luce per settembre», stima Fabrizio Boron, presidente della commissione Sanità, che ha iniziato l’esame dei testi. Per quanto riguarda il contenimento delle liste d’attesa, la proposta include una revisione dei tempi massimi previsti per l’erogazione delle prestazioni ambulatoriali: non più 180 giorni, bensì 60 e 90 per gli esami e le visite ritenuti «programmabili» dal medico prescrittore (confermati 24 ore per la categoria «urgente», 10 giorni per i casi che necessitano di «breve attesa» e 30 giorni per la classe di priorità «differita»). Inoltre il progetto esclude il concetto di «chiusura delle agende di prenotazione», definisce le funzioni del Cup e stabilizza il prolungamento d’orario delle strutture sanitarie (fino alle 23 per almeno tre giorni alla settimana, dalle 8 alle 12 nei festivi). «Benissimo tutto quello che va nella direzione di tagliare le liste d’attesa – osserva il pd Claudio Sinigaglia – ma l’importante è fare investimenti adeguati nell’acquisto di macchinari e nell’assunzione di personale. Il fatto invece che la delibera non ponga nessuna norma finanziaria ci lascia molto perplessi».
Per ciò che attiene all’azienda «Zero» (pdl n.23), l’assessore Coletto ha sostenuto con forza le ragioni di un ente che centralizzi gli acquisti, la formazione del personale, l’accreditamento delle strutture e il monitoraggio dei costi standard per conto delle Usl provinciali, che dovranno ridursi a 7 (Dolomitica, Marca Trevigiana, Serenissima, Polesana, Euganea, Berica e Scaligera) e «a quel punto saranno libere di occuparsi al meglio dell’organizzazione delle prestazioni e dei servizi ai cittadini». Critica al riguardo è però la Fp Cgil, che con il segretario regionale Daniele Giordano spara una raffica di dubbi: «Dopo aver chiuso l’Agenzia regionale sanitaria che fu definita un carrozzone, se ne vuole creare un’altra? Chi vigilerà sulla struttura se gli unici organismi di controllo sono nominati dal direttore generale dell’Usl Zero? Quale funzione di controllo reale avrà la Quinta Commissione? Quali sono le reali garanzie di trasparenza e legalità nella gestione degli appalti?».
Da registrare infine da Roma la posizione del forzista Alberto Giorgetti, vicepresidente della commissione Finanze della Camera, a proposito della spending review sanitaria: «Occorre preservare le Regioni virtuose e, allo stesso tempo, andare a colpire le sacche di inefficienza che caratterizzano alcune realtà locali».
Il Corriere del Veneto – 29 luglio 2015