di Claudio Baccarin. II progetto di legge regionale 23 (griffato Zaia-Finco-Rizzotto), che prevede l’istituzione dell’Azienda Zero e l’individuazione di nuovi ambiti territoriali delle aziende Ulss, dedica ai primi cittadini un comma (il sesto) di ben quattro righe all’articolo 18, che norma le funzioni in materia di servizi sociali.
«I Presidenti delle Conferenze dei sindaci di cui alla legge regionale 14 settembre 1994, n. 56 – recita il testo del provvedimento, che la commissione Sanità ha cominciato ad esaminare nella seduta di martedì – costituiscono l’esecutivo dei Sindaci delle Aziende Ulss (a estensione provinciale, ndr), al fine di esercitare le funzioni di indirizzo e valutazione per tutto l’ambito delle Aziende Ulss di appartenenza». Insomma, la riforma delle Ulss, che dovrebbe partire il primo settembre, non assegna grandi spazi di manovra alle 579 fasce tricolori della nostra regione. Nel contempo, a dispetto del legislatore nazionale che punta a svuotare di funzioni gli enti intermedi, il livello territoriale provinciale viene ancora considerato quello ottimale.
«Il problema – argomenta Achille Variati, sindaco di Vicenza e presidente della Provincia berica – non è tanto come verranno articolate le nuove Ulss. Il problema è, piuttosto, capire come verrà aggiornato il ruolo svolto dalla Conferenza dei sindaci di quelle che resteranno, e lo sottolineo, Unità locali socio-sanitarie». Aggiunge Variati: «Non so se il legislatore regionale penso alla costituzione di maxi-assemblee dei sindaci. Non vorrei che, con questa riforma, s’intendesse dare il colpo di grazia alla presenza dei sindaci delle Ulss. Vorrei ricordare che il sindaco è e rimane autorità sanitaria locale, anche se già per qualcuno, sotto questo profilo, contiamo come il due di picche».
Per il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, va superata la politica del campanile a vantaggio di una visione regionale, se non nazionale. «L’Usl unica – ha dichiarato Massaro – non è un dogma. Dobbiamo puntare a una programmazione sanitaria provinciale unica, uno strumento attraverso il quale è possibile mantenere un modello policentrico e conservare i vari presidi ospedalieri. Ci sono poi ospedali – è sempre l’opinione del primo cittadino di Belluno – che hanno particolari vocazioni e potrebbero specializzarsi, evitando di fare tutto e, magari, con risultati scarsi».
Il vicepresidente della quinta commissione consiliare, Jacopo Berti, puntualizza che «la riduzione delle Usi si può fare in tempi brevi. Tuttavia l’Ulss provinciale non è un dogma, forse potremmo vararne anche una dozzina, tenendo conto di quelli che sono i bacini di utenza. Piuttosto, essendo l’Azienda Zero un unicum a livello nazionale, è meglio andarci con calma, cercando di capire bene se può essere utile ai veneti». Osserva Claudio Sinigaglia, consigliere del Partito Democratico: «Dall’accorpamento a livello provinciale avremmo Ulss, come quelle di Padova e di Verona, che gestiscono bilanci di un miliardo e mezzo l’anno. Insomma, occorre una riflessione che permetta d’individuare equilibri fra le varie realtà, dove i risultati di gestione appaiono ancora piuttosto disomogenei».
Il Mattino di Padova – 27 agosto 2015