Cena a palazzo Chigi. A tavola il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Con i titolari dei dicasteri dell’Economia e del Lavoro, Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti. Piatto forte dell’incontro, la messa a punto dei prossimi interventi in materia di lavoro. Il Jobs Act, certo. Ma anche la Garanzia giovani. Misura già definita nella sua cornice generale dal governo Letta. Ma ora da finalizzare in tempi brevissimi.
La Youth Guarantee mette sul piatto un miliardo e mezzo di euro tra 2014 e 2015 per aiutare gli under 25 a spasso a conquistare un’assunzione. Oppure uno stage. O, più in generale, un’opportunità per riqualificarsi. L’Italia ha un piano di attuazione della Garanzia giovani condiviso con l’Ue. Ora il punto è: il governo Renzi lo modificherà?
Poi c’è la questione dei fondi. Il miliardo e mezzo sul piatto è frutto di 530 milioni dell’Unione europea più 532 di risorse nazionali più 532 dal fondo sociale europeo. Il ministro del Lavoro uscente, Enrico Giovannini, era dell’idea di prendere i fondi Fse da quelli che oggi sono destinati alle Regioni. Ma le Regioni non ci stanno.
Nelle intenzioni del governo Letta le convenzioni con le Regioni avrebbero dovuto essere firmate tutte in contemporanea entro metà marzo. Poi sarebbe toccato a ciascun territorio attuare il proprio piano regionale.
La platea di riferimento — dicevamo — sono i giovani under 25 senza lavoro. Sia quelli in uscita dalle scuole sia quelli che sono già a spasso. Si potrebbe arrivare a un milione di persone. Si tratta quindi, per cominciare, di attrezzarsi per un milione di colloqui di orientamento. In Lombardia non saranno solo i centri per l’impiego pubblici a farsene carico ma anche le agenzie per il lavoro accreditate. Nelle altre Regioni se ne occuperanno i centri per l’impiego. Ma il collocamento pubblico va potenziato o no? Sì, secondo Carlo Dell’Aringa, economista, sottosegretario al Lavoro del governo Letta: «In giro per l’Italia ci sono centri che funzionano, vanno solo rafforzati». No, secondo le agenzie per il lavoro. Che ne contestano l’efficienza. Di certo il primo banco di prova sarà la capacità delle Regioni di farsi davvero carico di tutti coloro che si faranno avanti.
Ammesso che tutto vada per il suo verso con la presa in carico, nel giro di quattro mesi verranno prospettate ai giovani diverse strade: l’inserimento al lavoro per i più fortunati, uno stage, un contratto da apprendista, un corso di formazione, la possibilità di mettersi in proprio o il servizio civile.
Stage e servizio civile dovrebbero portare nelle tasche dei ragazzi circa 500 euro al mese. Aziende e cooperative sociali dovranno farsi carico di un onere di formazione di giovani senza esperienza. In cambio potranno contare sul loro lavoro gratuito. Le imprese che assumeranno ragazzi in apprendistato avranno ulteriori agevolazioni aggiuntive rispetto a quelle già concesse da questo contratto.
Prendiamo invece i ragazzi che andranno a fare un corso di formazione. In questo caso gli enti saranno pagati per una quota del 70-80% «a processo», per il solo fatto di avere garantito il corso, e per la parte restante «a risultato» e quindi verificando se dopo un certo periodo il ragazzo ha davvero trovato lavoro.
La partita della Garanzia giovani è interessante anche per le agenzie per il lavoro. Non a caso è stato già fissato una sorta di «tariffario» con i compensi per chi riesce a trovare stage, contratti a termine, assunzione. Più il soggetto è difficile da piazzare, più il compenso aumenterà.
Rita Querzé – Corriere della Sera – 4 marzo 2014