I segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl dicono poco ma fanno capire tanto: che hanno presentato nuove proposte «innovative» e che vogliono andare avanti fino in fondo. «Le trattative non si fanno sui giornali. Stiamo facendo una trattativa che deve proseguire, non è terminata» dicono insieme Camusso e Angeletti. E Bonanni: «Se il governo dovesse essere flessibile come ci è parso stamattina l’accordo è a portata di mano».
A far cambiare il clima, sarebbero state le nuove rassicurazioni sull’entità delle risorse per gli ammortizzatori sociali e i tempi di uscita dall’attuale assetto delle indennità di mobilità, allungati di nuovo al 2017 (e non più al 2015) per garantire i lavoratori colpiti dalla crisi: «ci si deve chiaramente collegare alla riforma della previdenza» ha detto il leader della Cisl, intervistato al Tg3. Anche le riflessioni sull’articolo 18, per il quale si prevederebbe una manutenzione «leggera», sarebbero state bene accolte: s’è ragionato sulla certezza dei tempi (più stretti) dei procedimenti giudiziari, della possibilità di affidare al giudice la scelta tra reintegro ed equo indennizzo, fermo restando che «non si toccano» i casi di licenziamenti discriminatori.

E oggi i sindacati si incontreranno per provare a stendere una proposta unitaria sulla «manutenzione soft» dell’articolo 18.
Insomma le parole choc sulla «paccata di miliardi» sfuggite al ministro due giorni fa sembrano superate. E la stessa Fornero, nel pomeriggio al Senato, conferma: «A me sembra realizzabile un accordo, io lavoro per questo e penso che lo potremmo fare già la prossima settimana». Nessuno sfoggio di ottimismo di maniera «sono conscia che ci sono problemi ma io sarei fiduciosa sul fatto che le parti capiscano che dare oggi significa fare uscire il Paese da una trappola che da 15 anni si manifesta con un tasso di bassa crescita o stasi in alcuni casi».
Se uno dei problemi superato è quello delle risorse per i nuovi ammortizzatori («ci sono e sono abbastanza per fare una buona riforma» ha detto Fornero) ne resta aperto un altro con le piccole imprese.

Per Rete imprese Italia il ridisegno dei contratti finora proposto non va bene perché introduce troppi oneri aggiuntivi su una base produttiva segnata dall recessione: «negli ultimi tre anni hanno chiuso 100mila imprese e sono scomparsi 300mila posti di lavoro – ha detto il presidente Marco Venturi – se la proposta sui contratti non cambia noi così non la firmiamo». Serve «forte attenzione alla coesione sociale», ha avvertito ieri il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera: «il disagio occupazionale è impressionante», tocca milioni di italiani, una «quota molto importante che oggi teme per il futuro».

Allo stato «nulla è blindato» per il Governo. «Le proposte di riforma sono pronte su 5 aspetti fondamentali: ordinamento dei contratti, ammortizzatori sociali, flessibilità in uscita, politiche attive, servizi per il lavoro» ha affermato Fornero ai senatori cui non ha concesso particolari sui contenuti della trattativa. Solo, ha aggiunto, le tre «intenzioni in più» che vorrebbe soddisfare confrontandosi con il Parlamento: le norme contro le «dimissioni in bianco, qualcosa sui disabili e qualche piccola misura che può riguardare il lavoro degli immigrati». Oggi Fornero tornerà a Palazzo Madama per riferire sulle prospettive occupazionali in Fiat mentre domani sarà a Bologna per le commemorazioni del decennale dell’assassinio di Marco Biagi. Ma la trattativa proseguirà in parallelo e senza stop fino alla settimana prossima, quando tutte le parti si incontreranno a palazzo Chigi con Mario Monti.