Giustizia civile anzitutto. Partirà da qui la riforma del governo, che l’altro ieri il premier Matteo Renzi ha «illustrato» al Capo dello Stato, confermandogli che il 29 agosto il Consiglio dei ministri approverà una prima tranche dei provvedimenti annunciati a fine giugno con le famose 12 «linee guida».
Da via Arenula fanno sapere che le 12 linee guida sono già state tradotte in altrettanti provvedimenti spediti a Palazzo Chigi e che, per quelli non ancora pubblicati in sintesi sul sito e tenuti fuori dagli incontri con maggioranza e opposizione, il confronto politico è fissato per il 20 agosto così da avere il tempo per eventuali correzioni in vista del Consiglio dei ministri del 29. E tuttavia, sembra difficile che in quell’occasione il governo vari l’intero pacchetto. Giorgio Napolitano ha raccomandato a Renzi di evitare misure «divisive», probabilmente con riferimento ai capitoli tuttora aperti proprio perché non è stata ancora trovata una soluzione il più possibile condivisa politicamente, e non solo. La riforma della prescrizione, quella del nuovo sistema elettorale del Csm, le intercettazioni e, forse, le stesse norme sulla «criminalità economica» (falso in bilancio e autoriciclaggio), seppure pronte da tempo immemorabile, potrebbero slittare. Insieme alla responsabilità disciplinare dei magistrati amministrativi e contabili, anche se ieri il ministero ha pubblicato sul sito scheda e relazione della riforma, che sostanzialmente si rifà allo schema attualmente in vigore per i magistrati ordinari.
Al momento, l’unica certezza è che si partirà con il civile, la «priorità» visto che abbiamo il fiato sul collo delle istituzioni europee. L’inefficienza del sistema è stimata in un punto di Pil, cioè quasi 16 miliardi di euro e la giustizia lenta e inefficace scoraggia gli investimenti stranieri. Come peraltro la corruzione, ma quest’ultima è, appunto, un tema «divisivo» per cui il governo potrebbe prendersi un supplemento di riflessione o scegliere un profilo basso.
Il pacchetto del civile o, più in generale, per l’efficienza della giustizia, comprende un disegno di legge delega e un decreto legge, per dimezzare in un anno l’arretrato o ridurlo del 30-40% grazie alla risoluzione delle controversie con giudizi abbreviati e semplificati con l’assistenza degli avvocati e non più davanti a un giudice. Sono previste anche sanzioni in caso di “abuso del processo”, il divorzio consensuale, il rafforzamento del Tribunale delle imprese e la nascita del Tribunale per la famiglia (con l’allargamento delle competenze dei Tribunali dei minori). Il ministero della Giustizia porterà a palazzo Chigi anche il ddl delega sulla geografia giudiziaria (si veda Il Sole 24 ore di ieri), che, se in linea con la riforma del 2012, dovrebbe razionalizzare ulteriormente le risorse esistenti (mediante tagli e accorpamenti anche delle Corti d’appello) e aumentare la specializzazione dei magistrati. Sempre che non diventi il cavallo di Troia per riesumare uffici già soppressi.
«La riforma della giustizia è un percorso già iniziato e andrà a compimento nel Consiglio dei ministri del 29 agosto» ha ribadito ieri Renzi aggiungendo che «le consultazioni stanno andando molto bene e il processo telematico civile ha ingranato e si incrementerà sempre di più». Dalle pagine del Corriere della Sera, poi, il ministro della Giustizia ha ricordato i risultati positivi del primo mese di applicazione dell’obbligatorietà del processo civile telematico (il risparmio è stimato in 40 milioni di euro annui). Il terreno è già stato ampiamente arato con gli avvocati, per cui la strada dovrebbe essere in discesa. Non altrettanto si può ancora dire per il penale (processo e prescrizione) e per la parte ordinamentale della riforma su cui l’Anm ha fatto alcune osservazioni critiche, compresa la responsabilità civile dei magistrati (in particolare sull’abolizione del filtro).
Intanto ieri il ministero ha pubblicato la scheda e la relazione sulla responsabilità disciplinare dei magistrati amministrativi e contabili. L’obiettivo, si legge, è estendere ad essi le regole sugli illeciti e le sanzioni già previste per i magistrati ordinari «a tutela della stessa credibilità della giurisdizione e dell’imparzialità di tutti i giudici». Gli strumenti per intervenire dovrebbero essere un ddl delega e un decreto: quest’ultimo per applicare subito illeciti e sanzioni e l’altro per riformare il procedimento disciplinare. L’istruttoria si svolgerà davanti a una commissione nominata ad hoc per ciascun procedimento, che riferisce gli esiti ai titolari dell’azione disciplinare: Presidente aggiunto del Consiglio di Stato per i magistrati amministrativi e Pg della Corte dei conti per quelli contabili; ma la titolarità è affidata anche al presidente del Consiglio.
Il Sole 24 Ore – 16 agosto 2014