La riforma della pubblica amministrazione approda lunedì in aula a Montecitorio. Si comincia con la discussione generale del disegno di legge. E non è esclusa la fiducia. Come ha detto lo stesso ministro della Pa, Mariana Madia: «Non si esclude mai nulla». Tuttavia, ha aggiunto, «in commissione non c’è stato un dibattito che fa pensare» di porre la questione. Tra le novità approvate dalla commissione, l’accorpamento della Forestale, il numero unico per le emergenze, la razionalizzazione delle Autorità portuali e la delega per la definizione del processo contabile. L’emendamento del relatore, Ernesto Carbone (Pd), sull’accorpamento della Forestale per la « razionalizzazione dei costi» è stato approvato dalla commissione, che ha dato il via libera anche al riordino di tutte le forze di polizia, dando spazio al merito nei percorsi di camera.
In questo modo i corpi di polizia si ridurrebbero dagli attuali cinque a quattro. Approvata anche «l’istituzione del numero unico europeo 112 (che sostituisce 113,118 e tutti gli altri per le emergenze) sull’intero territorio nazionale con centrali operative da realizzare in ambito regionale» secondo appositi protocolli di intesa.
Resta la possibilità di essere “mandati via” dalla Pa, ma bisognerà essere stati valutati negativamente. Tuttavia pur di non essere licenziato il dirigente pubblico potrà chiedere di essere “demansionato” a funzionario. Quanto al rinnovo degli incarichi, niente più automatismi: le proroghe dovranno essere giustificate da un giudizio positivo.
Tutti i cittadini avranno il diritto di accedere, anche via web, a documenti e dati della Pa. Questo è il principio, da promuovere perfino con sanzioni nei confronti delle amministrazioni inadempienti. Tuttavia restano dei paletti, per tutelare interessi pubblici e privati. Si apre inoltre al trasferimento del Pubblico registro automobilistico (Pra), retto dali’Aci, al ministero Infrastrutture e Trasporti, a cui fa già capo la Motorizzazione.
Nell’ottica della revisione della spesa anche il taglio per le intercettazioni (fino al 50%) e la sforbiciata sui tempi della burocrazia in caso di opere di interesse generale. Più certezze anche in caso di contenzioso, visto che viene regolato il processo contabile. Infine, fonti parlamentari danno per certa la cancellazione del contestato emendamento al ddl Pa che da la possibilità, per l’accesso ai concorsi pubblici, di far contare non solo il voto di laurea, ma anche l’Ateneo di provenienza (anche la commissione Cultura spinge per eliminare quelle che sarebbero barriere alla partecipazione).
Viene sancita l’importanza dell’inglese e di altre lingue straniere, la cui conoscenza dovrà sempre essere verificata. Si va poi verso un polo unico per le selezioni, una sorta di agenzia con il compito di gestire le prove, che saranno sempre più centralizzate. La riforma della pubblica amministrazione è una delle più attese dagli italiani. «Per far ripartire il Paese – sostiene il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi – sono più importanti la semplificazione normativo burocratica e una seria spending review della pubblica amministrazione. Queste sono le vere riforme veramente necessarie».
Pa. Madia “entro il 2015 tutti i ddl in Cdm. Il problema non sono i ‘fannulloni’ ma le troppe incertezze”
“Siamo impegnati portare in consiglio dei ministri tutti i decreti legislativi di riforma della pubblica amministrazione entro quest’anno, per cambiamenti che si dovranno implementare nel 2016 e nel 2017, in modo tale che i cittadini ne abbiano assorbito i cambiamenti entro il 2018, quando si tornerà a votare“: lo ha detto oggi pomeriggio a Spoleto il ministro Marianna Madia, che ha risposto a Paolo Mieli definendo la riforma della pubblica amministrazione italiana “una montagna da scalare”.
“E’ comunque una riforma fatta per 60 milioni di persone, non partendo dall’assunto, come fece il mio predecessore Renato Brunetta, dalla campagna contro i cosiddetti ‘fannulloni’ della pubblica amministrazione”, ha sottolineato Madia, secondo la quale “il vero problema, oggi e da anni, è quello dei ritardi e delle incertezze, che costringono singoli cittadini ed imprese ad un calvario tra un ufficio e l’altro che non comunicano tra loro. Serve invece certezza di regola e di tempi, che non significa, come qualcuno teme, autorizzare tutto, ma soltanto dire dei ‘sì’ e dei ‘no’ in tempi certi”.
L’Avvenire e affaritaliani.tribunapoliticaweb.it – 12 luglio 2015