Esodare i dirigenti della pubblica amministrazione. Una misura allo studio da parte del ministero della Funzione pubblica prevede la possibilità da parte di amministrazioni ed enti di risolvere «unilateralmente» il rapporto di lavoro dei dirigenti, vicini alla pensione (al massimo quattro anni), versando loro una prestazione di pari importo al trattamento pensionistico fino al giorno in cui avranno raggiunto i requisiti minimi per il trattamento di quiescienza. Si tratterebbe, insomma, di applicare, con tutti gli adattamenti del caso, il modello della riforma Fornero, finora utilizzata da alcune grandi aziende del settore privato, anche ai dipendenti statali con ruoli dirigenziali. In dettaglio, la proposta prevede che siano le amministrazioni pubbliche, sulla base di accordi con il dipartimento della Funzione pubblica, a chiudere il rapporto di lavoro.
A versare la cosiddetta prestazione sarà l’Inps dal momento della cessazione dal servizio fino alla maturazione dei requisiti per la pensione. Le amministrazioni, secondo quanto predisposto nella bozza, dovrebbero rimborsare annualmente l’ente di previdenza per gli oneri sostenuti. Esclusa la possibilità di svolgere, durante il periodo di percezione dell’assegno di accompagnamento, altre attività di consulenza o collaborazioni. Il vantaggio economico di un esodo dei dirigenti prossimi alla pensione è stimato in un risparmio medio di circa il 35%. La prestazione corrisposta sarebbe infatti inferiore rispetto allo stipendio, poiché potrebbe raggiungere al massimo l’80% dell’ultima busta paga.
I prossimi giorni serviranno ad affinare il provvedimento che dovrebbe essere recepito nel decreto sulla Riforma della Pa, ormai vicino all’approdo in Consiglio dei Ministri (previsto per il 13 giugno). Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, alle prese con la grana degli esodati rimasti all’asciutto nel settore privato potrebbe sollevare qualche riserva sull’intervento, che favorirebbe la staffetta generazionale ai vertici della Pa. Motivo per cui già oggi il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, dovrebbe sottoporre al premier, Matteo Renzi, il pacchetto di misure da inserire nel decreto atteso per il 13 giugno.
Ieri intanto il Consiglio dei Ministri ha approvato il rinvio del versamento della prima rata Tasi al 16 ottobre. Il premier ha inoltre informato il Consiglio circa la scelta di nominare l’ex presidente di Enel, Emilio Gnudi, come commissario straordinario dell’Ilva.
Andrea Ducci – Corriere della Sera – 7 giugno 2014