Oltre 466 milioni fino al 2018. Tanto costerà alle casse dello Stato, in termini di maggiore spesa pensionistica e di Tfs da liquidare ai dipendenti pubblici, l’operazione “ricambio generazionale” nella pubblica amministrazione messa in moto dal dl Pa firmato ieri dal Capo dello Stato.
La copertura sarà garantita quasi in toto da un innalzamento della dote attesa dalla prima fase di spending review del piano Cottarelli che è scattata con l’ultima legge di stabilità: l’asticella dei tagli di spesa sale nel 2015 di 75,2 milioni, nel 2016 di 113,4 milioni, nel 2017 di 123,2 milioni e nel 2018 di 152,9 milioni. A definire il quadro contabile della riforma targata Renzi-Madia è la relazione tecnica messa a punto dalla Ragioneria generale dello Stato. Nel documento si fa anche notare come molte misure siano di carattere ordinamentale (dal commissariamento di Formez Pa all’unificazione delle scuole di formazione). E quindi, di fatto, non necessariamente veicolabili con un provvedimento urgente. Per i tecnici sono di difficile quantificazione anche i risparmi che potranno essere «verificati solo a consuntivo».
Dalla relazione della Ragioneria emerge poi che dai dati 2012 risultavano in corso nella Pa circa 1.200 trattenimenti in servizio di cui quasi «660 relativi al comparto della magistratura». In poco poco più di 10,1 milioni sono quantificati i risparmi annui “lordi” ipotizzati nel settore della scuola per effetto della stretta (riduzione del 50% dal 1? settembre) sui distacchi sindacali che, nel comparto, dovrebbero interessare circa 340 soggetti tra supplenti e personale Ata (secondo il contratto di categoria la scuola può avere 681 distacchi). Con la soppressione dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici potranno essere recuperati circa 1,5 milioni l’anno e «ulteriori risparmi – si legge nella relazione tecnica – scaturiranno a regime». Sempre il prossimo anno scatterà la riduzione del diritto annuale dovuto alle Camere di commercio: dal 2015, quindi, il risparmio per le imprese viene quantificato in circa 400 milioni (il gettito 2012 del diritto camerale ammonta a circa 800 milioni).
Il riordino del sistema delle Authority indipendenti produrrà in partenza un maggior onere per 480mila euro annui, tutto a carico del bilancio della Consob che vede risalire da 3 a 5 il numero dei commissari. Ma la stretta di almeno il 20% su costo del personale (trattamento economico accessorio), consulenze e organi collegiali garantirà risparmi «quantificabili a consuntivo».
Per incentivare poi la mobilità dei dipendenti pubblici nasce un fondo con una dotazione di 15 milioni per il 2014 e di 30 milioni dal 2015. Queste somme saranno coperte pescando, in parte, dal fondo Prodi (Finanziaria 2008) per la stabilizzazione dei precari nella Pa, e per un’altra fetta, dal fondo per incentivare gli esodi e la mobilità con una parte dei proventi della lotta all’evasione e al lavoro irregolare (decreto legge 262 del 2006) e dalle risorse per ulteriori assunzioni nella Pa (Finanziaria 2007). «A consuntivo» potranno essere calcolate le economie derivanti dalla sforbiciata (dal 75% al 10%) degli onorari per gli avvocati dello Stato e degli altri enti pubblici.