L’Usl Pedemontana, che sulla carta nascerebbe dalla fusione delle aziende sanitarie 3 (Bassanese) e 4 (Alto vicentino) è un’esigenza e una necessità e se il progetto sarà messo in discussione, i sindaci dei 60 Comuni dell’area sono pronti a scendere in campo per difenderlo. Lo sostengono i presidenti delle due Conferenze dei sindaci dei territori interessati, Riccardo Poletto di Bassano e Robertino Capozzo di Lugo, che lanciano un appello ai consiglieri regionali alle prese con il riordino dei confini delle Usl venete.
A Venezia stringono i tempi per varare i nuovi assetti socio-sanitari territoriali, mentre si alzano i toni del dibattito politico tra chi vorrebbe garantire alla Pedemontana vicentina un’azienda sanitaria, indipendente da quella del capoluogo provinciale, e chi ritiene che lo stesso criterio vada applicato anche sulle altre province venete dove invece è prevista una sola Usl ad eccezione della veneziana Veneto orientale. Un nodo, questo, su cui il consiglio regionale si è spaccato.In questa fase cruciale della discussione, i due sindaci invitano i consiglieri veneti a non fare un passo indietro sulla proposta presentata loro un anno fa e che ha trovato fin da subito l’appoggio di gran parte della Lega Nord: «Il progetto nasce non solo per continuità geografica dei due territori: con i suoi 370mila abitanti rientra nel bacino ottimale indicato dalla legge regionale 23/12 e la Pedemontana è un’area con caratteristiche e peculiarità ben definite». Scorrendo i numeri, la nuova azienda avrebbe circa 950 posti letto nelle strutture ospedaliere dove si effettuano 39mila ricoveri l’anno e più di 4milioni 620mila prestazioni.
«La riforma deve seguire criteri oggettivi, non soggettivi – ribatte il sindaco di Verona Fabio Tosi, i cui consiglieri regionali non sono d’accordo con la proposta della Pedemontana vicentina – Non ci si inventa una nuova Usl così. Si devono seguire dei parametri e ci dev’essere un motivo valido per chiederla. Bassano mi sembra che punti sempre ad una sua autonomia. Anche Verona ne vorrebbe due, come Treviso e le altre province venete».
Ma Poletto ricorda che Bassano è, per dimensioni, l’ottava città veneta e ha già perso diversi servizi per la comunità.
«Nulla toglie che il territorio della prevista Usl Pedemontana possa allargarsi; ad esempio, all’Alta Padovana – dice il sindaco – non se sarei contrario. O che in Regione prevedano due aziende sanitarie per provincia». Sulla questione, anche il consigliere del Pd Stefano Fracasso chiarisce la propria posizione. «Nessuno sta facendo la guerra all’Usl di Bassano– precisa – Chiediamo però alla Regione di adottare criteri omogenei in tutte le province. Il principio del bacino ottimale seguito per il Bassanese va benissimo, ma lo si estenda anche nel Veronese, nel Padovano e nel Trevigiano, dove altre Conferenze dei sindaci lo hanno chiesto. Per dare a tutti i veneti le stesse risposte alla domanda di salute».
Chiamato più volte in causa per aver sostenuto il modello Bassanese, il capogruppo della Lega in consiglio regionale, Nicola Finco, minaccia ancora di dimettersi nel caso in cui sia eliminata l’Usl Pedemontana.
Raffaella Forin – Il Corriere del Veneto – 7 settembre 2016