Niente, neppure il vertice tra il governatore Luca Zaia e i capigruppo della sua lista e della Lega, Silvia Rizzotto e Nicola Finco, è riuscito nell’impresa di sbloccare l’impasse venutasi a creare in consiglio regionale sulla riforma della sanità. Chi l’ha visto e ci ha parlato, racconta di uno Zaia a dir poco contrariato: dopo tre mesi di estenuante confronto, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva si attendeva di trovare a Palazzo Ferro Fini un clima ben diverso da quello registrato questa settimana (per inciso: ieri si è celebrata la ventunesima seduta consecutiva sull’argomento). Sostanzialmente, non se ne esce. La maggioranza incolpa l’opposizione di fare ostruzionismo, sfruttando la wild card chiesta dal Pd e concessa dal regolamento che permette per una sola volta nell’arco della legislatura di non sottostare al contingentamento dei tempi, ma ormai sono gli stessi consiglieri zaian-leghisti, al riparo da dichiarazioni ufficiali, a riconoscere che il nodo irrisolto è tutto interno.
E che l’asse Pd-Cinque Stelle-Tosiani ha soltanto fatto il suo mestiere, individuando la leva in grado di scassare il fronte avverso. Archiviata l’Azienda Zero, su cui resta da approvare soltanto l’articolo 1, quello di principio, il punto del contendere si è spostato com’è noto sul numero delle Usl, individuato in prima battuta in 7, una per provincia, e poi allargato a 9, con l’aggiunta di Bassano (la “capitale” della Pedemontana) e del Veneto Orientale (che comprende le spiagge e deve reggere l’urto dei turisti).
L’opposizione non ci sta, sostiene che si tratta solo di una spartizione politica (il capogruppo della Lega, Nicola Finco, è di Bassano; il vice presidente della giunta, Gianluca Forcolin, è di Musile) e chiede criteri omogenei per tutte le Usl, siano essi il bacino provinciale, il numero di abitanti o il “tematismo” (ad esempio mare, lago, montagna). I tosiani, in particolare, premono per la creazione dell’Usl del Garda, ipotesi categoricamente esclusa dall’assessore alla Sanità Luca Coletto.
Nel frattempo, raccontano a Palazzo che Rizzotto e il presidente della commissione Sanità Fabrizio Boron avrebbero aperto all’ipotesi di tornare alle 7 Usl provinciali originarie. Finco ha risposto minacciando di dimettersi dal ruolo di capogruppo. E l’intervento di Zaia non ha cambiato il quadro.
Risultato: altra seduta a vuoto, consiglio sospeso per buona parte della giornata e infine rinviato addirittura a mercoledì, nella speranza che per allora la maggioranza riesca a trovare la quadra. Intanto la minoranza cannoneggia: «La Lega è una barca alla deriva – scrivono i consiglieri del Pd – i lavori sono bloccati perché non sanno cosa fare. Zaia e i suoi si sono riuniti in conclave a discutere ma la fumata bianca non s’è vista e il governatore se n’è andato con le pive nel sacco, lasciando i consiglieri leghisti in balia dei loro dissidi. Alla faccia di chi sostiene che sia l’opposizione a rallentare le operazioni in aula facendo ostruzionismo». Rincarano i «tosiani»: «Finco minaccia di dimettersi nel caso in cui sia eliminata l’Usl Pedemontana – attacca Giovanna Negro -. Ma se è stato il consigliere della stessa maggioranza Valdegamberi a dire che se c’è un’azienda sanitaria che può essere rivista è proprio quella Pedemontana? Non si usi la minoranza come pretesto per coprire dissidi interni alla maggioranza». (Il Corriere del Veneto)
Dal conclave leghista sono spuntate 9 Ulss
«Le Uiss venete scenderanno da 21 a 9, è la nostra decisione, abbiamo vinto le elezioni e abbiamo il diritto-dovere di governare». Alle cinque della sera, dopo ore di discussioni a porte chiuse, Luca Zaia suggella così il conclave leghista dedicato alla tormentata riforma del sistema del welfare. Un’unità sanitaria per ciascuna delle sette province – con maxi aziende a Padova, Treviso e Verona – più le due benevole “eccezioni” riservate alla Pedemontana bassanese e al litorale del Veneto orientale tanto cari ai proconsoli del Carroccio. Un confronto acceso e a tratti polemico, quello tra i consiglieri leghisti, che ha scandito l’intera giornata paralizzando i lavori dell’assemblea, rinviati a mercoledì. Le 7 Ulss su base provinciale previste dal programma elettorale zaiano non hanno retto alle pressioni delle lobby territoriali: con il capogruppo Nicola Finco irriducibile nel difendere l’opzione di Bassano al punto da ventilare le dimissioni dall’incarico; con i consiglieri di San Dona, Portogruaro e Jesolo altrettanto fermi nella difesa dell’enclave elettorale. Le tre opzioni contemplate dall’opposizione 7 senza eccezioni; 10 comprendendo anche l’unità del Garda in nome delle specificità turistiche; 12 con raddoppio nelle cinque province maggiori – sono state via via escluse; in particolare, sulla proposta gardigiana è calato il veto dell’assessore (veronese) Luca Coletto: «Sarebbe un regalo a Flavio Tosi». Muto e sornione il direttore della sanità, Domenico Mantoan. Si profila cosi un nuovo scontro in consiglio, con l’opposizione pronta a sfornare migliaia di emendamenti. «La Lega è una barca alla deriva priva di ogni rotta», è l’accusa di Pd, tosiani e M5S; «L’ostruzionismo irresponsabile della minoranza rischia di bloccare il bilancio e gli investimenti attesi dal territorio», replica il vicepresidente Gianluca Forcolin. E via punzecchiando. (Il Mattino di Padova)
2 settembre 2016