Clodovaldo Ruffato, ex presidente Ned del Consiglio regionale, ora responsabile dell’associazione “Realtà Veneta”, boccia l’idea della cosiddetta “Azienda zero” in sanità proposta dal governatore “Zaffa. «Trasferire in mano ad una persona oltre 8,5 milioni, il 75% del bilancio regionale, va contro lo Statuto e gli indirizzi nazionali, che attribuiscono i poteri di programmazione e controllo in capo al Consiglio regionale. Ne uscirebbe sfalsata l’impostazione dell’intera sanità».
Il recente maxi emendamento della maggioranza ha cambiato le cose?
Anche adesso si va incontro ad una riforma buttata là, alla cieca. Il piano socio-sanitario approvato nel 2012 non è ancora attuato del tutto, così come non è finita l’applicazione delle schede sanitarie. E si passa sopra ad alcuni parametri, come la dimensione delle Ulss, legate ad una popolazione di 200-300 mila abitanti. La nuova norma stravolge tutto.
La colpa principale della proposta?
Sono state fatte proiezioni, raffronti tra quel che vige ora e il futuro? Ritengo che la salute dei veneti sia più importante di qualsiasi slogan elettorale o politico. E questa riforma viene ad incidere profondamente e prima di tutto sulla salute di 5 milioni di persone. A partire dal presidente Zaia, tutti diciamo, e io lo condivido, che la sanità del Veneto è la migliore d’Italia e tutti ce la invidiano. Perché rompere un giocattolo che funziona senza sapere dove si va a parare? Bisogna studiare, avere piena nozione di causa sugli effetti della riforma e solo allora varare la nuova legge. C’è stata troppa fretta nel fare in 2 mesi una riforma epocale, solo perché a fine anno scadono i direttori.
Tra le novità del maxi emendamento, c’è la creazione dell’area Sanità-sociale in Regione.
Gli emendamenti correttivi recepiscono alcune osservazioni della Conferenza dei sindaci, ma mm chiedo: chi paga il sociale? Così lo si scarica nuovamente sui Comuni, che non hanno neanche le lacrime per piangere. Se riforma deve essere, non sia un salto nel buio. E poi abbiamo sempre predicato il federalismo per garantire la voce del territorio. Ma questa è una riforma neo-centralista. Non possiamo combattere contro le riforme di Renzi e poi fare l’esatto contrario. Cominciamo piuttosto ad applicare i costi standard in Veneto, dove ci sono province che hanno visto chiudere ospedali e altre che li hanno tutti, come quella che esprime da anni l’assessore regionale alla sanità, che ha difeso il campanile.
C’è chi afferma che la riforma mostra chiaramente la rottura tra assessore Coletto e direttore generale della sanità Mantoan: che ne pensa?
Che, in queste faccende, a volte a pensar male ci si azzecca. Altro punto chele sta particolarmente a cuore: i tagli al sociale. Uri altra eccellenza che ci copiano tutti: non vorrei che ora i vantaggi restino solo alle altre Regioni. Perché, facendo così, il Veneto perde la leadership nazionale nel settore. È troppo semplice tagliare indiscriminatamente solo in alcuni settori e non in altri, indicando come scusa i tagli a livello nazionale.
Alberto Minazzi – Il Giornale di Vicenza -12 novembre