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Riforme, prossime tappe il Fisco e la Pa. L’azione di governo sembra uscire rafforzata dal voto. Restano i nodi «Italicum» assetto istituzionale

Per Matteo Renzi gli esami non finiscono mai. Superato con slancio il test delle europee, per il premier è già ora di rimettersi al lavoro sui dossier interni. Che, anche a causa dello standby imposto all’attività di governo nelle ultime settimane di campagna elettorale, si annunciano corposi. Il primo atto potrebbe esserci già giovedì con il varo in Consiglio dei ministri di alcuni decreti attuativi della delega fiscale. Almeno stando alla road map renziana che vede in maggio il mese consacrato alla riforma del fisco.

Se così fosse, i contribuenti potrebbero assistere già questa settimana alla nascita di una delle creature che più sta a cuore all’ex sindaco di Firenze: il 730 precompilato. Magari in abbinata alla tanto attesa riforma del catasto. E più o meno nelle stesse ore la Camera deciderà sulla sorte del bonus Irpef da 80 euro che potrebbe essere ampliato già durante il suo primo passaggio parlamentare. Fermo restando che la battaglia più importante si giocherà dopo l’estate quando, con la legge di stabilità, andranno resi strutturali gli 80 euro in più in busta paga.

Se possibile l’agenda di giugno si presenta ancora più fitta. Sia per il possibile varo del primo decreto crescita del nuovo esecutivo, incentrato sul taglio della bolletta energetica e sull’irrobustimento dell’Ace per incentivare gli aumenti di capitale, sia perché dovrebbe terminare la consultazione pubblica sulla riforma della Pa. È fissato al 13 giugno il Cdm per il via libera al disegno di legge delega per l’istituzione del ruolo unico della dirigenza (magari esteso in un secondo momento a regioni e Ssn), l’abolizione del trattenimento in servizio che garantirebbe una staffetta generazione a favore di 10mila giovani, l’introduzione della mobilità obbligatoria.

In contemporanea un’altra partita importante si giocherà invece al Senato sulle riforme istituzionali: riduzione dei parlamentari, nascita del Senato delle autonomie non elettivo, riforma del titolo V, soppressione del Cnel. Nelle intenzioni del presidente del Consiglio il via libera dell’aula di Palazzo Madama dovrebbe arrivare intorno al 10 giugno. Affinché ciò accada è necessario che Forza Italia metabolizzi il risultato di ieri e decida se appoggiare comunque la riforma renziana. Un discorso che vale ancora di più per l’Italicum, che Fi ha contribuito ad approvare alla Camera nei mesi scorsi. In discussione c’è soprattutto la soglia del 37% sotto la quale si va al ballottaggio, che ora potrebbe risultare irraggiungibile per il centrodestra, vecchio o nuovo che sia. Da qui il possibile ripensamento dei forzisti a favore di un rafforzamento del proporzionale senza doppio turno.

Sempre a giugno è attesa la riforma della giustizia. Con un nuovo scenario che si profila all’orizzonte, almeno per quella penale. L’arretramento di Forza Italia, abbinato alla conferma del M5S, potrebbe ora consentire la nascita di un asse trasversale per la reintroduzione del reato di autoriciclaggio e per l’inasprimento delle pene per il falso in bilancio. Con buona pace delle riserve di Angelino Alfano e dei suoi. selezione delle competenze e copertura dei fabbisogni molto ben definiti per ogni amministrazione. Senza dimenticare la mobilità volontaria e obbligatoria. La nuova politica del personale pubblico prevede poi una riforma della dirigenza, con il ritorno al ruolo unico e il superamento delle fasce: massima mobilità anche per i dirigenti i cui contratti sarebbero rigorosamente a termine e per i quali è prevista la licenziabilità. Uno degli ostacoli maggiori da affrontare sarà quello di estendere i nuovi principi a tutta l’unificazione delle comunicazioni alle pubbliche amministrazioni per i medesimi eventi, la promozione delle comunicazioni per via telematica e l’abolizione della tenuta di documenti cartacei. Si introduce, in via sperimentale, un nuovo contratto di inserimento con tutele crescenti e il compenso orario minimo, applicabile a tutti i rapporti subordinati, previa consultazione con le parti sociali. Sugli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione non verrà più concessa in caso di e tagli alla spesa, ma solo fino al 31 dicembre. Per rendere strutturale il bonus, occorrerà reperire almeno 10 miliardi attraverso un contestuale intervento sulla spesa corrente. Cifra che pare destinata a lievitare, qualora si intenda estendere il bonus alle categorie finora escluse, a partire dagli esodati. Poi vi è da affrontare il capitolo dei nuovi, possibili interventi di riduzione dell’Irap, dopo il primo taglio del 10% disposto con il decreto Irpef all’esame del Senato. Misura che – stando a quanto costituzionale quanto l’Italicum. La legge elettorale frutto del patto del Nazareno prevede infatti il ballottaggio nazionale tra le prime due coalizioni se nessuno raggiunge il 37%. Con Fi terzo partito (dietro il Pd e il M5S) a Berlusconi non conviene più un sistema che prevede il ballottaggio: meglio sarebbe mantenere un sistema proporzionale che non lo tagli fuori dalla formazione del prossimo governo. Di contro il premier, rafforzatosi nella sua maggioranza, ha da domani maggiore forza per andare avanti credito alternativi alle banche e la patrimonializzazione delle imprese con il rafforzamento dell’Ace. Nel menu di misure dovrebbe essere compreso anche un nuovo pacchetto infrastrutture con bonus per le reti a banda larga.

Ma il lavoro urgente non finisce qui, perché allo Sviluppo economico c’è da sbloccare una mole di circa 150 provvedimenti che vanno dalla legge annuale per le Pmi (il ministro Guidi vorrebbe recuperarla) al credito d’imposta per la ricerca, dalla garanzia statale sugli rendere un po’ più agevole procedere all’introduzione, per esempio, del reato di autoriciclaggio, come pure mettere in cantiere una revisione della prescrizione, legata alla decorrenza più che alla durata dei termini. La stessa possibilità di rimettere mano, dopo anni, a una delle falle del nostro diritto penale dell’economia, la mitezza delle sanzioni per il falso in bilancio, potrebbe a questo punto farsi più concreta.

Complesso invece il lavoro da avviare sul versante delle misure per le carceri, affollate da oltre 59mila detenuti. Dove alla la dirigenza, anche a quella delle regioni e del Ssn. Previste infine razionalizzazioni di scuole di formazione, enti, prefetture e altre strutture amministrative centrali e locali. Renzi e Madia hanno detto che gli interventi sul pubblico impiego non dovranno concorrere a determinare i risultati della spending review, che pure un impatto lo avrà visto che si prevedono risparmi per 17 miliardi nel 2015 e 32 nel 2016.

PROSPETTIVE cessazione di attività aziendale, verranno semplificate le procedure burocratiche per la concessione, con una maggiore compartecipazione da parte delle imprese utilizzatrici. L’Aspi verrà estesa ai lavoratori con contratto di co.co.co, favorendo il coinvolgimento attivo dei soggetti beneficiari di trattamenti di sostegno al reddito.

PROSPETTIVE annunciato dal vice ministro all’Economia, Enrico Morando – potrebbe comportare 10 miliardi di taglio, «con un obiettivo di riduzione complessiva del cuneo fiscale in tre anni di circa 33 miliardi». Anche in questo caso, la copertura a regime dovrebbe far leva in misura pressoché prevalente su tagli alla spesa corrente. su riforme e legge elettorale anche senza l’ex Cavaliere. Magari approvando una legge elettorale più favorevole al Pd, senza il sistema di soglie imposto da Berlusconi e senza i listini bloccati come chiede la minoranza dem. Un rapporto di forza, quello tra Renzi e Berlusconi, che può far ipotizzare che alla fine Fi non si sfilerà dall’accordo sulle riforme. investimenti in minibond, alla riforma degli aiuti all’imprenditorialità fino alle zone franche urbane al Sud . Resta poi la priorità dello sblocco dei debiti della Pa. Palazzo Chigi ha ribadito l’intenzione di effettuare tutti i pagamenti entro il 2014 (e non più entro settembre). Ma il rischio di nuovi ritardi è sempre dietro l’angolo. volontà del Pd di procedere sulla strada delle delega già approvata su depenalizzazione e rafforzamento delle misure alternative, andranno verificate in Parlamento e rispetto ai contenuti dei decreti la tenuta della maggioranza (probabili i mal di pancia dell’Ncd) e l’eventuale sponda da trovare in un Movimento 5 Stelle più malleabile o in un Forza Italia più disponibile.

Il Sole 24 Ore – 26 maggio 2014

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