Ridurre a sei mesi l’attesa per i rimborsi del 730 oltre i 4mila euro. E introdurre un meccanismo di silenzio-assenso da parte del Fisco che consenta ai sostituti d’imposta di erogare i soldi. Il Parlamento prova a fissare un tempo certo per la restituzione del surplus di tasse versate dai contribuenti.
LacommissioneFinanze della Camera ha approvato ieri all’unanimità una risoluzione con primo firmatario Francesco Ribaudo (Pd) che impegna il Governo a intervenire sulla stretta introdotta dall’ultima legge di stabilità (legge 147/2013, articolo 1, commi 586 e 587). In pratica, niente restituzione in busta paga a luglio se il rimborso superai 4mila euroqualora il contribuente abbia o una detrazione per carichi familiari oppure riporti un’eccedenza d’imposta (in pratica abbia versato più tasse del dovuto) da precedenti dichiarazioni dei redditi.
Una misura nata con finalità antievasione macherischia di risultare disallineata proprio quando – in chiave congiunturale – sono state alzate le detrazioni perle spese per ristrutturazioni (50% con un tetto di spesa di 96mila euro) e risparmio energetico (65%) ed è stato introdotto il bonus mobili ed elettrodomestici. Situazioni che moltoverosimilmente, soprattutto in presenza di esborsi ingenti, possono portare a far lievitare la cifra che i contribuenti devono vedersi restituire dal Fisco. Con il paradosso che qualcuno potrebbe anche aver rinunciato a “scaricare” più di una spesa detraibile per mantenersi sotto il limite dei 4mila euroenondoveraspettare a lungo per il rimborso.
Il nodo principale, infatti, riguarda i tempi effettivi di erogazione. Le norme della legge di stabilità parlano, infatti, solo del termine entro cui l’agenzia delle Entrate deve effettuare il controllo sulla spettanza del rimborso: sei mesi dalla data di trasmissione del 730 da parte di sostituti d’imposta o Caf e intermediari abilitati (a seconda della scelta operata dal contribuente). Considerato che il termine per la trasmissione al Fisco è il 30 giugno, in pratica i controlli potrebbero essere effettuati entro la fine dell’anno. Nessuna certezza, invece, per i tempi di restituzione.
Per questo la risoluzione approvata in commissione Finanze impegna il Governo – oltre ad abrogare o riformulare le norme – a stabilire tempi certi per chi è già capitato nella tagliola dei 4mila euro. Per la precisione un termine di sei mesi. Un periodo «entro cui – sottolinea la risoluzione – l’agenzia delle Entrate potrà comunicare al sostituto d’imposta di non procedere al rimborso, prevedendo che, in assenza della suddetta comunicazione da parte della stessa Agenzia, i sostituti d’imposta sono autorizzati a procedere al rimborso».
La risoluzione fa leva anche sul monito arrivato dalla Consulta. La sentenza 280/2005 ha dichiarato incostituzionale l’articolo 25 del Dpr 602/1973 (poi modificato), nella parte in cui non prevede un termine, a pena di decadenza, entro il quale il concessionario della riscossione deve consegnare la cartella di pagamento.
Il Sole 24 Ore – 15 maggio 2014