Non andrà oltre i 300 milioni la dote messa in campo con la legge di Stabilità per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Conferme sul nuovo (modesto) impegno di spesa è circolata ieri da diverse fonti vicine al dossier. Si tratta dei fondi per il rinnovo triennale 2016-2018 imposto dalla sentenza della Corte costituzionale del luglio scorso, che ha censurato il blocco dei rinnovi scattato nel 2010. Le risorse saranno distribuite in base al nuovo accordo, che dovrebbe scaturire dalla trattativa tra Aran, l’Agenzia che rappresenta l’esecutivo nelle negoziazioni, e i sindacati. Il confronto tra le parti si aprirà già martedì prossimo, quando si riuniranno per trovare un’intesa su una questione considerata preliminare: la riduzione dei comparti in cui si divide il pubblico impiego a non più di quattro, in applicazione della riforma Brunetta del 2009.
Il tasso di inflazione programmato per il 2016 (Ipca al netto degli energetici importati) è dell’1,1% e su quel riferimento sarà basata la contrattazione. Secondo Michele Gentile, responsabile del settore pubblico della Cgil, se la cifra di 300 milioni venisse confermata, l’effetto sulle buste paga dei 3,2 milioni di dipendenti sarebbe di «8-10 euro lordi al mese», cifra definita dal sindacalista «inaccettabile» dopo che in sei anni di blocco si sarebbero persi circa 300 euro medi in termini cumulati. «La legge di Stabilità – ha detto Gentile – sarà varata tra pochi giorni. Aspettiamo di vedere il testo e poi valuteremo come rispondere». Di cifra «irrealistica» ha parlato anche il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo.
D.Col. – Il Sole 24 Ore – 10 ottobre 2015