Intesa raggiunta sul riparto 2013 con i costi standard. Utilizzando circa 430 milioni del fondo di premialità previsto dal federalismo fiscale per bilanciare le situazioni delle otto Regioni che con i costi standard avevano perso circa 250 milioni. Per ora è una pre-intesa a dire la verità, perché il meccanismo utilizzato è possibile solo una volta che la legge di stabilità – che ha permesso per i conguagli l’uso delle risorse premiali – sarà legge. E per riequilibrare le perdite più consistenti di alcune Regioni è stato trovato l’accordo anche sul “fondino” di circa 429 milioni delle quote premiali per gli anni 2012 e 2013. Lo ha annunciato il presidente Errani al termine della Conferenza delle Regioni. Semaforo verde anche dalla Conferenza Stato Regioni. Ecco la tabella finale
“Abbiamo raggiunto l’accordo che prevede l’applicazione dei costi standard come previsto nella proposta del ministero. Inoltre, abbiamo anche raggiunto l’accordo per quanto riguarda il fondo sulla premialità”
Così il presidente delle Regioni, Vasco Errani al termine della lungo confronto sul riparto del fondo sanitario nazionale 2013, oggi nella sede della Conferenza delle regioni. Un Accordo raggiunto anche in Conferenza Stato Regioni. “Arrivano buone notizie – ha commentato il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio – in questa ‘casa’ l’accordo tra le Regioni e tra queste e il Governo è stato trovato in tempi rapidi. Ringrazio le Regioni, il ministero della Salute e tutti coloro che hanno lavorato per il raggiungimento di questo obiettivo”.
La torta da ripartire ammonta a 104,082 miliardi per il finanziamento indistinto a cui vanno aggiunti 2,062 miliardi vincolati (di cui 1,510 per gli obiettivi di Psn 2013 e gli altri per varie voci dall’Aids all’esclusività, dalla medicina penitenziaria al superamento del Opg), 592,07 milioni vincolate per altri enti (Izs, Croce rossa, borse di studio per gli specializzandi, oneri contrattuali, Centro trapianti ecc.) e altri 267,51 milioni di accantonamento da ripartire successivamente in base ai meccanismi sanzionatori e premiali.
E per evitare sperequazioni tra le regioni (sono otto quelle che nella proposta di riparto formulata dal Ministero subivano tagli più o meno consistenti), è stata trovata la quadra per ripartire un ‘fondino’ di circa 429 milioni delle quote premiali per gli anni 2012 e 2013.
“L’accordo raggiunto tra le Regioni per il riparto del fondo sanitario è una buona notizia, certo questo è un anno duro e difficile – ha detto il presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini – di fatto solo quest’anno abbiamo perso un miliardo e trecento milioni e, quanto a risorse, siamo tornati indietro di un decennio. Il riparto è tuttavia utile e necessario e le Regioni hanno condiviso i costi standard ed i criteri di premialità”.
“Una ulteriore nota positiva per l’Umbria in questo riparto è data da un notevole incremento del saldo dovuto alla mobilità sanitaria interregionale. Per la prima volta inoltre – ha aggiunto – è stato riconosciuto anche il saldo relativo alla mobilità internazionale. Grazie a queste due voci che per l’Umbria sono positive, si potranno compensare le minori risorse dovute alla riduzione del Fondo sanitario nazionale. Resta, infatti, la sottostima della dotazione complessiva del Fondo nazionale che non coprirà nemmeno il maggior costo determinato dall’indice dell’inflazione generale. Senza considerare – ha concluso – che il settore della sanità è caratterizzato da un indice di inflazione specifico molto più alto, determinato da un lato dall’invecchiamento della popolazione e dall’altro lato dalla continua introduzione di nuove tecnologie ad alto costo”.
È soddisfatto per l’intesa raggiunta sul riparto del fondo nazionale sanitario, il presidente della regione Campania, Stefano Caldoro, ma per il 2014 chiede che vengano introdotti nuovi criteri “per altro già previsti”. “Vogliamo regole del gioco – ha affermato Caldoro – più moderne e condivise”. La Campania chiede l’introduzione di altri criteri: dall’epidemiologia agli aspetti territoriali, alle aspettative di vita. “La buona notizia comunque – ha concluso – è che le Regioni abbiano fatto uno sforzo anche politico per riuscire ad arrivare in breve tempo ad un’intesa”.
“Al Piemonte spetterà proporzionalmente di più in ragione che dei costi standard, che riconoscono la virtuosità del nostro sistema sanitario. Ma resta il solito problema, che lo Stato abbia ridotto il montante del fondo sanitario – ha commentato Roberto Cota, presidente del Piemonte – continueremo sulla nostra strada, incoraggiati dai risultati che conseguiamo giorno dopo giorno in ambito sanitario e lavoreremo da gennaio per il riconoscimento di ulteriori risorse in accordo con le altre Regioni”.
Riparto Fsn 2013. Coletto: “Un ‘fondino’ ad hoc per riequilibrare le perdite di alcune Regioni”
Questa l’integrazione alla proposta del ministero annunciata dal coordinatore della commissione salute per la conferenza delle Regioni. Così si andrà incontro alle richieste di Liguria, Lazio e Lombardia, riuscendo però a “ricompensare chi ha lavorato bene”. Novità sul Patto per la Salute: “Ci saranno nuovi criteri, uno potrebbe essere quello dell’epidemiologia”.
Un ‘fondino’ ad hoc (si tratta in realtà del fondo per la premialità degli anni 2012/2013 pari a circa 340 milioni) che servirà per riequilibrare le perdite più consistenti di alcune Regioni riguardo il riparto del Fondo sanitario nazionale 2013, ma anche alcune novità riguardanti il Patto per la Salute, come ad esempio il possibile inserimento di un nuovo criterio “oggettivo” quale quello dell’epidemiologia. Queste alcune delle novità anticipate in questa intervista dall’assessore alla Salute della Regione Veneto e coordinatore della commissione salute per la Conferenza delle Regioni, Luca Coletto, in occasione della Conferenza Stato-Regioni di oggi.
Assessore Coletto, siete arrivati ad un accordo sul riparto del fondo sanitario?
Abbiamo deciso di integrare la proposta del ministero inserendo un fondino che servirà a riequilibrare le perdite più consistenti di alcune regioni, Liguria, Lazio e Lombardia in primis e nel contempo a ricompensare chi ha lavorato bene ed è giusto che venga premiato, diversamente ci livelleremmo tutti verso il basso. D’altro canto la legge parla chiaro: va premiato chi ha rispettato il tavolo Lea e ha ottenuto un equilibrio di bilancio. Oggi è prevalso il buon senso, ma soprattutto è prevalsa la difesa di quello che è l’obiettivo primario e fondamentale delle politiche sanitarie, ossia tutelare l’universalismo del nostro sistema sanitario che permette a tutti, e dico a tutti, di avere le cure di cui hanno bisogno.
E questo è solo l’inizio, perché nel tempo con i costi standard corretti e con le dotazioni standard, un correttivo rispetto ai costi standard che vorrei fortemente passasse all’interno del patto per la salute, intraprenderemo definitivamente un cammino virtuoso per mantenere quel bene comune che si chiama sistema sanitario su base universalistica.
Sul Patto per la Salute, a che punto siamo?
Proprio oggi ho chiesto al presidente Errani di sollecitare un incontro con il ministro perché vorremmo evitare che si arrivasse a un patto per la salute con la spending review secondo la formula dettata dal dottor Cottarelli. Non dimentichiamo che la programmazione della sanità è in capo alle Regione, magari sarebbe opportuno parlare con loro per capire dove si può tagliare e dove magari si può fare uno sforzo per migliorare e aumentare le risorse in determinati ambiti. Anche perché va sottolineato che, e non è secondario, qualora venisse applicata una spending review in sanità, le risorse risparmiate non dovranno andare nella disponibilità di altri ambiti ma dovranno rimanere nella disponibilità della sanità per essere reinvestiti. Comunque puntiamo a riaprire i lavori subito dopo la pausa estiva.
Ci potrebbero essere novità?
Ci saranno nuovi criteri, uno su tutti potrebbe essere quello dell’epidemiologia che è un criterio oggettivo, e prende in considerazioni ad esempio la presenza di forti antropizzazioni e importanti insediamenti industriali. Un criterio che non ha nulla a che fare con la deprivatizzazione. Questo è un criterio legato al sociale e non alla sanità. Quando i Liveas avranno un fondo proprio si potrà discutere di questo criterio. Il sociale e il sanitario vanno tenuti ben distinti. Ci sono sicuramente ambiti che si toccano ed è per questo che vanno definiti i livelli socio sanitari. Ma ritenere che il sociale possa attingere dai fondi della sanità è impensabile.
Quotidiano sanità – 20 dicembre 2013