di Claudio Tucci. Riprende nel pomeriggio in commissione Lavoro del Senato l’esame del ddl delega sul «Jobs act», che contiene cinque deleghe: su ammortizzatori, contratti, semplificazioni e incentivi, politiche attive e conciliazione vita-lavoro. Stasera il ministro Poletti incontrerà i senatori del Pd per valutare possibili modifiche al testo, in vista della scadenza del termine di presentazione degli emendamenti fissato il 24 giugno.
Le eventuali modifiche dovranno però essere concordate all’interno della maggioranza; e il relatore, e presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ncd) «chiede coraggio» per superare tutti i colli di bottiglia della regolazione del lavoro definita negli anni ’60.
I nodi sul tappeto
Sono diversi i nodi sul tappeto. A partire dal tentativo di riformare le politiche attive, con la prevista costituzione di una «Agenzia nazionale per l’occupazione». Qui il fuoco di sbarramento è arrivato dalle Regioni, che, in attesa della riforma del Titolo V, hanno competenze sui servizi per il lavoro. Le Regioni hanno chiesto di salvaguardare queste competenze, e di non sopprimere quindi le 21 agenzie regionali per il lavoro. Altro nodo, tutto politico, è quello relativo al codice di lavoro semplificato, con la previsione del contratto a tutele crescenti. La proposta di partenza è l’impegno contenuto nel preambolo del decreto-legge Poletti, fatto introdurre su pressing del senatore di Sc, Pietro Ichino. Il Pd è però freddo, e chiede di non toccare l’articolo 18. Mentre Maurizio Sacconi spinge per «regole semplici e certe per le mansioni come per il recesso in modo da prevenire il contenzioso e incoraggiare le assunzioni». Anche le imprese chiedono un contratto a tempo indeterminato «più semplice». Tutta da discutere (e valutare) è anche l’ipotesi di introdurre il «compenso orario minimo». Il ministro Poletti vuole vederci chiaro, per non penalizzare la contrattazione. Il Pd è favorevole ma solo per tre situazioni, ha ricordato nei giorni scorsi il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: «Per i voucher, per il lavoro a progetto e per il calcolo del costo del lavoro standard negli appalti al massimo ribasso». Ma Ncd rilancia e chiede di estendere la contrattazione nella dimensione aziendale o interaziendale e territoriale offrendo la cornice per gli stessi contratti individuali. E di puntare sulla produttività (per far crescere il salario).
La posizione del governo
Il governo è impegnato a cercare una sintesi delle posizioni in campo. Ma da quanto si apprende l’orientamento è quello di non modificare sostanzialmente i criteri di ciascuna delega, e di rimandare tutte le specificazioni del caso in sede di decretazione delegata. Si punta a chiudere l’esame del ddl delega in Senato entro luglio, per affidare il provvedimento alla Camera già da settembre e ottenere l’ok finale entro il 2014.
Il Sole 24 Ore – 17 giugno 2014