Una protesta capillare che rischia di degenerare. È questo il timore degli analisti del Viminale alla vigilia della manifestazione organizzata dagli autotrasportatori e dal «movimento dei forconi», alla quale potrebbero aderire pure i Cobas. Sono oltre trenta i presidi già pianificati da domani sera nelle strade e nelle piazze di tutta Italia.
Ma il vero pericolo riguarda i blocchi stradali e ferroviari per paralizzare completamente la circolazione in alcune regioni, prima fra tutte la Sicilia, proprio come accaduto lo scorso anno. Perché i segnali captati negli ultimi giorni parlano di possibili infiltrazioni dei gruppi di estrema destra, determinati a compiere «azioni di resistenza passiva». Ma anche di una mobilitazione «non governata dalle principali sigle sindacali di categoria che dunque potrebbe gravi conseguenze».
L’appoggio di Casa Pound e Forza Nuova alla contestazione contro «le politiche economiche governative e la globalizzazione con l’intento di evidenziare il disagio sociale di numerose categorie produttive colpite dalla crisi» è stato espresso pubblicamente. Il «monitoraggio» effettuato nelle ultime ore assicura che altri gruppi, comprese alcune frange ultrà , avrebbero deciso di aderire ai cortei. Non a caso il capo del gabinetto del ministro dell’Interno Angelino Alfano ha chiesto ai prefetti la convocazione urgente dei comitati per l’ordine e la sicurezza e il capo della polizia Alessandro Pansa ha allertato le questure per uno spiegamento straordinario degli uomini, con un’attenzione massima alla pianificazione della strategia di contrasto. La direttiva firmata dal prefetto Luciana Lamorgese è chiara: «Non potendo escludere che il blocco delle merci comporti gravi difficoltà negli approvvigionamenti e possibili tensioni di ordine pubblico, le manifestazioni devono svolgersi entro i limiti previsti dai codici di autoregolamentazione di settore, nel rispetto della corretta prospettazione delle posizioni di chi protesta ma anche del diritto alla libertà di circolazione delle altre categorie degli utenti della strada».
L’obiettivo è quello di «stemperare le tensioni e acquisire elementi conoscitivi sulle diverse problematiche», ma di fronte a eventuali iniziative violente l’ordine imposto da Pansa è quello di rimuovere «i blocchi nei punti strategici dei trasporti, quali i porti, gli aeroporti, le autostrade e le reti ferroviarie. Nelle autorizzazioni chieste alle questure dagli organizzatori si indicano i luoghi di aggregazione, gli eventuali percorsi e si preannuncia che le manifestazioni andranno avanti fino al 13 dicembre. Ma al momento non è possibile escludere che in realtà l’intenzione dei leader di alcuni movimenti — o più probabilmente di chi vuole «infiltrarsi» e sfruttare questa protesta per alzare il livello di conflittualità sociale — sia quella di provocare disagi nell’approvvigionamento addirittura fino alle festività natalizie.
Per questo viene valutata con preoccupazione la scelta delle maggiori sigle sindacali degli autotrasportatori — Unatras, Anita e Aitc — di non aderire. E per questo il sottosegretario con delega Rocco Girlanda, ieri sera ha diramato una nota dai toni allarmistici per «chiarire che lunedì 9 dicembre non c’è un fermo del settore dell’autotrasporto, ma solo di alcuni che aderiscono a movimenti di protesta concomitanti con altre categorie e hanno in animo forme di dissenso eclatanti a livello nazionale che stanno assumendo in questi giorni preoccupanti toni di carattere rivoluzionario, dal quale si discostano tutte le maggiori associazioni dei vettori».
Fiorenza Sarzanini – Corriere della Sera – 7 dicembre 2013