Il privato. Rapporto Aiop Rischio chiusura per 250 cliniche per i nuovi standard ospedalieri. Limiti di spesa e ritardi nel pagamenti rendono difficile la vita di un settore che offre quasi metà dei posti letto
«Per effetto del decreto sui nuovi standard ospedalieri proposto dal ministero della Salute e ora al vaglio delle Regioni, che prevede la chiusura dei centri accreditati al di sotto degli 8o posti letto, sono a rischio 250 strutture sanitarie, 12mila posti di lavoro e 3oomila ricoveri». A lanciare l’ennesimo allarme sulle conseguenze dei tagli di risorse e posti letto nel pianeta sanità è stato ieri il presidente dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) Gabriele Pelissero, intervenuto alla presentazione a Roma del Rapporto “Ospedali&Salute 2012”. L’allarme è stato subito raccolto dal versante pubblico: «Siamo tutti sulla stessa barca – ha rilanciato il presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) Giovanni Monchiero -: se non si provvederà a una revisione del sistema delle tariffe si rischia di non coprire più i costi. Le politiche di taglio stanno inziando a dare problemi di cassa alle Asl già a dicembre: se le aziende riusciranno nel miracolo di pagare le tredicesime, potrebbero però verificarsi ulteriori ritardi nei pagamenti per le forniture, che già oggi saldiamo a 400 giorni». L’indice degli ospedali pubblici e privati accreditati è insomma puntato contro la politica di tagli lineari che, dalle manovre Tremonti in poi, ha investito la Sanità. «Nel triennio 2012-2o14-ha ricordato ancora Pelissero – sono previsti tagli per 14 miliardi prevalentemente a carico del comparto privato accreditato. Se dovessero essere realizzati, possiamo immaginare un ulteriore allungamento delle liste d’attesa e il collasso di alcuni sistemi sanitari regionali». Tetti di spesa, regressioni tariffarie, ritardi nei pagamenti. Questi i mali che affliggono le cliniche private, snocciolati nel Rapporto Aiop. Eppure, l’indagine traccia l’identikit di un settore descritto come un pilastro del sistema ospedaliero misto: concentra quasi la metà degli ospedali (il 45,5%), offre un quinto dei posti letto (il 21,3%), raggruppa un sesto dei degenti (il 15,7%) e totalizza poco meno di un quinto delle giornate di ricovero (18,2%). Il numero degli addetti è in proporzione più contenuto: 1’11,2% di tutti gli ospedali. Dati che si traducono in gradimento dei pazienti: alto sia nel pubblico che nel privato accreditato ma con livelli di apprezzamento leggermente più alti per le cliniche. Unbiglietto da visita che legittima l’ospedalità privata a lanciare la sua ricetta anti-crisi. Tre gli ingredienti: il ritorno al pagamento a prestazione, un modello di finanziamento che paghi tutte le prestazioni appropriate con un tariffario realmente corrispondente ai costi e infine l’istituzione di uno strumento di vigilanza e controllo terzo rispetto agli erogatori pubblici e privati.
Il Sole 24 Ore – 5 dicembre 2012