La “deadline” sui ritocchi alla legge Fornero per rendere più flessibili i pensionamenti è nota da tempo: il varo della legge di stabilità 2017. Con un preciso paletto: individuare prioritariamente le risorse necessarie per coprire nel breve periodo i maggiori costi relativi alla possibilità di accedere alla pensione, seppure con penalizzazioni, prima della soglia di vecchiaia fissata dalle attuali regole. A ribadire questa tabella di marcia nelle scorse settimane sono stati il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che guida il pool di esperti chiamati anche a individuare la soluzione più adatta per sciogliere il nodo flessibilità. Ma, al di là delle dichiarazioni ufficiali, l’ipotesi di un intervento per dare già prima dell’estate una fisionomia più flessibile alla “Fornero” non sarebbe ancora tramontata del tutto. Anche perché nello stesso Governo c’è chi spinge per intervenire già nelle prossime settimane.
L’opzione-anticipo rispetto alla “deadline” di ottobre non sarebbe, quindi, ancora definitivamente accantonata e potrebbe prendere corpo con misure a costo ridotto, se non “zero”, per le casse dello Stato come ad esempio quelle che prevedono il coinvolgimento del sistema creditizio e dell’Inps con un sistema “a catena” di garanzie delle necessarie coperture economiche per l’accesso penalizzato al trattamento prima dell’età di vecchiaia. Un’altra ipotesi allo studio prevede il coinvolgimento delle casse di previdenza e dei fondi pensione. Il tutto operativamente farebbe da cornice a un meccanismo che sarebbe una sorta di mix tra il prestito previdenziale e l’opzione donna. Un’ipotesi d’intervento, quest’ultima, che sarebbe tra quelle valutate con maggiore attenzione dal pool economico di palazzo Chigi.
Il principale scoglio da superare resta quello delle risorse. Anche perché per Bruxelles i risparmi garantiti dalla riforma Fornero, così come i suoi effetti per assicurare sostenibilità al nostro sistema previdenziale, sono una sorta di punto fermo del dossier Italia. E anche per la necessità di individuare una soluzione che sia compatibile con le indicazioni della Ue, l’ipotesi di un intervento da adottare in autunno con la legge di stabilità resta quella più gettonata.
In ogni caso il Def in arrivo entro il 10 aprile non dovrebbe contenere indicazioni particolari sul versante della previdenza. E anche sugli altri temi caldi il Documento di economia e finanza non dovrebbe entrare troppo nel dettaglio. Del resto, per il Governo il quadro, anche a livello macro, potrà essere considerato attendibile solo in autunno con la Nota di aggiornamento del Def quando l’andamento del Pil 2016 avrà una sua fisionomia quasi definitiva e si sarà conclusa la trattativa con Bruxelles sui margini di flessibilità per la finanza pubblica che potranno essere utilizzati nel 2017. E il confronto dovrebbe entrare nel vivo non prima dell’estate.
Uno dei primi obiettivi del Governo è disinnescare anche per il prossimo anno tutte le clausole di salvaguardia fiscali, a partire da quella collegata all’Iva. Una sterilizzazione strutturale e completa (quindi, in nessuna caso parziale). A ribadirlo è Morando: «Non credo proprio che ci saranno aumenti dell’Iva», tutte le clausole saranno sterilizzate. Morando si è anche soffermato sulla questione del rispetto del target indicato nell’ultimo Def per le privatizzazioni dopo lo slittamento dell’operazione su Fs. Un target importante anche per il mantenimento dell’impegno sulla riduzione del debito pubblico. «Sappiano – dice il viceministro – che dobbiamo compensare in qualche misura il rinvio dell’intervento su Fs ma non abbiamo deciso in una direzione o nell’altra a proposito di Poste o di altre società».
Il nuovo Documento di economia e finanza dovrebbe essere varato venerdì 8 aprile. Ieri la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha confermato che il Def dovrà arrivare alle Camere entro il 10 aprile mentre il termine ultimo per l’invio del Documento a Bruxelles è il 30 aprile.
Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 31 marzo 2016