Il comune di Roma restituisca 452 milioni di euro di Iva per la tassa sui rifiuti. E’ la somma totale che il comune ha intascato su dieci anni di riscossione dell’Iva sulla Tia, la tariffa sui rifiuti, Iva illegittimamente richiesta secondo la Corte Costituzionale.
Oltre 452 milioni di euro che per Altroconsumo devono essere restituiti ai consumatori, ben 1.738.454 famiglie romane.
Così Altroconsumo ha depositato oggi presso il Tribunale di Roma la richiesta di class action contro la municipalizzata Ama Roma s.p.a, forte del numero di preaderenti romani all’azione risarcitoria collettiva: ben 5.000 cittadini che hanno sottoscritto il proprio sostegno all’iniziativa su www.altroconsumo.it/tassarifiuti. Il calcolo milionario è la proiezione su dieci anni di esborso di circa 26 euro per anno, su un profilo medio di famiglia di due persone con una casa di 80 metri quadri. Dunque una proiezione per difetto.
Il comune ha eliminato l’Iva dal 2010, ma la Tia è stata aumentata di pari importo. Danno e beffa, sostiene Altroconsumo. Tuttavia, “restituire quanto riscosso illegittimamente ai consumatori romani negli scorsi anni non sembra una priorità per la municipalizzata capitolina, che ha ignorato la diffida inviata lo scorso ottobre da Altroconsumo alla direzione Ama Roma affinché affrontasse il problema e desse un segnale costruttivo ai cittadini”, si legge in una nota.
Esito diverso da quasi tutte le altre richieste di chiarimento formali, per le quali hanno risposto comuni e municipalizzate di tutta Italia. In totale, Altroconsumo ha spedito 67 diffide, 56 dirette alle principali municipalizzate più 11 Comuni che gestiscono direttamente la Tia, con l’intimazione a sospendere la riscossione dell’imposta e a rimborsare i cittadini. Nel comunicato Altroconsumo precisa che “tutti posso incidere per ottenere i rimborsi da ogni comune italiano: chiamando il numero verde 800.18.99.72 o andando su www.altroconsumo.it/tassarifiuti del tutto gratuitamente è possibile sapere se il proprio comune sia in regime Tia o Tarsu e preaderire alla Class action (se la società che fornisce il servizio al comune è una delle otto municipalizzate denunciate da Altroconsumo) o ricevere informazioni per sapere come diffidare la società che fornisce il servizio se non fosse prevista la class action.
ItaliaOggi – 4 dicembre 2012