«La sanità polesana è stata colpita al cuore. Senza dirlo chiaramente, ma con atti che si contraddicono, la giunta Zaia declassa la specialità di Emodinamica dell’ospedale di Rovigo insieme ad altre, e contraddice i principi stabiliti dal nuovo Piano sociosanitario». A lanciare l’allarme sono il vicepresidente della commissione Sanità in Regione Claudio Sinigaglia (Pd) e il consigliere regionale Graziano Azzalin, che hanno presentato un’interrogazione a tema al governo di Palazzo Balbi.
Dopo che lo stesso lo scorso maggio aveva approvato il piano aziendale dell’Usl 18, sostengono i due consiglieri regionali, a settembre sono arrivate alcune prescrizioni in contrasto con quanto stabilito. Le questioni sollevate da Azzalin e Sinigaglia riguardano le specialità ospedaliere rodigine di Emodinamica, Chirurgia maxillo-facciale, Urologia laparoscopica, il Laboratorio analisi integrato con l’Usl 19 di Adria e poi l’Angiografia, la Radiologia all’ospedale di Trecenta, la Neuroriabilitazione e l’Unità spinale. Dicono Sinigaglia e Azzalin: «L’ospedale di Rovigo diventa di serie B, si fa retrocedere l’intera sanità polesana a favore del nosocomio di Schiavonia a Monselice, appena inaugurato, costruito in project financing e che avrà le specialità stralciate a Rovigo».
Riguardo all’interrogazione, il direttore generale dell’Usl 18, Arturo Orsini, invita alla calma: «I cittadini sappiano che non è previsto alcun taglio delle specialità ospedaliere di Rovigo e che non sono in discussione nemmeno i livelli assistenziali di assistenza attualmente erogati. Per i pazienti non cambierà nulla, perché il tema sollevato — conclude il dg — riguarda solo l’inquadramento che avranno i primari».
Invece secondo Flavio Magarini, presidente nazionale di «Cittadinanza attiva», l’associazione che ha aperto in Veneto oltre una ventina di sportelli del Tribunale del Malato, l’interrogazione dei due consiglieri regionali di opposizione Pd manca il bersaglio. «In linea di principio arroccarsi al proprio territorio per difendere l’esistente non basta — avverte Magarini — dire che l’ospedale di Rovigo viene retrocesso a favore di quello di Schiavonia infatti è insufficiente, se non si ragiona sull’appropriatezza dei servizi erogati. Se poi si affronta la questione dal punto di vista economico, le battaglie politiche da fare sono ben altre, come ad esempio arrivare alla riduzione del numero delle Usl venete dalle attuali 21 a 7, tante quante sono le aree vaste regionali, risparmiando così sui costi delle figure apicali. Solo col taglio dei dirigenti delle aziende sociosanitarie che verrebbero soppresse — conclude il numero uno di Cittadinanzattiva — si eviterebbe la spesa di 20 milioni di euro all’anno in stipendi».
Antonio Andreotti – Corriere del Veneto – 7 dicembre 2014