I medici dell’ospedale di Rovigo scelgono la via dello sciopero, dopo che ieri mattina dal tavolo di confronto tra l’Usl 18 e i sindacati di categoria non sono scaturite mediazioni sull’organizzazione dei turni di guardia notturna.
Le organizzazioni di rappresentanza dei camici bianchi contestano l’applicazione, dal primo dicembre scorso, delle cosiddette «guardione», ossia il sistema che riorganizza su standard europei tempi e carichi di lavoro nei nove reparti di area medica del Santa Maria della Misericordia.
In particolare, viene segnalata come insufficiente la presenza di un solo medico nei turni festivi e notturni, con la responsabilità di oltre 140 pazienti. Un punto su cui i lavoratori non paiono disponibili a passi indietro, come ribadito unitariamente da tutte le sigle di rappresentanza dei medici (Anaao-Assomed, Cimo, Fp Cgil, Cisl Medici, Uil Medici Fesmed, Fvm-Sivemp), degli anestesisti e dei rianimatori (Aaroi-Emac), dei radiologi (Snr).
«La direzione condivisa è quella dello sciopero – conferma Davide Benazzo, segretario provinciale Fp Cgil – tempi e modalità le definiremo insieme, convocando in tempi rapidi un’assemblea dei lavoratori. Questa modalità di organizzazione delle guardie mediche, non solo impone ai professionisti carichi pesantissimi, ma mette a rischio la qualità delle prestazioni per gli utenti».
In particolare per i sindacati, tutti compatti, il mix tra personale ridotto e ritmi forsennati, stancherebbe oltre misura i medici, aumentando il rischio di errori dovuti alla minore lucidità.
Tema che secondo Antonio Compostella non si pone, quantomeno in termini così drammatici. «Non ci stiamo inventando nulla, ma applicando un metodo che altrove è prassi da anni e di cui rivendichiamo la validità – sottolinea il direttore generale dell’Usl 18 – si cerca di garantire un modello efficiente e compatibile con le disponibilità di spesa. Rispetto all’organizzazione dei turni, è vero che i medici si trovano a svolgere un lavoro di dodici ore consecutive, ma precedute da altrettante ore di riposo prima e dopo. Non dimentichiamo che il medico di guardia notturna opera sì da solo nei nove reparti, ma può contare sulla disponibilità in pronta reperibilità di un secondo collega, in caso di necessità, e su una presenza ulteriore in reparti legati all’urgenza come Pronto soccorso, Cardiologia, Rianimazione e Anestesia».
Quindi i numeri a disposizione dell’azienda, secondo Compostella, confermerebbero una situazione pienamente gestibile.
«Ovviamente teniamo monitorate le situazioni – spiega – il ricorso ai colleghi in reperibilità è stato mediamente compreso tra gli 1,3 e i 2,3 casi al mese, a seconda del reparto. Se prendiamo i ricoveri, in reparti sensibili come Geriatria e Medicina siamo a una media di 6,4 nelle ventiquattro ore». Il direttore generale, però, ci tiene a far sapere ai sindacati che le porte non sono chiuse. «Da parte nostra c’è apertura massima al dialogo – rimarca – siamo a disposizione per discutere con i medici le modalità di riorganizzazione, raccogliendo suggerimenti e segnalazioni per trovare modalità le più possibili condivise. E anche sulle nuove assunzioni, compatibilmente con i limiti di spesa, faremo quanto possibile. Uno dei temi posti è l’aumento dell’età media degli operatori. L’ingresso di nuove energie di cui giovarsi, sarebbe certamente positivo».
Nicola Chiarini – Il Corriere del Veneto – 13 febbraio 2016