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Sanità, 2013 stretta 600milioni, ma dal 2014 un miliardo l’anno

Sui tagli alla sanità il governo ingrana la retromarcia limitando a 600 milioni la stretta sulla spesa per Asl e ospedali. Almeno per il 2013 l’ha spuntata Balduzzi, che in Consiglio dei ministri sulla legge di stabilità aveva puntato i piedi ottenendo un primo «sconto» da 1,5 a un miliardo. Ancora troppi per Bersani, che chiedeva di «dare un’occhiata molto precisa sugli effetti dei tagli per la sanità» e per le regioni, che minacciavano di non sottoscrivere il Patto per la salute a queste condizioni.

Lo stesso Balduzzi insisteva sulla necessità di rivedere i tagli, promettendo: «Cercherò di convincere i mie colleghi a ripensare l’intervento». E così è stato, con un fitto invio di tabelle al palazzo dell’Economia per mostrare che l’effetto combinato di manovra Tremonti, spending review e legge di stabilità tagliavano di oltre il 10% il budget per la sanità da qui al 2014. All’incirca 13 miliardi. Troppi anche per un sistema che la «regionopoli» ha mostrato avere ancora sacche di spreco su cui intervenire. Ma se per il 2013 il taglio si è ridotto a poco più di un terzo rispetto all’ipotesi iniziale, nel 2014 la sforbiciata risale al miliardo «a regime» annunciato nella conferenza stampa notturna da Vittorio Grilli. E a farne le spese saranno soprattutto i fornitori di beni e servizi. Non solo quelli che riforniscono le asl di garze e siringhe ma anche le imprese che produco no cose dove la qualità fa la differenza per i pazienti, come Tac o stent coronarici. Il testo, limato fino all’ultimo martedì sera, conferma il taglio del 10% (la spending lo aveva fissato al 5) di tutti i contratti in essere di fornitura di beni e servizi . «Una misura che là dove il prezzo era già ottimale minaccia di lasciare le aziende senza servizi essenziali», mette in guardia il presidente della federazione di asl e ospedali (Fiaso), Giovanni Monchiero. Si è invece calcata meno la mano per i dispositivi medici. Il taglio dal 4,9 al 4% del «tetto» sulla spesa sanitaria complessiva è diventato un meno cruento 4,5%, anche se nel 2014 il tetto dovrebbe scendere ulteriormente. Anche qui l’effetto combinato delle manovre precedenti porta a una riduzione del budget di oltre il 30%. «Rischiamo di far impiantare pace maker e protesi made in China», commenta sarcastica Fernanda Gellona, direttore dell’associazione delle imprese biomedicali, Assobiomedica. Che aggiunge: «Così si distrugge quel po’ di industria innovativa che resta in Italia anche se diamo atto a Balduzzi di essersi battuto per limitare i danni».

Che i 13 miliardi da risparmiare in due anni impongano una svolta è però ben chiaro anche a Balduzzi, che a breve è pronto a presentare alle Regioni le sue carte per rivoluzionare il sistema di ticket, che oggi metà italiani non pagano perché esenti o per patologia o per reddito. L’idea è quella di sostituirli con un sistema «a franchigia»: fino al 3 per mille del reddito Isee tutti pagano tutto (per 30mila euro di reddito si pagherebbe fino a 90 euro), oltre paga lo Stato. Si vedrà se le Regioni vorranno dare il loro nullaosta.

La Stampa – 11 ottobre 2012

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