Una sforbiciata ai contratti in essere in mano ai fornitori di beni e servizi ad Asl e ospedali, cura dimagrante per la farmaceutica anche con taglio al prontuario delle medicine mutuabili, chiusura delle clinichette e dei reparti ospedalieri sottoutilizzati, scucendo i gradi di Primario a più di un medico. Le Regioni si apprestano così a mettere la testa sul ceppo del governo, pronte a farsi tagliare se non la testa quasi 2,4 miliardi destinati alla sanità. Somma che dovrà essere rastrellata in quel che resta dell’anno e, quindi, con misure tutt’altro che indolori. Ieri un nuovo summit tra gli assessori regionali è servito per mettere a punto i tagli imposti dalla legge di stabilità che, sia pure obtorto collo, i Governatori, Veneto escluso, sono pronti a sottoscrivere forse subito dopo Pasqua in Conferenza Stato-Regioni. Spetterà poi al governo impacchettare tutto in un decreto legge da varare a breve.
La parte del leone la farà la spesa per beni e servizi, che con la ricontrattazione dei contratti di fornitura in essere dovrà rendere ben 1,4 miliardi. Un taglio che l’assessore veneto e coordinatore di tutte le Regioni per la sanità, Luca Coletto, definisce «lineare e destinato a colpire le Regioni che la spending review l’hanno già fatta, a discapito di quelle che ancora sprecano». Il meccanismo ricalca quello della spending targata Monti, che secondo uno studio Fiaso, la Federazione di asl e ospedali, avrebbe dato meno della metà dei risparmi previsti.
Altri 545 milioni dovrà metterli sul banco la farmaceutica. Circa 200 milioni verranno dall’anticipazione del nuovo prontuario che manderà in soffitta un po’ di medicinali “doppione”, altri 35 arriveranno dalla ricontrattazione del prezzo dei medicinali biotecnologici e 310 milioni saranno di taglio al tetto di spesa per la farmaceutica. Il tetto di spesa che quando viene sforato fa scattare il “pay back”, ossia il ripiano a carico di chi le medicine le produce.
Anche per questo il capitolo farmaci è destinato ad essere oggetto di limature fino all’ultimo. «Tra l’altro -spiega sempre Coletto- il fondo per i farmaci innovativi, che per ora serve soprattutto a pagare quelli anti-epatite, è un bluff perché i soldi dovrebbero metterli le Regioni dirottandovi quelli già impegnati o spesi per progetti obiettivo, destinati a riabilitazione e cure per patologie specifiche». E che i soldi non ci siano lo dimostra la somministrazione con il contagocce delle terapie ai malati di Hcv.
Il resto del conto dovranno saldarlo soprattutto ospedali e cliniche. I primi chiudendo reparti e posti letto sottoutilizzati. Manovra che costerà il posto a più di un Primario, ma prevista dal Patto per la salute, firmato lo scorso anno da governo e Regioni e ora recepito da un regolamento ministeriale sulla rete ospedaliera appena varato. Un taglio del 50% è previsto sulle tariffe rimborsate agli ospedali per i ricoveri inappropriati e del 60% per le giornate di degenza che superano la durata prevista. Dovranno invece chiudere le cliniche con meno di 40 letti (escluse le monospecialistiche), a meno che non si aggreghino ma superando almeno la soglia degli 80 posti letto.
Lavori febbrili alla vigilia di Pasqua per l’intesa definitiva sui tagli alla sanità per il 2015. Tra beni e servizi e dispositivi medici risparmi per quasi 1,5 miliardi. Poi altri 195 da tagli alle prestazioni specialistiche e di riabilitazione inappropriate. Altri 10 milioni dal taglio dei ricoveri nelle cliniche con meno di 40 letti e 68 milioni in meno dalla riduzione dei “primariati” nelle strutture semplici e complesse. E infine 545 milioni per la farmaceutica tra prezzi di riferimento, scadenza brevetti e diminuzione del fondo per territoriale e ospedaliera (ma i tetti non saranno toccati).
Risparmi sono previsti sulla spesa per il personale, a seguito della riduzione di strutture complesse e di strutture semplici conseguente al riordino della rete ospedaliera con la conseguente riduzione degli incarichi di struttura semplice e complessa, a cui, fanno notare i tecnici ministeriali e regionali, sono associate specifiche voci retributive che a normativa vigente confluirebbero nei fondi della contrattazione integrativa.
Le risorse relative al trattamento accessorio liberate a seguito delle riorganizzazioni correlate al rispetto degli standard ospedalieri, non concorrerebebro inoltre all’ammontare complessivo dei fondi destinati annualmente al trattamento accessorio. L’ammontare del risparmio si stima in 68 mln di euro, quale effetto derivante dalla riduzione di 2.069 strutture complesse ospedaliere (le sole condizionate dal parametro dei posti letto previsto dal regolamento ospedaliero) e di 8.718 strutture semplici (condizionate dal numero di strutture complesse) nelle regioni tenute a ridurre il numero di strutture semplici e complesse rispetto allo standard calcolato sulla base dell’applicazione del regolamento.
Si prevede anche la riduzione progressiva del numero delle Centrali operative 118, sempre in seguito alla riorganizzazione della rete ospedaliera. M il risparmio derivante da tale riduzione non è stato ancora quantificato.
La Stampa e QS – 2 aprile 2015