Governance, professione, contratti, formazione, precariato. Il Governo apre ai sindacati dei medici e promette di scrivere a caratteri cubitali la “questione sanità” nell’agenda dei prossimi mesi. Anzi, già delle prossime settimane. E i sindacati, compatti, apprezzano quanto meno l’impegno, decidendo di sospendere lo sciopero di due giorni, ormai imminente, di giovedì 17 e venerdì 18 marzo prossimi, che avrebbe bloccato ospedali e studi dei medici di famiglia.
Una sospensione di sessanta giorni, non ancora una revoca. Che intanto, però, consente sia ai dottori d’Italia, sia al Governo di “vedere” le carte che entrambi hanno in serbo. E di tracciare una road map capace di coniugare sostenibilità del Servizio sanitario, equilibrio dei conti (o addirittura l’aumento delle risorse) e le robuste aspettative delle categorie. Una scommessa, quasi un salto mortale doppio, da vincere appunto in sessanta giorni.
Un clima «cordiale e costruttivo», hanno detto gli stessi sindacati, ha caratterizzato il vertice di ieri a palazzo Chigi con le ministre Beatrice Lorenzin (Salute) e Marianna Madia (Pubblica amministrazione) e del sottosegretario della presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti. Un incontro voluto dal Governo per fermare gli scioperi alle porte e, insieme, per cercare di rispondere alle richieste dei camici bianchi, via via cresciute come una valanga in questi mesi. Tra il «Patto per la salute» da applicare, contratto e convenzione scomparsi, ruolo dei medici e loro rapporto con le altre professioni sanitarie, servizi negli ospedali al contagocce e difficoltà sempre maggiori di svolgere la professione. Fino all’ultimo caso: il decreto sulle prestazioni inappropriate che taglia 203 visite ed esami specialistici: un ginepraio di difficile applicazione, sul quale è in preparazione una nuova circolare ministeriale per fare chiarezza ed eliminare errori anche marchiani.
Intanto il Governo – Lorenzin e Madia, ma anche, si prevede, la ministra dell’Università, Stefania Giannini – ha dato ieri l’avvio alla nascita di appositi tavoli di lavoro. A partire dall’impegno preso dal Governo di confermare i livelli di finanziamento oggi previsti al Ssn e di garantire in tutta Italia allo stesso modo l’erogazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza), oggi concessi a macchia di leopardo. Se davvero tutte le Regioni ce la faranno.
I tavoli saranno essenzialmente dedicati a cinque temi cruciali, si aspettano i sindacati: la «valorizzazione» e il «ruolo centrale» della professione medica (nelle asl, negli ospedali, nel territorio); il coinvolgimento nelle scelte sulle progressioni di carriera e nei rapporti con le professioni sanitarie; i contratti flessibili e la graduale stabilizzazione dei precari; la riforma del sistema di formazione pre e post laurea; le trattative per i rinnovi contrattuale. Temi delicati, che da tempo vedono su opposte sponde rispetto ai medici il Miur o le professioni sanitarie (sulla formazione o sui ruoli di medici e infermieri, ad esempio) e le stesse Regioni. Come accade per la «centralità» che i medici reclamano. Tutto starà a vedere come ciascun capitolo verrà declinato. E cosa vorranno le Regioni. E il Mef, che deve fare i conti, verificare, magari aprire la borsa della spesa. Quella che da anni viene stretta, o meglio, ridotta.
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 10 marzo 2016