Alle 17.40 l’sms liberatorio da Roma: «Abbiamo vinto». Dopo due giorni di battaglia in Conferenza Stato-Regioni condotta dall’assessore alla Sanità Luca Coletto e dal segretario regionale di settore Domenico Mantoan, ieri si è finalmente giunti all’accordo per il riparto del Fondo sanitario nazionale 2013 e il Veneto ha incassato una doppia vittoria. Prima di tutto ha ricevuto 8 miliardi e 496.300.592 euro, portando a casa 61,15 milioni in più del previsto, somma dei 43,15 già assegnati dalla prima bozza elaborata dal ministero della Salute con altri 18 milioni di quota premiale legata ai costi standard. Ciò significa che nonostante il taglio di 1 miliardo e 300 milioni inferto al Fondo sanitario dal governo, la nostra regione non perde 80 milioni come annunciato, ma solo 19. Dieci dei quali «regalati al Sud», per coprire i bilanci in rosso.
La seconda vittoria sono proprio i costi standard, nuovo criterio di riparto che ha sostituito la spesa storica e la «deprivazione» (povertà), per anni colpevoli di indirizzare più soldi alle giunte sprecone, penalizzando quelle virtuose. Il Veneto, insieme a Emilia e Umbria, è stata infatti presa a parametro dallo Stato per la distribuzione dei denari, in qualità di «regione benchmark». E proprio da Coletto, coordinatore degli assessori alla Sanità, è arrivata l’idea vincente per trovare la quadra con le realtà uscite bastonate dalla nuova spartizione della torta: prime fra tutte Lazio e Campania, seguite da Liguria, Molise, Abruzzo, Calabria, Umbria e Lombardia. «Ho proposto di utilizzare un fondino di 429 milioni di euro, composto dalle quote premiali 2012 e 2013, per riequilibrare le perdite più consistenti dei territori usciti con meno soldi dal riparto e nello stesso tempo premiare chi ha lavorato bene — spiega Coletto —. Un’integrazione alla proposta del governo che ha funzionato». Di questi 429 milioni, 245 sono dunque andati a Lazio, Campania, Liguria, Molise, Abruzzo, Calabria, Umbria e Lombardia; altri 100 alle giunte virtuose (Veneto, Emilia, Umbria, Marche, ancora Lombardia e Abruzzo, distrutto dal terremoto) come quota premiale; e gli ultimi 84 ancora alla Campania e ad altre regioni del Sud particolarmente indebitate. «Complessivamente per noi è andata bene — sottolinea Coletto — il miliardo e 300 milioni in meno rispetto al Fondo sanitario dell’anno scorso è stato ripartito equamente tra tutti e alla fine ha prevalso il buonsenso. E’ stato riportato l’equilibrio generale ma soprattutto ha finalmente vinto il criterio dei costi standard, che per i prossimi anni imporrà a tutti l’equilibrio di bilancio, la soddisfazione dei Livelli essenziali di assistenza, perciò chi meno servizi erogherà meno soldi avrà, la centrale unica di acquisti e altri paletti necessari a riportare le Regioni allo stesso livello. E quindi a ridurre la mobilità di pazienti da una parte all’altra d’Italia. E’ un percorso virtuoso — aggiunge l’assessore — che fa della Salute l’unico ambito in cui vige il federalismo. Ora speriamo che il governo non ricentralizzi tutto, come vorrebbe fare».
«E’ andata molto bene — conviene Mantoan — grazie ai costi standard e alla quota premiale abbiamo recuperato 61 milioni, che con mio decreto aggiungeremo al riparto alle Usl già approvato la scorsa settimana in giunta sulla base della somma assegnata al Veneto da Roma nel 2012 ma decurtata di 80 milioni. Ora possiamo reintegrarne 61, per noi è una grande vittoria, in particolare dopo la scure statale caduta sul Fondo sanitario nazionale». Un’accelerata alla trattativa l’hanno imposta anche le dimissioni (probabilmente simboliche) messe sul tavolo dal presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al culmine della lite con il Sud. Un gesto inaspettato, che ha avuto la ricaduta positiva di portare l’assemblea verso la soluzione della contesa. «L’accordo faticosamente raggiunto può cominciare a segnare la fine degli sprechi in sanità — esulta il governatore Luca Zaia —. Il Veneto ha vinto una battaglia durata tre anni: questo è un giorno storico, che più di qualcuno pensava non arrivasse mai. Una vera svolta, che farà sentire i propri effetti per molto tempo, rendendo giustizia dei tanti anni nei quali i soldi venivano dati in base alla spesa storica. E così chi più spendeva più prendeva, a cominciare dagli spreconi, e chi faceva le cose per bene finiva sempre per pagare anche per gli altri».
Il più è fatto, ma non è ancora finita. Per completare il quadro manca il Patto per la Salute, che dovrà tracciare le nuove linee guida della sanità, alla luce dell’introduzione dei costi standard. «Ho sollecitato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (che oggi sosterrà l’audizione in Commissione Affari Sociali proprio sulle iniziative in corso per la definizione del Patto, ndr), a illustrarcelo al più presto — rivela Coletto —. Tra le altre misure, il documento in questione dovrà definire le dotazioni standard di amministrativi, infermieri e medici per ogni specialità. I dipendenti in più saranno pagati dalla Regione interessata in base a posti letto e intensità delle cure». Il problema è che sul Patto per la Salute incombe lo spettro della spending review, che le Regioni vorrebbero scongiurare. Da qui l’esigenza di incontrare al più presto la Lorenzin.
Sanità: il Veneto evita la scure sul budget
Due giorni di tiro alla fune, il ballo la spartizione del Fondo nazionale della sanità. Trattative, urla, velate minacce, ultimatum. Alla fine, l’intesa è stata raggiunta e il Veneto ha salvato la pelle. La torta imbandita dal ministro Beatrice Lorenzin ammontava a 104 miliardi con un taglio di 1,3 rispetto all’anno scorso. Secondo rigidi criteri matematici, alla Regione veneta sarebbero spettati 90 milioni in meno ma a raddrizzare le sorti nostrane è valsa l’introduzione dei costi standard che da quest’anno premia le amministrazioni virtuose e penalizza gli spreconi. Morale della favola: per il 2013(non è un refuso, lo Stato finanzia le spese dell’anno corrente a fine dicembre) la sanità del Veneto può contare su 8 miliardi e 495 milioni contro gli 8,530 del 2012; la scure prevista – che colpito quasi tutti – è stata notevolmente smussata dai 18 milioni premiali per i conti in ordine. Non è tutto, a denti stretti la Conferenza ha deciso che l’applicazione dei costi standard sarà integrale e senza sconti. Stanco ma felice l’assessore Luca Coletto: «Un bel colpo, per la prima volta il nostro impegno in termini di rigore di bilancio, rispetto dei Livelli essenziali di assistenza, attivazione delle centrali di acquisto uniche e altri parametri virtuosi, ha ottenuto un riconoscimento concreto. Direi che è stata premiata l’equità e questo ci ha consentito di salvaguardare sostanzialmente il nostro budget a fronte di una riduzione cospicua di fondi». La delegazione veneta, al culmine della trattative, si è ritrovata contro le indebitatissime Campania e Calabria, decise a contendergli i quattrini. Di più, l’asse con la Lombardia non ha retto a lungo; l’assessore di Maroni, inviperito per aver dovuto rinunciare a 200 milioni ha apostrofato duramente il “mastino del budget” Domenico Mantoan, reo di non aver ceduto un centesimo nella trattativa. Gongola Luca Zaia: «L’accordo faticosamente raggiunto può essere l’inizio della fine degli sprechi in sanità. Il Veneto ha vinto una battaglia durata tre anni perché l’intero riparto del Fondo è stato compiuto sulla base dei costi standard. Un giorno storico che più di qualcuno pensava non arrivasse mai», il commento del governatore, che ringrazia Coletto e con lui «la grande squadra della nostra sanità, dai manager all’ultimo dei dipendenti delle Ulss: il loro impegno consente ogni giorno al Veneto di essere la Regione guida dell’aspetto della vita che più interessa le persone: la salute».
Corriere Veneto e il Mattino di Padova – 20 dicembre 2013