Tutti promossi. La giunta Zaia ha approvato lo scorso 18 agosto le «pagelle» 2014 dei direttori generali delle Usl, delle Aziende ospedaliere e dello Iov, una valutazione da quest’anno obbligatoria per legge, da cui dipende (almeno in linea teorica) l’attribuzione del premio riconosciuto per contratto ai manager, fino al 20% in più sulla retribuzione annuale di 123 mila euro lordi. Il giudizio finale è il frutto dell’incrocio di tre diverse valutazioni: quella della giunta, che pesa 75 punti su 100 e si basa sulla garanzia dei livelli essenziali di assistenza (in particolare il rispetto dei tempi nelle liste d’attesa) e sul rispetto dei vincoli di bilancio; quella della commissione Sanità del consiglio, basata sull’aderenza dell’attività alla programmazione regionale, che pesa 5 punti; e, infine, quella della Conferenza dei sindaci, che pesa 20 punti e valuta la qualità e l’efficacia dei servizi socio sanitari sul territorio.
Il meccanismo cambia leggermente per le aziende ospedaliere di Padova e Verona e per lo Iov, che non dovendo rispondere ad una Conferenza dei sindaci sono valutate per l’80% dalla giunta e per il 20% dal consiglio.
Se ne deduce che le fortune dei direttori generali sono appese soprattutto al verdetto di Palazzo Balbi, che evidenzia performance generalmente elevate, in qualche caso (Feltre, Venezia, Adria) già di per sé sufficienti a superare la soglia dei 70 punti che segna il raggiungimento «in modo soddisfacente» degli obiettivi. L’Usl che ottiene il voto più basso (59,15), dovuto sostanzialmente al deficit di 26 milioni registrato a fine anno, è quella di San Donà di Piave guidata da Carlo Bramezza, che comunque con i 20 punti poi incassati dalla Conferenza dei sindaci approda comunque a quota 80. I sindaci manifestano complessivamente un certo apprezzamento per il lavoro delle loro Usl (i giudizi ondeggiano da 16 a 20) con un’unica eccezione, che balza agli occhi: Bussolengo. Qui i primi cittadini affibbiano al direttore generale Alessandro Dall’Ora un misero «8», permettendogli così di raggiungere di un soffio la sufficienza (70,13). Il motivo? Paradossalmente, raccontano a Palazzo Balbi, è colpa di un eccesso di virtuosità: l’Usl 22 ha infatti chiuso il 2014 con un utile record di 20 milioni, ottenuto (anche) grazie ai sacrifici imposti ai servizi sociali, che giocoforza ne hanno risentito. E i sindaci non hanno gradito. Ora manca l’ultimo tassello, il voto del consiglio, che però l’anno scorso ha preferito rinunciare, accontentandosi del lavoro fatto dalla giunta e dalla Conferenza dei sindaci. Una scelta che potrebbe ripetersi anche quest’anno. (Marco Bonet- Il Corriere del Veneto – 3 settembre 2915)
Sanità, manager veneti promossi in blocco
di Filippo Tosatto. I 24 manager della sanità veneta hanno superato l’asticella, incassando la promozione congiunta della Regione e dei sindaci. Con alterna fortuna, certo: le pagelle assegnate per il 2014 spaziano dai 92,17 punti (su un massimo di 100) riservati al direttore generale dell’’UIss di Adria Pietro Girardi (il primo della classe) agli striminziti 70,13 di Alessandro Dall’Ora (Bussolengo) che oltrepassa di una frazione appena la soglia (70) della sufficienza. In generale, note di merito per Adriano Rasi Caldogno (91,67) a Feltre e per Giuseppe Dal Ben (90,98) a capo di Venezia e di Chioggia; bene anche Francesco Benazzi (Alta Padovana) che si attesta a 89,35. La classifica, tuttavia, fotografa solo parzialmente l’andamento dei poli sanitari.
Perché la valutazione annuale (diventata obbligatoria per legge) chiama in causa tre soggetti, animati da obiettivi e sensibilità talvolta divergenti: la Giunta regionale, che dispone di 75 punti (80 nel caso delle Aziende di Padova e Verona e dello Iov) e assume come criterio fondamentale il rispetto degli equilibri di bilancio prefissati, affidando il “giudizio” ai dirigenti di settore; la conferenza dei sindaci del bacino di appartenenza delle UIss, che dispone di 20 punti ed è particolarmente attenta al volume delle prestazioni erogate e agli investimenti sul territorio; e la quinta commissione del Consiglio del Veneto (5 punti) che l’anno scorso ha rinunciato ad esercitare il voto dichiarandosi sprovvista dei necessari elementi di valutazione. Esemplifichiamo: Dall’Ora (Bussolengo) ha totalizzato un avanzo attivo di 20 milioni che gli è valso la promozione della Giunta e la secca bocciatura dei sindaci, irritati dai rigidi limiti di spesa; viceversa, Carlo Bramezza (Veneto Orientale) ha chiuso i conti con un deficit di 16 milioni: inevitabile la matita rossa della Regione, prevedibile il sostegno pieno degli amministratori locali, sufficiente a evitargli la bocciatura. Se la cava bene Claudio Dario, alle prese con il colosso ospedaliere di Padova e così Domenico Mantoan, in veste di commissario straordinario allo Iov: per quest’ultimo – direttore generale della sanità del Veneto – c’era il rischio di ritrovarsi nel ruolo di controllore-controllato: «Non è stato cosi», assicura «il mio lavoro è stato valutato dai dirigenti competenti in base ai criteri di partenza, esattamente com’è avvenuto per gli altri. Io mi sono limitato ad assemblare i punteggi e a trasmetterli all’assessore».
Da notare che le “pagelle” non hanno un valore puramente indicativo ma condizionano i premi economici previsti dal contratto dei manager; che include uno stipendio annuale lordo di 123 mila euro e prevede un incentivo modulato fino al 20% della retribuzione di partenza. L’unico a non ricevere un quattrino sarà Mantoan, la cui supplenza allo Iov non prevede emolumenti. Si consolerà (cosi sussurrano a Palazzo) con l’imminente conferma alla direzione regionale. (Il Mattino di Padova – 3 settembre 2015)
3 settembre 2015