Sembra un paradosso. Il virtuoso Veneto, preso dal ministero della Salute a parametro di riferimento insieme a Umbria ed Emilia per distribuire il Fondo sanitario nazionale 2013 secondo il nuovo criterio dei costi standard, deve lottare per non farsi sottrarre soldi dalle Regioni in rosso. Da ieri Luca Coletto, coordinatore nazionale degli assessori alla Sanità, e Domenico Mantoan, segretario regionale di settore, stanno discutendo in sede di Conferenza Stato-Regioni la proposta di riparto presentata dal ministro Beatrice Lorenzin, che prevede un totale di 107 miliardi di euro: 104 miliardi e 82 milioni già incasellati in una tabella provvisoria appunto al centro della trattativa, più 2,6 miliardi vincolati e altri 267 milioni accantonati da aggiungere.
Al momento dei primi 104 miliardi e 82 milioni assegnati, al Veneto vanno 8 miliardi e 478.300.592 euro, lo 0,51% in più rispetto all’anno scorso. Parliamo di +43,15 milioni. Troppo poco, secondo Coletto e Mantoan, che combattono per rosicchiare qualcosa in più, anche se pare impossibile riuscire a toccare quota 8,6 miliardi. L’ipotesi più realistica sarebbe portare a casa un +60/80 milioni.
A tale scopo il Veneto ha fatto squadra con la Lombardia, che dal nuovo riparto perde uno 0,11% di risorse (-18,2 milioni), finendo dietro il segno meno insieme a Liguria, Molise, Abruzzo, Calabria, Umbria, Lazio e Campania. Proprio queste ultime due Regioni si sono alleate per capovolgere la situazione, frutto delle due novità introdotte nella determinazione del riparto: la cancellazione del «lapis», quella sorta di mediazione politica parallela con cui le Regioni fino all’anno scorso «sistemavano» le differenze più eclatanti, e l’ultimo censimento Istat utilizzato per calcolare la popolazione su cui definire le somme. Quella veneta considerata conta 4.853.657 unità. Gli altri territori che, per ora, dal riparto 2013 ci guadagnano sono Bolzano e Trento, Valle D’Aosta, Sicilia, Friuli, Puglia, Marche, Sardegna, Piemonte, Toscana, Emilia e Basilicata. «Il ministero non avrebbe dovuto rendere pubbliche le tabelle con tanto anticipo — nota Roberto Ciambetti, assessore al Bilancio — così ha scatenato la guerra da parte delle giunte sempre in rosso e per questo abituate ad ottenere di più». E invece, grazie ai costi standard, per la prima volta ad essere premiate sono le realtà virtuose. «Stiamo ancora trattando, ma non andiamo male — dice Coletto —. Dopo anni di tormentoni su criteri bizzarri come la deprivazione (povertà, ndr), finalmente si ragiona sui costi standard puri, pur con qualche compensazione. Se fossero adottati anche in altri ambiti, insieme al federalismo, la svolta per ricostruire l’Italia sarebbe certa. I risultati in Sanità iniziano finalmente a vedersi». Conclusa alle 21.30 di ieri, la discussione a Roma ricomincia stamattina.
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 19 dicembre 2013