Tutto come da copione del format Sky: i podi e la chiamata all’americana nello studio di Milano, l’interazione con sostenitori e opinionisti collegati da Mestre, le voci dei cittadini affidate alla video-box allestita in piazza Ferretto prima che il diluvio facesse scappare tutti al Laguna Palace, la massima diffusione attraverso le più varie piattaforme satellitari e digitali, le domande incrociate fra competitor e supporter dei fronti opposti.
In ordine di sorteggio, Jacopo Berti, Luca Zaia, Flavio Tosi e Alessandra Moretti: solo quattro dunque, e non sei come invece sono i candidati alla Regione, il che ha scatenato la rabbia sui social network dei simpatizzanti di Laura Di Lucia Coletti (L’Altro Veneto) e Alessio Morosin (Indipendenza Veneta), tanto che quest’ultimo ancora a ridosso della sigla iniziale provava a suonare il campanello per entrare e quattro suoi sodali iniziavano lo sciopero della fame, ritenendo offensiva la controproposta di un tête-à-tête nel pomeriggio. «Sky Tg 24 – ha replicato il conduttore Gianluca Semprini – precisa che, nell’esercizio della propria autonomia editoriale, ha organizzato più confronti ai quali tutti sono stati invitati. Il notaio finisce qua, ora inizia il giornalista. Speriamo stiate serenissimi. E allora parliamo proprio di autonomia e indipendenza».
Così è iniziato ieri sera l’atteso confronto in tivù dedicato al Veneto. Con il referendum, appunto. Berti: «Lo otterremo come in Lombardia e poi deciderò per chi votare». Zaia: «Difenderemo fino in fondo le leggi impugnate da quel governo che dice di essere a favore della devolution». Tosi: «L’autonomia va anche praticata e non solo predicata. Ricordo che sono stato espulso perché pretendevo che la Liga Veneta non prendesse ordini da via Bellerio». Moretti: «Avvierò col governo una trattativa seria per ottenere più competenze e più risorse come previsto dalla Costituzione». Dopodiché scintille sulla sanità, con l’infinita sfida sui numeri tra il leghista («95.300 dipendenti), il centrista («no, sono 60.000) e la democratica («siamo scivolati dalla seconda alla quinta posizione»), con giro di contro-repliche per smentire nuovamente gli avversari, mentre il grillino sparava contro tutti («fuori la politica dalla salute»). A proposito di partiti, e riferimenti nazionali, trionfo trasversale dell’orgoglio. Tosi: «Non rispondo a nessun leader, nel mio schieramento ci sono 21 dei 37 consiglieri della maggioranza uscente». Moretti: «È vero, nel 2012 ho detto quello che ho detto su Renzi, ma quella era una competizione per le primarie». Berti: «Non finirò mai di ringraziare Beppe e Gianroberto per avermi ridato la speranza, ma il mio verbo sono i 9 milioni di italiani che credono in un’alternativa ai partiti». Zaia: «Per coerenza condivido la linea di Salvini, ma non riceverò mai pressioni nell’amministrare».
Ancora più bipartisan è stata però la posizione sui costi della politica: ora sui tagli sono tutti d’accordo. Tosi, che ha dichiarato di possedere «un’auto, una Vespa di trent’anni fa, una casa di proprietà e un terzo di un’altra, entrate per 70 mila euro», ha sentenziato: «L’emolumento dei consiglieri regionali è troppo alto, il vitalizio va ricalcolato col metodo contributivo». Moretti, che ha rivelato di avere «una casa e nessun reddito, visto che mi sono dimessa da europarlamentare») ha promesso: «Via libera al ricalcolo contributivo e stop all’assegno di fine mandato». Berti, che ha confidato di percepire «1.500 euro al mese, ma dipende dai mesi, perché sono un giovane imprenditore», ha garantito: «No al trattamento di fine rapporto e basta con questi odiosi privilegi». Zaia, che ha mostrato il suo cedolino («96.147 euro di imponibile, nessuna proprietà, pure la Fiat 500 gialla è a noleggio), ha assicurato: «Elimineremo sia il vitalizio che l’assegno di fine mandato».
Chiusura con l’esito del voting , da parte del pubblico, «sul candidato più convincente». Avvertenza doverosa: «Non è un sondaggio, ma una manifestazione d’opinione». Per quel che vale il responso del tasto verde del telecomando e dell’app del canale, la classifica dice Zaia 36%, Moretti 29%, Berti 23% e Tosi 12%. Ora non resta che attendere il voto vero, quello del 31 maggio.
Il Corriere del Veneto – 22 maggio 2015