Per recuperare risorse a sostegno della riforma prevista dal Piano sociosanitario (taglio dei letti ospedalieri e potenziamento dell’assistenza territoriale) senza toccare i servizi al cittadino o il personale dedicato, bisogna ridurre gli amministrativi (non significa licenziare ma non sostituire pensionamenti e trasferimenti) ed eliminare gli uffici-doppione nelle Usl. Così si risparmierebbero oltre 50 milioni di euro l’anno. E’ la linea che accomuna i cinque candidati alle Regionali, ieri al centro dell’incontro organizzato a Padova dal Coordinamento delle professioni sanitarie del Veneto, presieduto da Cristina Panizza, ostetrica. «Se moltiplichiamo la terna direttore generale-sanitario e amministrativo per 24 aziende e ci aggiungiamo un’altra settantina di figure apicali, superiamo i 142 dirigenti — ha ricordato il governatore Luca Zaia —. L’unica scelta che abbiamo potuto fare, nel rispetto della legge, dei contratti nazionali di lavoro e del blocco del turn-over imposto dal governo, è l’incremento dei professionisti sanitari a scapito degli amministrativi».
«Ci vuole una riorganizzazione che riduca ancora i dirigenti — ha detto Maria Elena Martinez (M5S), anestesista all’ospedale di Mirano — e non i letti per acuti, invece da implementare. Va poi creata una dirigenza competente, che nasca da concorsi pubblici e non da scelte politiche». «La sfida è rendere la sanità più rispondente ai nuovi bisogni di un Veneto in cui un residente su 5 ha più di 65 anni — ha notato Alessandra Moretti (Pd) —. Bisogna investire in macchinari e personale e potenziare l’assistenza territoriale ai cronici, con Medicine di gruppo, hospice e prevenzione. Le risorse si ricavano dal taglio degli sprechi, cioè della burocrazia e delle Usl. Ho un piano che le porta da 21 a 8».
In linea Flavio Tosi: «Il Piano sociosanitario prevede Usl con un bacino di 200/300mila utenti, perciò ne rimarrebbero 14, salvaguardando la specificità montana di Belluno. Per arrivarci bisogna iniziare a ragionare in termini di area vasta: oggi ognuna delle 21 Usl ha un proprio ufficio tecnico, uno del personale, uno della logistica e così via. Uno spreco, inizino a gruppi di 4/5 a metterli in comune e magari assumano pure la gestione diretta del farmaco, che consente di risparmiare la metà della spesa. Così le uscite diminuiranno senza incidere sui servizi al cittadino e le risorse recuperate potranno essere investite sul territorio». Ha ampliato la proposta Gabriele Raise, fisioterapista e rappresentante de «L’altro Veneto» di Lucia Coletti: «Si deve agire anche sul ticket, per la ricaduta sul cittadino e il fatto che favorisce i privati».
E a proposito di personale, una scintilla è volata tra gli ex «gemelli» della Lega Zaia e Tosi. «Per superare il blocco del turn-over imposto dal governo, una via d’uscita c’è, io l’ho percorsa quando ero assessore regionale alla Sanità — ha ricordato il sindaco di Verona —. E cioè ricorrere alla clausola che lo prevede salvo interruzione del pubblico servizio, in base alla quale la Regione può autorizzare un’azienda sanitaria a nuove assunzioni in deroga al blocco». «Ho ben chiaro che lo sforamento del tetto può essere raggiunto in questo modo — ha replicato Zaia — ma poi interviene la Corte dei Conti. Che infatti ci ha sbranati: oggi mi ritrovo con un direttore generale che deve pagare una sanzione di 400 mila euro». Fra i due si è inserita la Moretti: «Sul turn-over il ricambio è stato molto inferiore rispetto a quello previsto dal governo, il che significa che c’è molta discrezionalità da parte della Regione. Non è sempre tutta colpa del governo». A questo punto il moderatore, Donato Lancellotti, ha riportato il timone sui tre argomenti messi sul tavolo dal Coordinamento, cioè il concorso unico per le 22 professioni sanitarie divise nelle 4 aree ostetrico-infermieristica, riabilitazione, fisioterapia e prevenzione, un tavolo tecnico permanente con la Regione e la lotta all’abusivismo professionale. Punti sui quali i candidati hanno trovato di nuovo l’accordo, approvando il tavolo unico e invocando contro gli abusivi l’obbligatorietà di un Albo delle professioni sanitarie e pene più severe (Zaia: «Già presentate cento denunce, ma aspetto sempre segnalazioni»).
Altrettanto caro a tutti il tema di affidare l’organizzazione della sanità anche a chi ci lavora, da affiancare ai manager. «Deve tornare in mano a persone competenti, che sanno di cosa parlano, non ai burocrati — ha riassunto la Martinez —. Non si può, per esempio, far gestire l’assistenza territoriale a un oculista». «E magari inseriamo personale giovane — ha aggiunto Raise — in grado di rispondere alle nuove performance di settore».
Michela Nicolussi Moro – 19 aprile 2015