L’ospedale di Adria perde i reparti già presenti a Rovigo. Varate le nuove schede ospedaliere dalla giunta Zaia e in attesa del via libera da parte della commissione regionale Sanità, il Polesine si interroga sull’opportunità di unificare le due Usl del territorio, la 18 di Rovigo e la 19 di Adria.
Certo, pare difficile ipotizzare una fusione entro la fine del mandato triennale appena iniziato dei direttori generali Arturo Orsini e Pietro Girardi, ma è chiara la volontà di politici e tecnici di potenziare le collaborazioni ed eliminare i doppioni, al fine di razionalizzare i servizi. E nell’ottica di prepararsi al secondo step della riforma sanitaria, annunciato dal presidente del Veneto, ovvero la riduzione del numero delle Usl, oggi a quota 21. La base del lavoro è stata tracciata proprio dalle schede, che hanno trasferito dall’ospedale di Adria a quello di Rovigo molte specialità: l’Emodinamica, l’Ortopedia, l’Anatomia patologica, il laboratorio analisi, la Medicina trasfusionale e la Microbiologia, ridimensionando l’Oculistica a regime diurno/ambulatoriale. «Consolidare il coordinamento ci permetterà di contenere i costi — spiega Girardi — mentre per gli utenti non cambierà nulla nell’erogazione delle prestazioni». Il coordinamento, inoltre, prevede anche l’integrazione delle strutture sul territorio, che già avviene per esempio nella gestione unificata delle prenotazioni e delle liste d’attesa per le case di riposo. «L’obiettivo è integrare le strutture in un sistema territoriale compiuto — aggiunge Orsini — così da facilitare l’accesso a servizi il più possibile adeguati».
Insomma, il tema di una fusione futura non pare un tabù tra i professionisti del settore. «Se ne può parlare, sulla scorta di un progetto circostanziato — sostiene Francesco Noce, presidente dell’Ordine dei medici di Rovigo — la cooperazione già c’è e sembra funzionare, con effetti positivi pure sulla qualità del lavoro dei camici bianchi. Nel percorso però i territori debbono essere opportunamente coinvolti, perché la redistribuzione dei servizi avvenga nella maniera più rispondente alle esigenze degli utenti. Pensiamo, per esempio, alla localizzazione dei futuri ospedali di comunità. Il lavoro è in progress e, appunto, siamo disponibili a porci senza pregiudizi rispetto alle sfide, a patto che le valutazioni siano ben ponderate». Posizione non dissimile da quella di Graziano Azzalin, consugliere regionale del Pd, che assicura: «Non abbiamo preclusioni sull’unificazione delle due Usl polesane, che infatti stanno stringendo sempre più i rapporti. Il progetto però andrà affrontato più avanti, per via legislativa».
E’ d’accordo il sindaco di Rovigo, Bruno Piva, che mette in campo anche la propria esperienza di medico: «Intanto vediamo di completare il progetto di riorganizzazione legato alle nuove schede ospedaliere: chiusa questa fase, se ne può sicuramente parlare». E che la prospettiva non debba spaventare lo sostiene il vicesindaco Gianni Antonio Saccardin: «Non è un epilogo scontato, ma dobbiamo ragionarci anche perché, nella prospettiva di uno smantellamento della Provincia, l’Usl unica potrebbe affermarsi non solo come un servizio per il territorio, ma anche un elemento costitutivo della sua identità»
Corriere del Veneto – 23 giugno 2013