Da giovedì, l’angelo sopra il cupolone di via Olgettina — 2,5 milioni di euro, spesi nel 2009 da don Verzè – guarda dall’alto le luci del presidio dei lavoratori. Che non si spengono mai. È una protesta no-stop quella organizzata dai dipendenti del San Raffaele contro le procedure di licenziamento di 244 lavoratori, avviate dall’azienda per chiudere in pareggio il bilancio dell’ospedale, rilevato a gennaio dal Gruppo Rotelli per405 milioni di euro. «È un attacco alla sanità lombarda, sotto gli occhi di tutti – tuona Angelo Mulè — non possiamo permetterlo: non devono pagare solo i lavoratori».
Quella dell’ex Monte Tabor non è l’unica crisi che, nelle ultime settimane, si è aperta della sanità lombarda, fiore all’occhiello dei 17 anni di Formigoni. Solo a Milano, entro la fine dell’anno un migliaio tra medici e infermieri andrà in pensione. Ma soltanto 445 saranno sostituiti, mentre quasi tutti i contratti precari, in ossequio alla spending review di agosto, non saranno rinnovati. Una mannaia. Che all’ospedale San Paolo ha portato i lavoratori a occupare gli uffici della direzione, chiedendo il rinnovo dei precari — una cinquantina quelli a rischio — e la riapertura dei reparti di neurologia e nefrologia, chiusi prima dell’estate. E mai più riaperti. A livello regionale, secondo la Cgil, infermieri e tecnici precari a rischio sarebbero almeno 2mila. Così, all’Azienda ospedaliera di Pavia, 50 medici e 150 infermieri non sanno che fine faranno: hanno contratti a tempo determinato che non verranno rinnovati. Ai medici la direzione dell’ospedale ha proposto contratti libero-professionali, mentre il destino dei dipendenti del comparto resta incerto. E ancora: al Carlo Poma di Mantova in 400 tra infermieri e tecnici non sanno dove lavoreranno nei prossimi mesi. L’ ospedale nel 2004 ha avviato una “sperimentazione gestionale” sui presidi di Suzzara, Castiglione delle Stiviere e Volta Mantovana. In pratica, li ha dati in gestione a dei privati, che ne hanno curato la ristrutturazione. Con la spending review, però, la direzione del Carlo Poma deve rimpiazzare i contratti precari non rinnovati: da qui, la decisione di richiamare i dipendenti che, pur rimanendo a carico del servizio pubblico, negli ultimi anni hanno lavorato nelle tre strutture della sperimentazione. «Ma così – attacca Florindo Oliviero, segretario regionale della Funzione Pubblica – i tre presidi sarebbero sguarniti del personale pubblico, e sarebbero privatizzati di fatto. Senza contare i disagi per i lavoratori, costretti a spostarsi anche a 100 chilometri di distanza dal vecchio posto di lavoro. È inaccettabile che la Regione non intervenga». A soffrire, non è solo il corn-parto pubblico: la Multimedica — holding da 2.024 dipendenti, tra Milano eVarese — ha annunciato la cassa integrazione a rotazione per 320 tra infermieri, tecnici e amministrativi. Scopo: superare la crisi «dovuta ai tagli lineari operati al servizio sanitario nazionale dalle diverse manovre economiche definite dal governo Berlusconi prima e Monti poi», si legge nella nota dell’azienda. Una crisi nera, insomma. . E che colpisce il fiore all’occhiello del governo Formigoni: «Nella sanità la Lombardia è modello per il resto di Italia», ha ripetuto più volte il governatore. Del resto, stando ai numeri, la regione primeggia su tutti, con i suoi 102.418 impiegati nel settore sanitario: il Veneto, “seconda classificata”, ne conta “solo” 59.609. Ma tra inchieste giudiziarie e spending review, sembrerebbe che i giorni dorati siano finiti. E che quel sistema tanto vantato, adesso siasul punto di crollare: «Se non si sa né cosa succederà nei prossimi mesi e chi guiderà la Regione— si mormora nelle corsie degli ospedali, dove alcuni direttori generali sentono vacillare sempre più la sedia occupata – come si può affrontare una situazione del genere?». Difatto, la spending review d’agosto è stata impietosa: alla sanità lombarda ha sottratto 144 milioni di euro per il 2012 e altri 225 milioni peril 2013:
da qui, le nuove misure, come il taglio del 15percento dellerisorse peri medici di famiglia e 1’1 per cento dei ricoveri ai privati. Che, soprattutto, vedranno calare i rimborsi per le Funzioni non tariffabili, su cui verte l’inchiesta sulla Fondazione Maugeri (che in questo modo ha incassato 200 milioni di euro in più in dieci anni) , in cui è indagatolo stes so F ormigoni. Perle funzioni speciali si passa dai 994 milioni del 2011, ai 985 del 2012 e ai 960 del 2013. La coperta, insomma, è corta: al San Raffaele hanno calcolato che i fondi in arrivo dal Pirellone diminuiranno di 17 milioni di euro. Un colpo duro, ironico quasi, se si dà un’occhiata a quel motto — tanto voluto da don Verzè – che campeggia all’ingresso del Monte Tabor: «Con la fe4e, tutto è possibile».
Repubblica – 5 novembre 2012