Roberto Turno. «Per me sono indispensabili: vanno previsti nei fondi per il 2016 con la manovra». Al ministero della Salute stanno affannosamente rivedendo i conti e la sorpresa è già arrivata alle stelle, con prevedibile disappunto del ministro dell’Economia: i nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza), che le Regioni hanno da tempo accantonato, costeranno 900 mln in più, quasi il doppio di quanto era stato inizialmente stimato dallo stesso ministero della Salute.
E ora la ministra Beatrice Lorenzin chiede di passare all’incasso e di avere quella quota garantita dalla legge di Stabilità 2016. Proprio mentre il premier Matteo Renzi ha fatto scattare l’allarme in tutto il “mondo sanitario” annunciando che l’asticella delle risorse per asl e ospedali salirà di 1 mld rispetto a quest’anno, in pratica sottacendo che la quota di 111 mld sarà inferiore di 2 mld rispetto a quanto previsto e appena confermato anche con la nota di variazione al Def , ecco che la ministra della Salute rilancia.
E riporta in alto l’asticella delle necessità finanziarie per la salute pubblica. Altroché taglio di 2 mld: i 111 mld dichiarati per il 2016 da Renzi non basteranno, ha detto ieri a chiare lettere in una audizione in commissione al Senato. Anche perché c’è la partita spinosa dei contratti da rivedere dopo la sentenza della Consulta. E perché c’è il capitolo della stabilizzazione dei precari anche in sanità,ha detto la ministra rivendicando la par condicio e le stesse chance tra dottori e insegnanti che vivono nell’incertezza di un lavoro in bilico: «Dopo i precari della scuola – ha detto Lorenzin ai senatori, ma inviando il messaggio al Governo – vanno stabilizzati anche quelli del Ssn». Che sono parecchie migliaia, anche se non di sicuro quanti nel “pianeta istruzione”.
La partita della sanità resta insomma tra quelle più complicate – socialmente, finanziariamente, ma anche nei rapporti sempre molto tesi con i sindacati medici – nel rompicapo ancora senza soluzioni definitive della manovra di bilancio per il 2016. Lorenzin dovrà scalare la montagna di via XX Settembre, e non solo. Intanto gioca questa partita per raschiare qualcosa dal barile. Con i governatori che stanno giocando la loro, di partita, e che non a caso hanno finora stoppato sia i Lea che altri provvedimenti del «Patto per la salute» della ministra. «Vedere moneta, dare cammello», è non a caso da tempo la posizione delle Regioni. Che con il loro rappresentante, Sergio Chiamparino (Piemonte), hanno già chiesto un «incontro urgente» a Renzi. Questione di miliardi (almeno 2) di euro che non tornano, secondo loro, tanto più dopo il taglio 2015 da 2,35 mld che si trascinerà anche nel 2016. Con un insieme di altre partite – non ultima quella dei farmaci, dai tetti di spesa alle medicine innovative e alla loro collocazione finanziaria nei tetti della farmaceutica – ad alta tensione da portare a soluzione in tempi brevi.
Batte cassa, la ministra. Ma ripete il leit motiv degli sprechi e dell’appropriatezza. Con quel Dm che taglia 208 prestazioni che peraltro verrà modificato e per ora resta nel cassetto. Se ne ragionerà con i medici e con le regioni. E a proposito di medici, giura Lorenzin, nessuno vuole demonizzarli: saranno puniti solo «solo in caso di crimini». Quanto agli italiani «non cambia nulla, nulla, nulla», giura esasperata la ministra da queste settimane di passione e di «errori nella comunicazione». Errori della stampa, naturalmente. Quando c’è bisogno, nessuno negherà niente a nessuno, è la promessa. Parola di ministra. Che col premier cerca ora la pace con i medici. Quelli che hanno la coscienza a posto, s’intende.
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 3 ottobre 2015