Sì di Lega e Pdl ieri in commissione sanità al Pdl 339, tornato in commissione dopo lo stop del consiglio regionale dei giorni scorsi. Rispetto al testo iniziale, proposto a marzo da Padrin, le nuove disposizioni si limitano a regolare il percorso di accreditamento per i nuovi soggetti privati. Sono stati accantonati, invece, (onde evitare altri inciampi nel percorso verso l’approvazione definitiva del provvedimento) articoli ed emendamenti non strettamente legati all’accreditamento, come quello che riguardava i Dipartimenti di prevenzione e i servizi veterinari e che prevedeva in proposito modifiche al Pssr.
Il fine dichiarato è ampliare l’offerta di visite specialistiche, prestazioni diagnostiche, analisi e fisioterapia estendendo in modo omogeneo la rete degli ambulatori privati accreditati a tutto il territorio regionale, aprendo le porte a nuovi soggetti, sinora rimasti in lista di attesa. Ma al tempo stesso, con le nuove norme approvate oggi dalla commissione Sanità (con il voto a favore di Pdl e Lega, il voto contrario della Sinistra veneta e l’astensione del Pd, mentre Idv e Futuro popolare non hanno partecipato al voto), la Regione tenta di mettere le briglie a un settore, quello delle 200 strutture ambulatoriali private accreditate in Veneto, che fattura 160 milioni di euro l’anno (erano 190 prima dello storno di 30 milioni per finanziare l’apertura notturna delle radiologie degli ospedali) ed eroga oltre 20 milioni di visite specialistiche l’anno, integrando il servizio sanitario pubblico.
Questi i due obiettivi, tra loro complementari, del progetto di legge “Disposizioni in materia di promozione della qualità dell’assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale”, riapprovato dalla commissione presieduta da Leonardo Padrin (presenti l’assessore Luca Coletto e il segretario regionale Domenico Mantoan) , dopo lo stop impresso dal Consiglio regionale la settimana scorsa. Rispetto al testo iniziale, proposto a marzo da Padrin, le nuove disposizioni si limitano a regolare il percorso di accreditamento per i nuovi soggetti privati sinora rimasti alla finestra dal 2002 (data di entrata in vigore della legge regionale sull’accreditamento) ad oggi.
Sono stati accantonati, invece, articoli ed emendamenti non strettamente legati all’accreditamento, onde evitare altri inciampi nel percorso verso l’approvazione definitiva del provvedimento. Il testo uscito oggi dalla commissione prevede che dal 1° gennaio 2014 la Regione possa accreditare nuovi soggetti erogatori di prestazione ambulatoriale, in base a criteri di accessibilità, qualità degli standard, appropriatezza delle prestazioni, che saranno definiti dalla Giunta. La Giunta regionale dovrà definire anche il modello organizzativo della rete delle strutture, in modo da riuscire a coprire l’intero territorio regionale. Saranno poi i direttori generali delle singole Ulss a siglare gli accordi contrattuali di acquisto delle prestazioni, nel rispetto della programmazione regionale, del fabbisogno territoriale e del budget assegnato. I contratti avranno durata triennale e saranno oggetto di controllo e verifica, sia nel rispetto degli standard che nei volumi di attività. Rispetto al testo precedente è stata eliminata la soglia minima richiesta ai soggetti erogatori di almeno 800 mila prestazioni l’anno, preferendo affidare alla Giunta il compito di scegliere un valore di riferimento congruo con le necessità dei diversi territori.
Inoltre la commissione, su proposta delle opposizioni, ha esteso le procedure per i nuovi accreditamenti anche alle strutture sociosanitarie (Ceod, comunità, residenze assistite, case di riposo) per minori, anziani, disabili, categorie protette. Per il presidente della commissione Padrin, che sarà nuovamente relatore del provvedimento in aula a fine novembre, si tratta di una legge attesa e necessaria, che consente di superare la “fotografia storica” delle strutture convenzionate/accreditate attualmente attive in Veneto (che risale ormai a vent’anni fa) e dà certezza di legge al percorso che devono intraprendere nuovi soggetti che intendono candidarsi ad erogare prestazioni sanitarie in nome e per conto del servizio sanitario pubblico. “Con questa norma, quando sarà legge – ha dichiarato in commissione – si rendono trasparenti le procedure per scegliere le strutture ambulatoriali private che devono integrare il sistema sanitario pubblico”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il capogruppo del Pdl Dario Bond, convinto che la nuova legge andrà a rompere rendite monopolistiche e metterà al centro le necessità di cura dei cittadini-utenti. Di tutt’altro avviso gli esponenti del Partito Democratico che, pur condividendo l’obiettivo ultimo di rendere coerente l’offerta degli ambulatori privati con la programmazione regionale, si sono astenuti in segno di critica con l’accelerata impressa da Padrin e dalla Giunta alla riscrittura del provvedimento e la mancanza di approfondimenti sulle ricadute che le nuove norme avranno, soprattutto sulle strutture del privato sociale. “Non sono chiari i meccanismi di selezione delle strutture ambulatoriali private da parte dei direttori generali delle Ulss, a parità di standard e di prestazioni offerte”, ha incalzato Giampietro Marchese che ha posto il problema della terzietà dei controlli e ha denunciato il rischio che il nuovo meccanismo di concorrenza faccia morire le strutture più piccole. Anche Claudio Sinigaglia ha espresso dubbi sulla trasparenza dei controlli e sulla quantificazione del fabbisogno e ha contestato la fretta con cui la maggioranza ha voluto arrivare al voto, senza tener conto delle proposte emendative della controparte. Bruno Pigozzo e Stefano Fracasso hanno chiesto (senza peraltro ottenerli) dati sull’impatto che la concorrenza di nuovi soggetti accreditati potrebbe determinare sui servizi sociosanitari resi ad anziani e disabili.
Critico Pietrangelo Pettenò che avrebbe voluto dettagliare meglio il modello a rete che dovrà garantire pari opportunità di accesso e di cura a tutti i veneti, in tutti i diversi territori di residenza. Irritati, infine, Antonino Pipitone di Italia dei Valori e Raffaele Grazia di Futuro popolare che non hanno partecipato al voto in segno di protesta contro la “forzatura politica” adottata dalla maggioranza”. “In assenza di numeri veri preferisco sospendere il giudizio su un provvedimento che avrà ricadute pesanti sui cittadini”, ha detto Pipitone. “La maggioranza ha perso un’occasione – ha rincarato Grazia – per regolare in maniera saggia le strutture sociosanitarie, settore che in Veneto è ancora più rilevante della diagnostica ambulatoriale”.
fonte: Consiglio veneto – 8 novembre 2013