Appuntamento alle 18 a palazzo Chigi. La convocazione dei governatori sui tagli della manovra 2016 promessa dal premier Matteo Renzi è arrivata nella tarda serata di ieri, dopo una giornata di black out con le regioni, e ufficializzata da Renzi stesso all’arrivo all’incontro con i gruppi Pd proprio sulla legge di Stabilità. «Sono stati convocati domani da De Vincenti – ha detto – ma ci sono anche io». Arriva il momento della verità, dunque, sui conti delle regioni e in particolare sui tagli alla sanità, tra Governo e regioni. Arriva quasi a sorpresa solo in serata, anche se i governatori avevano già la valigia pronta per palazzo Chigi, anche se alcuni erano comunque attesi per firmare accordi (sul maltempo) col Governo. Dopo la strigliata per le proteste di Chiamparino contro la sua manovra e la promessa («li convoco mercoledì, ci divertiremo, ma sul serio») di essere pronto a non fare loro alcuno sconto, Matteo Renzi ha così sciolto le riserve.
Non senza che intanto siano discretamente intervenuti i pontieri in casa Dem, e proprio tra i governatori, per cercare di ricucire lo strappo dopo le aspre critiche del governatore piemontese, e rappresentante dei governatori, Sergio Chiamparino.
Questa mattina il presidente del Consiglio non ha fatto alcuna sostanziale apertura. “Sulla sanità c’è un discorso molto semplice: lo scorso anno, nel 2014, i soldi per la sanità erano 109 mld, quest’anno sono diventati 110 e il prossimo anno diventeranno 111 mld. Poi è normale che le Regioni desiderino di più, è normale che tutti quelli che ragionano di sanità vorrebbero sempre più soldi, è giusto e comprensibile. Ma in un bilancio dello Stato, noi abbiamo messo 1 mld in più all’anno, che ci sembra una bella cifra. E naturalmente mentre diciamo questo diciamo anche alle Regioni: ‘Spendeteli bene, non buttateli via’. Quando mi si dice che ci sono tagli allora non mi sembra giusto e mi arrabbio perché non è vero”. Così Renzi, a poche ore dall’incontro con i presidenti delle Regioni che chiedono 1 mld in più per la sanità, risponde ai cronisti che lo sollecitano sul tema durante la cerimonia all’Altare della patria per la festa delle forze armate.
“Con questi 111 mld per piacere cerchiamo tutti di gestirli nel modo migliore possibile. Questo sarà il messaggio che noi daremo anche oggi alle Regioni. Non voglio fare polemiche, non voglio demagogia, questo è un momento in cui l’Italia sta ripartendo, le tasse vanno giù e il debito dell’Italia va giù. Però non dobbiamo dire bugie. Chi parla di tagli alla sanità – conclude Renzi – deve fare i conti con i numeri, la matematica non è un’opinione”.
Di sicuro in ogni caso stasera Renzi terrà il punto, con una carta speciale da giocare: il decreto “salva Regioni che si pensava di approvare in un Consiglio dei ministri già oggi. Ma in pre Consiglio ieri c’è stata fumata grigia. E tutto potrebbe slittare. Magari in attesa che si assesti il testa a testa con i governatori sulla manovra.
Partita aperta, insomma. Con le regioni che lanciano possibili segnali di disgelo sul piano vaccini – vale 300 milioni di costi aggiuntivi – che potrebbe essere sbloccato e arrivare domani in Stato-regioni. Salvo i veti delle regioni a trazione leghista e Pdl.
Fatto sta che ieri si sono susseguiti i distinguo tra i governatori Pd, proprio per smorzare l’effetto delle dichiarazioni del presidente del Piemonte, Chiamparino. I pontieri, appunto, a caccia di una mediazione con Renzi, che d’altra parte non può permettersi di rompere tout court col fronte delle “sue” regioni. Chiamparino peraltro tira dritto: «Rappresentare un’esigenza non è eversivo. In ogni caso chiediamo al Governo modifiche e un confronto costruttivo». Mentre Stefano Bonaccini (Emilia Romagna), considerato uno dei papabili con Enrico Rossi (Toscana) per la successione a Chiamparino, frenava: «La discussione è aperta, ma auspico un accordo. Certo è che servono meno sprechi e meno burocrazia». E Rossi a sua volta badava a non spezzare il filo del dialogo: «Il Governo consideri la sanità un investimento». Uno «spirito costruttivo» invoca anche Luca Zaia (Veneto) che però considera la situazione per la sanità «inquietante», con Giovanni Toti (Liguria) che a sua volta rimarca a Renzi che «c’è poco da divertirsi, c’è da preoccuparsi». Lunghezza d’onda condivisa da Roberto Maroni (Lombardia): «A Renzi porterò le nostre eccellenze». Ben disposti all’incontro, infine, altri tre governatori Dem, Zingaretti (Lazio), Emiliano (Puglia) e Cerisoli (Marche).
Intanto ieri per la sanità è arrivato l’allarme della Corte dei conti al Senato: l’aumento vero nel 2016 sarà di soli 500 milioni e c’è il rischio di un raddoppio del deficit. E l’ufficio parlamentare del Bilancio (Upb) ha giudicato «non del tutto realistico» il taglio dei fondi. Una delle ragioni, i tagli, dello sciopero dei medici proclamato ieri: sarà mercoledì 16 dicembre. Quando la manovra sarà compiuta.
Dal Sole 24 Ore e Quotidiano sanità – 4 novembre 2015