Sblocca-Italia per 4-5 miliardi di piccole opere. Fermi piani città, scuole, difesa suolo e «6mila campanili». Renzi ai sindaci: segnalazioni entro il 15 giugno
Ancora una lettera ai sindaci per segnalare opere incagliate o interrotte da finire. «Nel giorno della Festa della Repubblica scrivo ai sindaci da Palazzo Chigi per chiedere uno sforzo comune. Individuate una caserma bloccata, un immobile abbandonato, un cantiere fermo, un procedimento amministrativo da accelerare. Segnalatecelo entro il 15 giugno».
Dopo le scuole, il premier, Matteo Renzi, torna a chiedere ai primi cittadini italiani di segnalare situazioni problematiche, cui dare soluzione con un provvedimento annunciato per luglio e battezzato “sblocca-Italia”. Provvedimento che andrà ad aggiungersi ai programmi che hanno avuto come filo conduttore le piccole opere. Programmi non sempre dimostratisi all’altezza delle aspettative.
Una delusione è stato finora il piano città, per esempio. I cantieri erano stati annunciati dall’esecutivo (Monti) entro il 2012 ma solo ad aprile scorso la Corte dei conti ha sbloccato le prime tre convenzioni attuative. Dalle città sono piovute 457 richieste per oltre 4,4 miliardi. Sono stati selezionati 28 comuni, finanziati con 318 milioni. Un esame successivo ha rilevato progetti per 560 milioni di euro completabili entro il 2015.
Il piano città è – con il programma “6mila campanili” – il prototipo di piano delle “piccole opere” che i governi Monti e Letta hanno sostenuto per creare sviluppo diffuso. Peccato che finora poco o nulla è stato speso.
Spesi invece i soldi del piano “6mila campanili”: contributi tra 500mila euro e un milione andati a 174 piccoli enti locali senza nessuna strategia. Ha preso i soldi chi è stato più veloce nel click day. Sono stati distribuiti 150 milioni per piccole o piccolissime opere, affidate quasi sempre a trattativa privata.
Un altro piano di opere diffuse è il programma contro il dissesto idrogeologico. Programma sul quale sono state stanziate nel tempo consistenti risorse e si è anche accumulato un ritardo che rischia di far revocare fondi comunitari. Restano da spendere 1.400 milioni. I motivi del ritardo? Lo ha spiegato il governo in una relazione: carenza progettuale, frettolosa predisposizione degli interventi, conflitti di competenze tra gli enti, patto di stabilità interno. Ora il dossier è nelle mani di Erasmo D’Angelis, capo dell’unità di missione di Palazzo Chigi creata da Renzi appositamente sul tema del dissesto idrogeologico. Il decreto Ambiente che sarà varato dal prossimo Consiglio dei ministri – primo tentativo di risolvere per decreto legge le criticità del programma – assegna poteri commissariali ai presidenti delle Regioni, la progettazione potrà essere fatta in casa o avvalendosi di strutture di provveditorati o Anas. Obiettivo: spendere entro il 2015 tutte i fondi impegnati entro il 30 giugno prossimo.
Dal dissesto del territorio al dissesto delle scuole. I vari piani e programmi per l’edilizia scolastica hanno accumulato una mancata spesa di 2,1 miliardi di euro, secondo le ultime rilevazioni dell’Ance.
Il governo Renzi è partito dando attuazione a misure del procedente governo. Alle fine di aprile scorso si è chiuso il programma da quasi 700 interventi avviato dal ministro Maria Chiara Carrozza, con 150 milioni. Ora, il già citato decreto Ambiente prevede di destinare a interventi di efficientamento energetico delle scuole 350 milioni di euro del fondo Kyoto.
Il Sole 24 Ore – 3 giugno 2014