Dalle misure economiche a quelle sulla giustizia, ecco tutti i nodi del premier Incontro con Napolitano. Il Quirinale chiede al governo di procedere con calma
A poche ore dal consiglio dei ministri, il decreto Sblocca-Italia è da riscrivere. Non tutto, ma in larga parte sì. Sono Renzi e Padoan a puntare l’indice contro il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. «Così non va. Ci sono decine di miliardi di spesa che non possiamo coprire e manca completamente una visione strategica. Lo dobbiamo ripulire », avverte il premier nella lunghissima riunione preparatori di ieri. Il fastidio nei confronti di Lupi è palpabile. «Ci sono norme davvero senza capo né coda».
I tecnici e Palazzo Chigi ricominciano praticamente daccapo. Spazzano via quasi tutti i finanziamenti fuori controllo, cercano le risorse per i provvedimenti più urgenti, rinviano gli altri alla legge di stabilità. Anche per questo il governo decide di far slittare la riforma della scuola e il piano di assunzione dei precari. Non si possono aggiungere spine, tanto più spine economiche, alla vigilia del vertice di Bruxelles dove l’Italia è chiamata a confermare la sua affidabilità sui conti pubblici. Arriva invece l’accordo sulla giustizia, anche se a prezzo di qualche compromesso.
Quando sale al Quirinale per annunciargli i provvedimenti sul tavolo, Renzi ha già tolto dalla “scaletta” la scuola e alleggerito lo Sblocca Italia. Conosce già la linea indicata da Giorgio Napolitano: fare e reagire alla crisi, ma con calma e con disegni di legge ben scritti. Non è il caso perciò di «redigere l’enciclopedia britannica » anche perché bisogna tenere conto del percorso parlamentare e stare attenti agli ingorghi. Nella presentazione di Renzi di queste preoccupazioni si è già tenuto conto. Il piatto del consiglio di oggi, il primo dopo le vacanze, è meno ricco di quello annunciato. Certo, rinunciare alla scuola è un sacrificio. Renzi voleva annunciare le linee guida prima dell’inizio dell’anno scolastico. Ma prevale l’urgenza dei provvedimenti sull’economia e la riforma della giustizia che è stata illustrata dal ministro Orlando prima di agosto.
Questo è il momento di concentrare le risorse sullo Sblocca Italia. Risorse che sono poche come ammette il titolare dell’Economia Padoan. E che vanno usate rispettando il tetto del 3 per cento. Forse l’assunzione di 100 mila precari della scuola annunciata adesso avrebbe mandato il messaggio sbagliato all’Europa. Ma il punto vero è evitare di mettere «troppa carne al fuoco », dicono alla presidenza del Consiglio. Nella notte si cercano i soldi per lo Sblocca Italia. «Le troveremo. Non saranno decine di miliardi, ma ci saranno », dice Renzi ai suoi collaboratori. Il nervosismo contro Lupi è palpabile. Troppi soldi, troppe concessioni agli interessi di alcune categorie, troppe spese completamente slegate dalla realtà. «Il provvedimento è stato preparato malissimo. Il nostro obiettivo è di allargare gli orizzonti, di dare una strategia agli interventi che facciamo. Non di immaginare opere con soldi che non ci sono», dice Renzi al suo staff. L’unica parte da salvare è quella che riguarda le norme sulla semplificazione. Il resto va riscritto. Del resto il decreto è il vero biglietto da visita per il consiglio europeo di domani che in teoria è convocato sulle nomine della commissione, ma avrà un occhio anche per i provvedimenti anti-crisi dei Paesi dell’Eurozona.
I dati negativi diffusi ieri hanno provocato la solita reazione di Renzi. Non li sottovaluta ma considera «tendenzioso » l’uso che se ne fa. «Nessu- no sottolinea che giugno è il mese delle tasse. I consumi sono influenzati anche da quello. La critica agli 80 euro perciò è fuori luogo, certe letture dei numeri fanno parte dei soliti giochetti della politica», è stato il ragionamento del premier. Ma le statistiche non consentono voli pindarici a un Paese che vuole rispettare i parametri. Per questo alcune voci di spesa contenute nello Sblocca Italia presentato da Lupi hanno suscitato la reazione di sconcerto, quasi di rabbia di Padoan che nella riunione preparatoria di ieri era seduto proprio accanto a Renzi. I problemi sul decreto hanno cancellato l’incontro con Orlando. Ma i due si sono sentiti al telefono più volte e alla fine è arrivato l’accordo di maggioranza sulla riforma della giustizia. Un testo che Palazzo Chigi vuole fortemente perché è un altro di quei passaggi di cui la politica ha parlato per vent’anni senza arrivare mai al traguardo. «Se tutto va bene, alla fine del consiglio dei ministri vivremo un nuovo momento storico. Come la riforma del Senato», annuncia il premier. Questo dirà Renzi oggi al termine del consiglio, presentando una riforma che è stata bloccata per anni sull’altare della lotta tra Berlusconi e i magistrati, tra berlusconiani e antiberlusconiani.
Repubblica – 29 agosto 2014