L’Unione Europea si mobilita per contenere lo scandalo sulla carne di cavallo spacciata per carne di manzo. Un summit dei ministri dei sedici Paesi coinvolti, convocato dalla presidenza di turno irlandese, discute delle “misure necessarie a livello Ue per gestire in modo definitivo” la frode alimentare. Si prevede l’approvazione dell’obbligo di etichettare i prodotti specificando il Paese di origine e l’introduzione di test piú rigidi e piú frequenti. La presidenza irlandese ha anche fatto sapere che il problema dei controlli sulla complessa catena di produzione degli alimenti sará anche il tema centrale della prossima riunione dei ministri dell’Agricoltura dei 27 prevista per il 25 febbraio. Da chiarire l’eventuale presenza di tracce di fenilbutazone nella carne “incriminata”. Intanto la Procura di Torino ha disposto anche in Piemonte accertamenti a campione.
Si attende di sapere con certezza se i prodotti della Findus e di altre marche ritirati dal mercato contenevano tracce di fenilbutazone o ‘buta’, un farmaco considerato pericoloso per gli esseri umani. Il portavoce del commissario Ue alla salute, Frédéric Vincent, rispondendo alle domande riguardanti il rilevamento nella carne di fenilbutazone, anti-infiammatorio usato per i cavalli ma vietato per l’uso umano, ha sottolineato come «allo stato attuale non è stata rilevata nessuna traccia di sostanza pericolosa per la salute umana nelle analisi fatte dagli Stati membri».
Intanto tutte le società che hanno gestito i prodotti contenenti carne di cavallo con etichette false sono sospettate. Lo ha detto oggi il Commissario Ue per la Salute Tonio Borg aggiungendo che la Commissione sta valutando di inasprire la legge in materia.
«E’ evidente che in qualche parte della filiera, qualcuno… ha etichettato in modo fraudolento o forse negligente un prodotto in modo ingannevole», ha spiegato ai cronisti Borg che ha parlato di ”un caso di uso fraudolento di etichettatura”
«Tutti i Paesi attraverso i quali questi prodotti a base di carne sono transitati, naturalmente, sono sospettati. Oltre ai Paesi, intendo le società di quei Paesi che hanno avuto a che fare con quei prodotti», ha aggiunto, spiegando che non sarebbe corretto in questa fase puntare il dito contro un’organizzazione in particolare.
Il meeting si concentra sul rafforzamento dell’attuale legge europea, secondo quanto detto da Borg, che ha aggiunto che la Commissione sta valutando la possibilità di estendere l’etichettatura sul Paese di origine ai prodotti a base di carne. Dal momento in cui la Commissione europea è stata informata, i servizi della DG SANCO stanno lavorando con le autorità nazionali coinvolte per garantire che la fonte del problema sia adeguatamente identificata e affrontata.
Borg ha quindi aggiunto che «il sistema di sicurezza alimentare dell’UE è tra i migliori al mondo», per cui «le regole europee in materia di rintracciabilità hanno consentito agli Stati membri di scoprire rapidamente l’origine e la catena di distribuzione dei prodotti contraffatti».
Intanto accertamenti sui prodotti a base di carne di alcune marche, tra cui Findus, sono stati avviati dalla procura di Torino: polizia giudiziaria e carabinieri del Nas, su incarico del pm Raffaele Guariniello, effettueranno campionamenti a Torino. Il magistrato si sta interessando al caso sull’onda di quanto e’ avvenuto in Gran Bretagna. Al momento non ci sono ne’ indagati ne’ ipotesi di reato
Erano stati i laboratori pubblici inglesi a scoprire che negli hamburger tarocchi di cavallo c’è del phenylbutazone, un cortisonico vietato alle persone e dunque possibilmente dannoso alla salute, come ha ammesso ieri un criticatissimo ministro dell’Ambiente Owen Paterson. Il dirigente medico della Sanità, Dame Sally Davies, ha relativamente tranquillizzato il pubblico dicendo che «il rischio per la salute delle persone è estremamente limitato». Nuovi test sono in corso per verificare la presenza dell’antinfiammatorio veterinario nei cibi, i risultati saranno noti solo venerdì. Il ministero della salute inglese e la Food Standards Agency hanno diffuso una circolare ai veterinari ricordando il divieto di somministrazione negli equidi destinati al consumo alimentare
La parlamentare conservatrice Anne McIntosh, presidente della commissione della Camera per il cibo e i prodotti agricoli, ha chiesto una moratoria per la carne europea in Gran Bretagna. Il ministro Paterson ha risposto dicendo che le attuali leggi comunitarie non lo permettono. E giù i giornali popolari a scandalizzarsi di un’altra ingiustizia dall’Unione. Il ministro francese Benoît Hamon ha indirettamente risposto: «Londra si lamenta per carenza delle ispezioni comunitarie proprio mentre taglia il budget dell’Ue per i controlli sui cibi».
L’«Independent», citando fonti della polizia francese, sostiene che nelle polpette adulterate potrebbe esserci non soltanto carne di cavallo ma anche di asino. Tutto nascerebbe in Romania, da una legge passata sei anni fa ma fatta rispettare soltanto negli ultimi tempi. I tradizionali carretti agricoli sono stati banditi dalla strade romene, segnando la sorte della loro propulsione animale.
Ne è convinto anche l’ex contadino no-global José Bové, vicepresidente della Commissione Agricoltura al parlamento europeo: «Milioni di animali sono stati spediti ai macelli dopo quella legge». Si è cominciato a fare un po’ più di chiarezza sul complicato percorso attraverso cui la carne di cavallo arriva sulle tavole dei consumatori inglesi, svedesi, svizzeri e francesi. La partenza è sicuramente in Romania. Dai macelli romeni va a un commerciante di Cipro, che la spedisce a un’azienda olandese, che a sua volta la manda a uno stabilimento di produzione nel Sud della Francia. Di qui viene inviata a una ditta di proprietà francese nel Lussemburgo che congela la carne e la vende a supermercati in sedici Paesi. Semplice, no? Dopo le proteste da mezza Europa anche Bucarest ha aperto un’inchiesta sulla carne di cavallo macellata in Romania e venduta come manzo.
Si assiste però ad un vero e proprio scaricabarile: i rumeni sono convinti che i due macelli del loro paese, identificati dagli investigatori francesi come luogo di origine della carne equina non abbiano infranto nessuna regola. Il direttore di uno dei due mattatoi Julian Cazacut in un’intervista con l’agenzia di stampa francese AFP ha dichiarato che la colpa sia invece da ricercare in qualche altra parte della lunga catena di fornitura che ha portato i prodotti incriminati sugli scaffali dei supermercati del Regno Unito
Intanto in Gran Bretagna la Food Standards Agency (Fsa) ha chiesto ai supermercati di condurre test di controllo anche su prodotti pronti di carne di pollo e di maiale per escludere il pericolo di “contaminazioni”. “Bisogna controllare tutti i prodotti contenenti carne, – ha detto Catherine Brown, chief executive dell’Fsa. – La prioritá immediata sono prodotti di carne di manzo, ma é necessario fare attenzione a tutta la catena alimentare.”
Il rischio di “contaminazione incrociata” temuto dall’Fsa dà allo scandalo anche una dimensione religiosa perché musulmani, ebrei e induisti non possono mangiare carne di maiale o di manzo. Il mese scorso era stato scoperto che la carne presunta ‘halal’ servita a detenuti musulmani nelle prigioni britanniche in realtá conteneva maiale. In futuro si prevede che il Governo chiederá ai rivenditori di condurre test ogni tre mesi e renderne noti i risultati per tranquillizzare i consumatori.
Quanto al fenilbutazone, Tesco, la maggiore catena di supermercati britannica, ha dichiarato di non avere trovato alcuna traccia del farmaco nei propri prodotti, ma ha ammesso che oltre alle lasagne e agli hamburger anche gli spaghetti al ragú congelati contenevano il 60% di carne equina.
Tutti questi prodotti erano forniti da Comigel, la societá francese che produceva anche le lasagne Findus e che esportava in sedici Paesi europei. Tesco ha detto di avere terminato il contratto con Comigel: “Il livello di contaminazione riscontrata dimostra che Comigel non rispettava le metodologie di produzione che Tesco esige e quindi non acquisteremo piú da loro,” ha fatto sapere il gruppo in un comunicato. Comigel a sua volta dichiara di essere stata ingannata dai suoi fornitori – da Francia, Romania, Cipro e Olanda – e intende far causa.
Entro i prossimi giorni sono attese le conclusioni della Direction Générale de la Concurrence, de la Consommation et de la Répression des Fraudes (DGCCRF), dopo che sono state perquisite le sedi delle aziende fornitrici di carne utilizzata per i piatti pronti, la Comigel e la Spanghero
In Irlanda, dove lo scandalo aveva avuto origine il mese scorso con la scoperta di carne equina negli hamburger congelati destinati al mercato britannico, i produttori di carne bovina stanno conducendo controlli a tappeto per rassicurare i consumatori e continuare ad esportare. Il test del Dna é l’unico modo per distinguere la carne macellata di manzo da quella di cavallo.
testo raccolto da redazione Sivemp Veneto – 13 febbraio 2013 – riproduzione risevata