Carcasse di pesci morti, forte odore di zolfo ed una vasta macchia biancastra su un ampio specchio acqueo. Di nuovo i pescatori della Sacca degli Scardovari lanciano l’allarme e guardano preoccupati alla grave moria di pesce che rischia di estendersi anche sui mitili.
L’area interessata è quella centro settentrionale della sacca, dove il fenomeno si sta facendo sempre più preoccupante. Ogni giorno i pescatori recuperano grandi quantità di carcasse di cefali, anguille, granchi e molte altre specie, compresa una tartaruga di discrete dimensioni. Nel frattempo, gli allevatori di vongole stanno verificando se è stato interessato anche il settore della molluschicoltura. Un disastro causato dalla scarsa manutenzione dell’ambiente lagunare, come spiegato da Maurizio Crepaldi, presidente del Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine: «Che non viene tenuta nella giusta considerazione – afferma -: scavi, manutenzione, vivificazione lagunare, tutti elementi su cui cerchiamo di attirare l’attenzione delle autorità da anni, ma che purtroppo non vengono attuate con la necessaria determinazione».
La mancata manutenzione, insomma, causa uno scarso ricircolo di acqua ad ogni innalzamento della temperatura le macroalghe, presenti nella Sacca, consumano maggiore ossigeno soffocando gli altri organismi viventi. Da qui il circolo vizioso che porta ad aggravare la situazione, oltre al rilascio in acqua di ammoniaca ed idrogeno solforato, l’ambiente lagunare diventa inospitale. In questi giorni verrà fatta una verifica dei danni e lo stesso Crepaldi ricorda come la Sacca è fondamentale anche per il turismo, chiedendo interventi urgenti prima che il danno diventi irreversibile. Il Consorzio ha già allertato le autorità competenti (Prefetto, Regione, Comune, Asl, Ente Parco) per informare dell’accaduto e per cercare di arrivare ad una soluzione definitiva, visto che il fenomeno si sta ripetendo con troppa frequenza, esponendo a maggiori rischi un settore già in crisi.
Nicola Cappello – Corriere del Veneto – 27 luglio 2014