Una guerra globale per semi e pesticidi, vita e morte in nome della nutrizione. Il gruppo chimico tedesco Basf starebbe valutando un’offerta su Syngenta, la società svizzera che all’inizio di maggio ha respinto il takeover da 45 miliardi di dollari da parte dell’americana Monsanto. Secondo fonti vicine al dossier, Basf starebbe parlando con i banchieri d’affari sulla possibilità di lanciare un’Opa su Syngenta, anche se nessuna decisione sarebbe ancora stata presa.
Ma l’indiscrezione, anticipata dall’agenzia Reuters, è bastata a mettere le ali al titolo della società svizzera, in rialzo del 2,6% sul listino di Zurigo, dove ha poi chiuso in salita dell’1,2%, mentre il gruppo chimico tedesco ha perso l’1,3% alla Borsa di Francoforte.
Il board di Syngenta ha detto no all’unanimità le nozze con Monsanto, che offriva 449 franchi svizzeri ad azione, a causa di preoccupazioni antitrust. Il gruppo americano è il leader mondiale dei semi geneticamente modificati, di cui controlla il 30% del mercato globale, ma ha anche un importante business nei pesticidi ed erbicidi, settore di cui la società svizzera è il numero uno del pianeta, oltre ad avere una buona presenza nei semi. Insieme le due società avrebbero il 40% del mercato delle sementi mondiale. Perciò l’unione tra le due società richiederebbe un lungo scrutinio da parte delle autorità di controllo, con il rischio, dopo mesi di stallo, di veder saltare l’operazione.
La settimana scorsa i legali rappresentanti delle due società si sono incontrati a New York per la seconda volta, per discutere come superare i potenziali ostacoli antitrust. Analisti e banchieri di investimento si aspettano, inoltre, che Monsanto alzi del 10% la sua offerta su Syngenta, appena sotto i 500 franchi ad azione.
Vendere l’attività di Syngenta nei semi, che rappresenta il 30% dei suoi ricavi, con una quota dell’8% sul mercato globale, significherebbe smontare la strategia integrata di gestire insieme sementi e prodotti pesticidi messa in piedi dal management svizzero dal 2011. Escludendo questa parte del business svizzero, il gruppo combinato controllerebbe comunque circa il 30% del mercato mondiale di semi, pesticidi e fungicidi.
Ma anche un matrimonio di Syngenta con Basf, numero uno planetario della chimica per ricavi, solleva problemi antitrust, visto che la divisione dei prodotti chimici per le piante e i raccolti vale 5,4 miliardi di euro del fatturato 2014 del gruppo tedesco e circa l’11% del mercato globale, al terzo posto dietro la società svizzera e la tedesca Bayer.
Giuliana Ferraino – Il Corriere della Sera – 4 giugno 2015