La sanità trevigiana non sarà come prima. Zaia e la sua giunta accelerano, e premono per arrivare a una sola Usi, quella della Marca Trevigiana, archiviando le tré aziende oggi esistenti, la 7 , la 8 e la 9, rispettivamente Destra Piave; Coneglianese-Vittoriese e Quartier del Piave; capoluogo, hinterland e Opitergino Mottense. E parte il risiko per le nomine, che sarà inevitabilmente doloroso.
Con una sola Usi c’è spazio per un superdirettore e 3 superdirigenti, al posto dei 12 dirigenti attuali, E anche se dovessero essere due – l’idea dei sindaci ma su cui Zaia, mezza Lega e mezzo centrodestra – non vogliono sentir ragioni, la rivoluzione sarà forte. In pole position per il ruolo di direttore generale – inutile girarci attorno – c’è Francesco Benazzi, attuale direttore generale dell’Usi 15 di Cittadella e Camposampiero, appena incoronata da un report ministeriale come la migliore Usi d’Italia nel rapporto tra costi ed efficienza dei servizi erogati. Con tanto di «passerella» a Porta a Porta. Come se non bastassero le pagelle della Regione Veneto – È Benazzi era secondo solo a un altro trevigiano, Giuseppe Dal Ben, numero uno dell’Usi veneziana – il nuovo riconoscimento ha fatto salire alle stelle le quotazioni di Benazzi, adesso appetito da altre piazze. Come Figaro, tutti lo cercano e tutti lo vogliono, anche da fuori regione. Ma c’è, anche ai vertici della Regione, lo vedrebbe benissimo anche a Padova, al posto oggi occupato da Claudio Dario. In quel caso, non vien escluso nemmeno un ritorno dello stesso Dario a Treviso – c’è sempre la cittadella sanitaria a tenere banco, con l’avvio dei cantieri dopo il superamento della lunga fase di gestazione – ma c’è già chi spinge per un altro ritorno a Treviso, quello di Giuseppe Dal Ben, oggi apprezzatissimo timoniere della sanità veneziana. Mancano ancora tre mesi, alla fine dell’anno, e alla scadenza del mandato dei direttori generali nominati da Zaia: ma la politica, e il mondo sanitario sono già in fibrillazione da un pezzo. In attesa di conoscere l’iter della riforma di Zaia. In particolare, forti spinte arrivano dal «partito medico», trasversale a Lega e a centrodestra, ma che trova sponde anche nel centrosinistra. Chiede il ritorno di un medico al timone dell’Usl 9. Niente contro Giorgio Roberti, manager espressamente voluto nel 2012 da Zaia per sigillare l’operazione del nuovo ospedale in project financing, operazione che proprio Roberti aveva impostato e seguito con Dario in qualità di dirigente amministrativo. Ma il «partito» chiede una svolta sul fronte più strettamente medico, per fare quadrato attorno al ruolo di «hub» di Ca’ Foncello, in uno scenario di accentuata concorrenza di altre Usi, storicamente di livello inferiore a Treviso.
La Tribuna di Treviso 5 ottobre 2015