Il presidente Padrin (Pdl) installa il contatore. «Ogni giorno di ritardo della giunta è uno spreco»
VENEZIA — Chiamatela, se volete, operazione di medicina preventiva. Perché il senso è esattamente quello, a maggior ragione visto che si parla di ospedali e posti letto: prevenire la diffusione del male prima che diventi patologia cronica. E, magari, inguaribile.
Il «male», secondo la definizione di Leonardo Padrin, presidente della commissione Sanità del consiglio regionale, è identificato nel ritardo che la «sua» giunta regionale – «sua» nel senso che è espressione della maggioranza Lega-Pdl di cui anche Padrin fa parte – sta accumulando nell’approvazione delle cosiddette schede ospedaliere. Cioè i documenti che contengono, Usl per Usl, i provvedimenti concreti di riorganizzazione della rete ospedaliera veneta.
Il ritardo, per ora, è contenuto: fanno ora quindici giorni dalla scadenza prevista, che era fissata al 5 ottobre. Proprio per questo l’intervento dà un’idea di prevenzione sanitaria: «Lo dico adesso, quando il danno non è ancora irreparabile – spiega Padrin -, ma lo dico forte, perché il fattore tempo in questa vicenda ha un rilevantissimo impatto economico».
Oltre a dirlo, Padrin ha fatto di più. Ha aperto una finestra nell’home page del suo sito (www.leonardopadrin.com) e l’ha corredata di un contatore, che scatta ogni secondo e aggiorna il totale: la cifra, che ieri sera era arrivata a sfiorare i 6 milioni di euro, sta a indicare per l’appunto il costo economico rappresentato dalla mancata approvazione delle schede ospedaliere. Perché, sottolinea il presidente della commissione Sanità, ogni giorno di ritardo della giunta significa un giorno di ritardo nella riorganizzazione del sistema sanitario veneto. E questo, secondo i calcoli di Padrin, comporta uno spreco/dispendio di risorse pari a 372 mila euro al giorno. Oltre 11 milioni al mese.
Può darsi che il conteggio non sia esatto al centesimo, per carità, però i criteri che Padrin ha applicato per ricavare quel dato discendono da parametri molto precisi. Questi: allo stato attuale, il costo giornaliero generato dai 19.400 posti letto del sistema ospedaliero veneto è di 9 milioni abbondanti (8,7 derivanti dai 17.450 posti per acuti, che costano 500 euro al giorno, e 390 mila dai 1.950 posti di lungodegenza e riabilitazione). Con l’applicazione del nuovo Piano socio-sanitario e delle relative schede ospedaliere – quelle che sono in ritardo, per capirci -, Padrin calcola che il costo giornaliero complessivo scenderebbe a 8,8 milioni, per effetto della riduzione dei posti letto per acuti (da 17.450 a 15.000) e del potenziamento dei posti per riabilitazione e di medicina territoriale, che costano molto meno.
In più, il presidente della commissione Sanità ha messo in conto che verrebbero soppressi almeno 150 primariati, con l’accorpamento nelle varie Usl dei reparti cosiddetti doppione: altri 30 milioni risparmiati, pari a 82 mila euro al giorno. In conclusione: la differenza tra la spesa giornaliera sostenuta dalla Regione in questo preciso momento e quella prevista con la nuova programmazione sanitaria, ammonta per l’appunto a 372 mila euro in meno.
«Io non voglio criticare l’operato della giunta – rilancia Padrin – ma sottolineare che, in un’epoca come questa, i tempi dilatati della politica non sono più tollerabili, poiché ogni giorno perso rappresenta un costo. Quei 372 mila euro di differenza potrebbero essere spesi in modo più appropriato, secondo quanto previsto dal nuovo Piano socio-sanitario, o addirittura risparmiati».
Anche perché, una volta che le schede ospedaliere verranno approvate dalla giunta regionale, il percorso non sarà compiuto: secondo la legge, la commissione Sanità del consiglio regionale – quella presieduta dallo stesso Padrin – avrà 90 giorni per esprimere un parere, obbligatorio e vincolante. E lì, ne vedremo di spettacolari.
Corriere del Veneto – 21 ottobre 2012