Scontri in piazza e manganellate, cinque feriti fra gli operai e i sindacalisti, una decina di contusi fra i quali tre agenti: sulla vertenza Ast — gli acciai speciali di Terni dove 550 dipendenti rischiano il licenziamento entro dicembre — nuovo scambio di accuse tra sindacati e governo. La polizia carica i manifestanti, la bufera arriva al Parlamento e nasce pure un giallo su una telefonata fra il capo della Fiom Maurizio Landini e il premier Renzi. Dopo gli scontri il segretario della Fiom ha lanciato durissime accuse contro il governo. “Il governo deve rispondere adesso. Siamo noi che paghiamo le tasse. Questo paese esiste perché c’è la gente che lavora dovrebbero chiedere scusa alla gente”. Per parte nostra, come sindacato, non possiamo non osservare come sia un fatto gravissimo che un segretario nazionale, le cui opinioni potranno anche essere più o meno condivisibili, venga manganellato dalla forze dell’ordine nel corso di una manifestazione. Vai al video
Inaccettabile a maggior ragione perché il segretario generale Fiom ha dimostrato di essere sempre in prima fila con e per i suoi iscritti (gente che prende al massimo 2mila euro per fare i turni negli altoforni, ricordiamolo!). Episodi come quello di ieri rappresentano violenze accettabili contro i lavoratori, degne solo di totalitarismi di vecchio stampo.
La cronaca
Ieri mentre allo Sviluppo economico il ministro Federica Guidi incontrava Lucia Morselli — amministratore delegato dell’azienda — poco lontano, una delegazione di dipendenti Ast organizzava un presidio sotto le finestre dell’ambasciata tedesca a Roma (lo stabilimento di Terni è proprietà della Thyssenkrupp). L’obiettivo era quello di ottenere l’attenzione della diplomazia sulla lunga e complessa vertenza (Ast produce il 40 per cento dell’acciaio speciale utilizzato in Italia e copre il 12 per cento del mercato europeo). Con loro, in prima fila in piazza, anche Landini.
Tutto sembra tranquillo fino a quando — letto il laconico documento prodotto dall’ambasciata — i lavoratori decidono di portare la protesta al ministero. Parte il corteo, le manganellate delle forze dell’ordine lo bloccano, qualche colpo arriva anche a Landini, cinque manifestanti finiscono in ospedale con tagli alla testa. Scoppia la polemica. «Ci hanno trattato come delinquenti» dice il leader della Fiom. Le forze dell’ordine respingono l’accusa di aver caricato la piazza e parlano di «operazione di contenimento» messa in atto per evitare che il corteo si dirigesse verso stazione Termini, paralizzandola. «E’ una menzogna — replica Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom, uno dei feriti — la manifestazione era pacifica, avevamo chiesto di farci passare per andare al ministero, le manganellate sono arrivate a tradimento». Protesta la Camusso: «il governo deve dare risposte, non picchiare gli operai». Le immagini della giornata provocano reazioni a catena, ma è lo stesso Renzi a chiedere al ministro degli Interni Alfano di fare chiarezza, «accertare le responsabilità e abbassare i toni per evitare che la crisi industriale possa provocare lacerazioni». Il Viminale fa sapere che aprirà un’inchiesta sul caso: «Oggi è stato un brutto giorno per tutti» dirà Alfano in serata alla delegazione di manifestanti ricevuta assieme al capo della Polizia Alessandro Pansa. Sulla questione si apre anche il giallo di una telefonata fra Renzi e Landini: il leader della Fiom nega di aver avuto contatti in giornata con il premier e chiede al governo di porgere le scuse a chi stava in piazza, Palazzo Chigi invece conferma la chiamata e rende nota anche l’ora. La vertenza va avanti: oggi il ministro Guidi convoca gli operai. (Repubblica – 30 ottobre 2014)
A cura segreteria Sivemp Veneto – 30 ottobre 2014