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Scontro sui menu delle mense scolastiche. Venezia bocciata. I Cobas: «Troppe carni rosse e verdura cattiva». Ames: scelgono i dietologi

Troppe proteine animali, con uso frequente di carni rosse e insaccati, pesci in scatola o «inquinati» perché di grossa taglia (come l’Halibut), ma anche dessert (10 su 25) a base di zucchero, verdure di bassa qualità e a volte nemmeno previste nei menù giornalieri. E’ questo l’elenco preciso che i Cobas di Venezia hanno diffuso ieri per «spiegare» le loro valutazioni negative sul menu della mense scolastiche.

Nel confronto con le 40 città italiane analizzate dalla rete nazionale dei comitati mensa Venezia non è andata oltre il terzultimo posto in graduatoria. «L’indagine – scrivono i Cobas – rileva la quantità e la qualità degli alimenti offerti e valuta quanto i menu siano in linea con le raccomandazioni di , il codice europeo anticancro e le linee guida nazionali sulla ristorazione collettiva». «Questa classifica non ha alcun senso – risponde Gabriele Senno, amministratore unico di Ames – i nostri 11 menù sono stati decisi dal comitato tecnico permanente in cui ci sono anche i genitori e sono stati condivisi con l’Usl 12 e le dietiste. Sono loro che ci danno le linee guida su grammature e scelte. Il problema è che ogni comitato genitori ha una richiesta diversa. Per alcuni c’è troppa pasta, per altri troppo riso, per altri troppa carne. Accontentare tutti è impossibile». In previsione Ames sta pensando di introdurre un menù vegano (per ora c’è quello vegetariano) ma anche in quel caso il processo per mettere tutti d’accordo sembra complicato. «I contorni sono quasi sempre di patate – continuano dal canto loro i Cobas — e c’è uno scarso uso di proteine vegetali e cereali integrali. Poi ci sono menù in cui gli insaccati vengono proposti anche tre volte in una stessa settimana e la frutta non è quasi mai di stagione». I genitori del comitato cittadino sono 792 e sollevano perplessità sulla centralizzazione della produzione. «Ames sta realizzando una nuova cucina a Favaro che porterà alla chiusura di tutti gli altri centri cottura della terraferma, imponendo la fornitura del pasto veicolato anche agli asili nido comunali – scrivono i Cobas – si tratta di un ulteriore esempio di come esternalizzare i servizi peggiori la qualità ma oltre ad essere spreco di denaro».

Alice D’Este – Il Corriere del Veneto – 31 maggio 2016 

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