Repubblica. Rientro in classe con nuove regole sulla quarantena frutto di una mediazione che lascia scontenti tutti. Torna la Dad differenziata tra vaccinati con terza dose e non, anche se non più alla primaria, solo alle medie e superiori. E il governo tira dritto sul rientro lunedì, o già domani, senza passare da un parere del Cts come richiesto dalle Regioni. Furenti i governatori, tra questi Emiliano e De Luca, nell’incontro coi ministri Speranza e Gelmini prima del Consiglio dei ministri. Il ritorno tra i banchi è ad alta tensione. La bozza del decreto anti-Omicron è un compromesso che dovrà affrontare la prova dei contagi e dunque la tenuta di una didattica in presenza che sarà complicata, faticosa da gestire se salta nuovamente il tracciamento. Ma che il governo vuole garantire.
Lo ribadisce il ministro Patrizio Bianchi appena uscito da Palazzo Chigi: «La scelta di fondo è sostanzialmente per una scuola in presenza e in sicurezza. Questo è stato definito per diversi livelli di età ovviamente tenendo conto delle diverse condizioni vaccinali». È il punto più contestato, perché considerato discriminatorio nel mondo della scuola. Scatta subito il M5S, a più voci tra cui l’ex ministra Lucia Azzolina: «Misura inutile e che stabilisce un precedente discriminatorio nel luogo per eccellenza di inclusione ». Bianchi parla di decisioni prese all’unanimità. «Mi sembra un intervento molto articolato, che riconosce le diverse situazioni e va incontro alle richieste delle Regioni» spiega il ministro che ha ceduto su una maggiore restrizione della scuola in presenza. La Dad, infatti, scatterà per tutta la classe alle medie e superiori con almeno tre casi e non più quattro. Una modifica che viene fatta in poche ore nel passaggio dalla bozza di decreto al via libera definitivo in Consiglio dei ministri.
Il provvedimento reintroduce la distinzione tra vaccinati e non, comprendendo anche chi, in sostanza, è senza il richiamo. Non lo fa per i più piccoli della primaria, ovvero i bambini dai 5 agli 11 anni entrati solo da poco nel pieno della campagna vaccinale che procede a passo di lumaca.
Per capire, ecco cosa cambierà nella gestione dei contagi nelle classi. Alla materna i bambini rimarranno a casa dopo un solo caso positivo. Alla primaria nel caso di un positivo si resta in presenza con un test antigenico o molecolare da eseguire subito e un altro dopo cinque giorni (i cosiddetti T0 e T5). In presenza di almeno due casi, invece, tutti gli studenti finiranno in Dad per dieci giorni. Alle medie e superiori con un caso la classe resta in presenza con mascherine Ffp2 e l’autosorveglianza che significa un test in 10 giorni, anche se il periodo non viene specificato nel decreto. Con due casi, invece, chi non ha concluso il ciclo vaccinale da meno di quattro mesi finisce in Dad per 10 giorni, mentre tutti gli altri potranno continuare a seguire le lezioni in presenza con autosorveglianza e Ffp2. Dai tre casi in su, infine, si attiva per tutti la Dad. Per cercare di tenere sotto controllo il tracciamento, necessario per l’autosorveglianza degli studenti più grandi, il governo autorizza al commissario Figliuolo la spesa di 92,5 milioni per fornite test antigenici rapidi gratuiti, con la possibilità di farli anche alle farmacie con la ricetta del medico. «Il sistema sanitario, sia delle Asl che delle farmacie, è in congestione – scuote la testa il presidente dell’Anp Antonello Giannelli – . Mi chiedo come si farà a fare in tempo i tamponi per verificare un possibile contagio nelle scuole». Critici tutti sindacati.
Partenza a ostacoli positivi 20 mila prof e 300 mila alunni
La scuola va verso la riapertura di lunedì prossimo con circa 285 mila alunni dai 6 ai 19 anni positivi, più un numero imprecisato (comunque oltre 20 mila) di docenti e altri operatori colpiti dal coronavirus. Non sarà facile per le Asl e le Regioni tenere la situazione sotto controllo, visto il modo in cui sta correndo la Omicron. Ovviamente i dati sono destinati a cambiare, perché ogni giorno si fanno nuove diagnosi mentre una quota di persone, al momento molto inferiore, diventa negativa. Intanto però ci si può già fare un’idea di quello che si troveranno davanti gli istituti e le famiglie.
In base ai dati quotidiani del ministero alla Salute, ieri in Italia c’erano 1 milione e 406mila positivi. Per capire quanti tra questi sono minorenni va presa la relazione dell’Istituto superiore di sanità sull’andamento dell’epidemia nella settimana del 20 dicembre, l’ultima disponibile. Ebbene, i giovani tra 0 e 19 anni sono il 23,7% del totale dei contagiati. E così si può stimare che siano circa 333 mila i positivi attuali in quella fascia di età. Se si escludono i bambini sotto i 6 anni, che frequentano nidi e materne, restano appunto 285 mila alunni. Quelli più numerosi, circa 141 mila, appartengono alla fascia di età 6-11 e cioè frequentano le elementari. Si tratta di bambini prevalentemente non vaccinati e per questo più esposte all’infezione.
Gli studenti italiani sono circa 6,5 milioni, quindi i 285 mila infetti rappresentano il 4,3% del totale. Il loro numero va rapportato però anche a quello delle classi, che sono 327 mila. Ovviamente nessuno di loro andrà a scuola perché positivo ma il numero fa capire quanto potrà essere pesante l’impatto del coronavirus sulla scuola, se la circolazione è così alta. Ci si aspettano quindi molte classi in Dad. Si dovrà fare grande attenzione, con il rispetto delle misure di prevenzione come distanziamento e mascherine ma anche con il lavoro delle Asl, per evitare o intercettare i contagi. Il problema è che le aziende sanitarie sono in grandissima difficoltà con tracciamento e tamponi.
Secondo Maddalena Gissi di Cisl Scuola «la partenza di lunedì sarà una falsa partenza. Si fa giusto per alzare la bandierina ». La sindacalista spiega che «la scuola in presenza è ovviamente preferibile ma c’è il rischio che le classi affrontino interruzioni ripetute. Le Asl dovranno impegnarsi di più nel tracciamento, dovrebbero mettere dei gazebo per i tamponi fuori dai plessi». Ma la grande diffusione dell’infezione sarà un problema anche per il personale scolastico. «Dati non ce ne sono ma basta vedere quanto circola adesso il virus per capire che l’impatto ci sarà». Visto che i lavoratori della scuola sono 1,2 milioni, si può ipotizzare che al momento tra di loro ci siano oltre 20 mila contagiati. «Però bisogna vedere quanti casi si concentrano in certe scuole». Si capirà solo lunedì 10.