Cristina Insalaco. «All’Enpa riceviamo almeno una chiamata al giorno di un figlio o un erede che ci chiedono aiuto perché l’anziano è morto e non sanno come sistemare il suo quattro zampe», dice Marco Bravi, responsabile dell’Enpa di Torino. In città sono in continuo aumento i casi dei cani che sopravvivono ai loro proprietari. E quando succede, l’animale si trasferisce in canile con pochissime possibilità di trovare una nuova famiglia che lo voglia adottare.
Per questo da gennaio arriva l’assicurazione per Fido. Tra qualche settimana l’Enpa lancerà la possibilità di fare un’assicurazione per la vita del cane, che lo tutelerà alla morte del padrone. Come funziona? Il proprietario paga 25 euro all’anno ad una società assicuratrice, per avere la garanzia che il quattro zampe verrà accudito in maniera adeguata appena lui non potrà più farlo. Si potrà scegliere se affidarlo ad un parente, ad un amico oppure all’Enpa, che riceveranno, ad esempio, una parte dei diecimila euro in denaro da usare per spese e cure veterinarie, e una parte in beni, come crocchette, guinzagli e cucce. «E’ un’iniziativa necessaria – prosegue Bravi – in un periodo in cui gli anziani sono sempre più soli e adottano un quattro zampe per attenuare il proprio senso di abbandono».
Trofarello
Al rifugio Ramondetti Cassardo Onlus di Trofarello per lo stesso motivo hanno lanciato il progetto «Posto Cane»: cercano donazioni per alleggerire le spese dell’associazione che si fa carico degli animali, quasi sempre anziani, i cui padroni sono morti, malati o in una casa di cura. «E’ sempre difficilissimo che a 12 anni vengano nuovamente adottati – spiegano – perché necessitano di spese veterinarie più alte». Uno dei tanti anziani che oggi cercano casa è Rambo, un meticcio di 13 anni che oggi vive nel rifugio di Cavour. E’ stato salvato la settimana scorsa da un canale, il Rio Marrone. Era finito nell’acqua, a causa dei suoi problemi di vista, era paralizzato dalla paura e non riusciva più a risalire. Ma i due cani di un residente l’hanno notato, e sono intervenuti i volontari del rifugio: «l’abbiamo legato con una corda, e dopo due ore siamo riusciti a portarlo in salvo. Il suo microchip diceva che il padrone era nato nel 1928».
La Stampa – 16 dicembre 2015